giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

an~ora i11tegrate con le co11di::,io11vi genti », « sfere di tensione" di contraddi::,ione », abbiano perso il loro « intento ». /) Cli interlocutori di questo progetto sono gli intellettuali illuminati e « i dannati della terra». I primi, in qua11to capaci di rif i11tare la « ragione positiva » e di associarsi alla riq11alifica::,ione del pensiero critico. I secondi in quanto collocati al/"esterno dell'universo tecnologico. Questi ultimi hanno i loro ,wturali alleati negli «spostati» delle società industriali avanzate: in queste Società, « al di sotto della base popolare conservatrice vi è il sost.rato dei reietti e degli stranieri, degli sfruttati e dei perseguitati di altre ra::,::,e colori, dei disoccupati e degli inabili. Es,i permangono al di fuori del processo democratico; la loro presen::,a prova come non mai q11anto sia immediato e reale il bisogno di porre fine a condi::,ioni e istitu::,ioni intollerabili. Perciò la loro opposi::,ione è rivolu::,ionaria anche se non lo è la loro coscien::,a. La loro opposizione colpi ce il sistema dal di fuori e quindi non è sviata dal sistema: è una for::,aele,nentare che viola le regole del giuoco. e cosi facendo mostra che è un giuoco truccato ». g) L"impegno storico della filosofia è oggi in primo luogo quello di ride/ in ire la possibilità teorica della rivoluzione, evidentemente come catastrofe, non potendo, la / utura società, utilizzare le basi tecnologiche della vecchia società, ma dovendo invece sovvertirle per liberare l'uomo dal dominio dell'uomo e della macchina, a partire dalla liberazione della Natura dallo stesso dominio. h) Il co,npito piu urgente è di attendere ad una « ride/ iniziane dei bisogni », per riprodurre la distinrione che la tecnologia e la società dei consumi hanno o/ fuscato e, a partire di li, la possibilità d'una critica del tipo di bisogni a cui essa soddisfa, che anzi essa stessa arti/ icialmente induce. I dee forza di questo lavoro saranno i princìpi di « pacificazione dell'esistenza » ( a partire dal rapporto con la Natura) e del « libero sviluppo dei bisogni e delle facoltà umane ». I-lo esposto in dettaglio le analisi e le tesi di Marcuse perché non risulti arbitraria la scelta dei punti nodali di questo libro, ai quali intendo ,nuovere alcune obbiezioni. Mi 78 - so/ fermerò su questi punti: a) La valutazione delle società di capitalismo maturo come totalmente integrate sino a consigliare il ripudio, nell'analisi, delle fondamentali categorie sociali marxiane; b) l'identificazione di Usa e Urss e il dissolvimento delle categorie di « società capitalistica » e di « società socialistica » nell'unica categoria 'tecnologica' di « società industriale avanzata»; c) l'individuarione della 11nica leva del processo rivoluzionario, oggi, nei « dannati della terra » e quindi, in definitiva, nel « terzo mondo »; d) l'individuazione, nel rapporto uomo-natura, della contraddizione fondamentale, a partire dalla quale si produce l'alienazione sociale ( e quindi il ritorno dalla teoria marxia,w alla teoria hegeliana dell'alienazione). a) Nell'amilisi della società americana, che è il modello piu probante a sostegno delle tesi di Marcuse, vi è una fondamentale carenza, già rilevata da Corz all'uscita dell'edi, zione americana del libro: non vengono neppure cercate, sul piano specifico della storia degli Stati Vniti, eventuali ragioni « soggettive », peculiarità storiche del movi,nento operaio di quel paese, senza dubbio fondamentali per capire come l'integrazione ha potuto marciare colà in modo cosi totalitario. Né viene in considerazione la storia di quel paese, come / or mazione eco no ,nico-sociale storica mente determinata ed unica, dal mercantilismo all'imperialismo, che, esemplarmente ricostruita in lavori recenti ( p. es. la Storia degli Stati Uniti del Willia,ns, tradotta anche in italiano da Laterza), o/ /re indicazioni illuminanti anche a chi voglia elaborare un modello storicamente determinato di società unidimensionale. Né paiono convincenti le motivazioni che inducono Marcuse a rifiutare la categoria di « società capitalistica» in favore di quella « società industriale avanzata ». Non convince in/ atti il discorso sulla tecnologia come nuovo soggetto storico, autentico autore della conservazione e riproduzione di quelle società che nell'analisi marxista vengono denominate di « capitalismo maturo ». Non discuto il tentativo di Marcuse di partire dalla tecnologia per vedere i termini piu aggiornati del dominio e della repressione proprie di queste società. Egli ha ragia-

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