giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

che la matrice pri11cipale della burocrazia sov,enca è un partito co1111111istba): provare che l'Urss non ha una collocazione i11tema:::io11aleantagonistica dell'imperialismo; c) tralasciare che vi è una specifica dinamica sociale dei paesi socialisti da a11alizzareminutamente ( solo qualche prima approssimazione al compito può trovarsi in un'opera quale Struttura cli classe e coscienza sociale, di Ossowsky, che proprio a quel tema si presentava ispirata), che co11u111q11e 11011può venire ignorata aprioristicamente. Oltre ciò. anche a voler considerare l'antagonismo UsaUrs, come sem plicistica111e11teinter-i mperialistico. sarebbe compito d"una teoria sociale che volesse costruire un'autentica nuova ipotesi rivolurionaria, scendere all'economia e fomire un'interpretazione scientifica ( che consenta previsioni) di quell'antagonismo: si scontreranno inevitabilmente? e in questo caso a quali condizioni l'Urss potrà essere l'interprete delle forze rivoluzionarie mondiali? Non si scontreranno? e in quest'altro caso a quali condizioni può riuscire agli Usa di riorganizzare il mondo sotto una propria leadership di lungo periodo, subordinando l'Urss come seconda grande potenza integrala alla egemonia ,nondiale americana. e sconfiggendo nel lungo periodo le forze rivoluzionarie che possono contare dalla loro i 2/3 dell'umanità a/ /amati? c) Per le ragioni fin qui elette e per altre cui intendo ora accennare non pare persuasi va l'individuazione che Marcuse fa dei suoi interlocutori rivoluzionari. Quanto alle indicazioni di politica culturale che egli dà agli intellettuali non integrati, diremo al prossimo paragrafo, discutendo della collocazione teorica complessiva di Marcuse. Quanto ai « danrwti della terra " mi pare da respingere la sua analisi, non per attaccamento all'ortodossia, ma per qualche considerazione realistica, che spero non risulti di semplicistico « bnon senso ». Non m'impressiona che Marcuse consideri la classe operaia non piu protagonista principale della rivoluzione socialistico-urnanitaria che anche lui vagheggia: questi ultimi venti anni hanno provato come, in determinate circostanze, la / unzione rivoluzionaria della classe operaia può essere assolta da forze sociali empirica mente altre da essa. 80 - Mi pare però doveroso osservare che almeno a stare a questi ultimi cinque anni il « terzo mondo "• anche se si presenta com e il terreno delle contraddizioni piu dilaceranl i ed esplosive (e in questo senso « piu mature") clell'i III perialismo, ha visto una serie di crolli, che provano la sua debolezza. come f ronle antimperialistico a sé stante ( e 11011 voglio con ciò nascondere il legarne esistente fra quei crolli e, evidentemente, certi gravi limiti della strategia generale del movimento operaio). Altro è dunque sottolineare il grande valore che può asstLmere oggi la « dialettica dell'arretratezza " nel disoccultamento delle contraddizioni nuove dell'imperialismo, o delle dimensioni sempre piu immediatamente mondiali della ri volnzione socialista ( cosi come della dominazione imperialistica), o dei limiti d'una interpretazione restrittiva ed economico-contpel.itiva della coesistenza pacifica. Altro è scambiare il fronte pùi scoperto per l'unico ancora in piedi o per il piu saldo possibile. e c'è una lezione. su. questo piano, che viene dagli avvenimenti cinesi, anche a leggerli nella versione piu favorevole al gruppo maoista che io conosca ( la 13' Lettera dei Quaderni rossi) è proprio che le di/ f icoltà rnateriali obbiettive in ClLi il paese si trova, venendo a mancare l'ipotesi d'uno sviluppo armonioso, in rapporto ai set-tori già sviluppati del mondo socialista e non, e trovandosi il partito dinanzi al dilemma ( mettendo da parte, per comodità, il rapporto con l'irnperialismo e l'aggressione americana al Viet-Nant), di dover costruire il socialismo contando sulle proprie forze. in una situazione di scarsezza e arretratezza, e sotto l'incubo di ripercorrere la triste esperienza burocratico-staliniana. Dunque da quegli avvenimenti non ptLÒ venire che una conferma ad un'altra impostazione della prospettiva rivoluzionaria, che è quella che pone il problema d'un aggiornato rapporto fra i tre settori tradizionali dello schieramento antimperialistico: la classe operaia dei settori sviluppati, i paesi del campo socialista, le forze rivoluzionarie del cosiddetto terzo mondo. d) Le carenze che addebitiamo a Marcuse, sul piano delle analisi come su quello delle tesi, non sono casuali: in ultima analisi sono strettamente interrelate con la re•

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