giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

lo p,i~ologico (pérehé può agire conlro i simpalizzanti) è un 'altra. La 11011-1 iolenza normalmcnlc non viene sollanlo predicata ai deboli ma prclcsa da essi - è una necessità piulloslo che una virtu. e normalmente non danneggia seriamente la condizione dei forti. (Il caso dell'India è una ccce,ionc"! Là. la resistenza passiva fu portata a buon fine su scala di massa. e spaccò o minacciò di spaccare la vita economica del pae;:e. La quantità si trasforma in qualità: su tale scala. la resistenza pas iva non è pit1 passiva - cessa di essere non-,·iolcnta. Lo stesso vale per lo Sciopero Gene• raie.) La distinzione di Robespierre tra il terrore della libertà e il lerrorc ciel dispolismo. e la sua glorificazione morale del primo apparlicne alle aberrazioni piu convincentcmente condannate, anche se il terrore bianco fu assai pit1 sanguinoso del terrore rosso. La valutazione comparativa in termini del numero delle villime è l'approccio quantificante che rivela !"orrore prodollo dall'uomo durante lulla la storia che fece della violenza una necessità. In termini cli funzione storica. c'è una differenza tra violenza rivoluzionaria e violenza reazionaria. Ira violenza messa in pratica dagli oppressi e violenza mes a in pratica dagli oppressori. In termini di etica. ambedue le fonne di violenza sono inumane e dannose - ma da quando in qua la storia è falla in accordo alle norme etiche? Cominciare ad applicarle là dove i ribelli oppressi !oliano contro gli oppressori. quelli che non hanno niente contro i possidenti è. servire la causa della violenza reale indebolendo la protesta contro cli essa. « Capile finalmente questo: se la violenza è cominciala lasera. se lo sfrullamenlo o l'oppressione non sono mai esistili in terra. for e la nonviolenza ostentata può placar<' il dissidio. la se il regime per intero e fin i vostri r>onviolenli pen ieri sono condizionati da un'opprcs• sione millenaria, la passività vostra non serve che a schierarvi dal lato degli oppressori» (J. P. SARTRE, « Prefazione » a Franlz Fanon: I dannati della terra, cd il. Torino, Einaudi, 1962. p. 20). La vera nozione di falsa tolleranza, e la distinzione tra limitazioni giuste e sbagliate alla tolleranza. tra indollrinamcnto progressivo e regressivo. violenza rivoluzionaria e 70 - rca,ionaria richiedono la determinazione dei suoi criteri di validità. Queste regole devono esser precedenti a qualsiasi criterio costituzionale e legale che sia istituito e applicato in una società esistente ( come ad esempio il « pericolo chiaro cd allualc » e altre definizioni stabilite dei diritti e delle libertà civili). perché queste stesse definizioni presuppongono degli standard cli libertà e cli repressione come applicabili o non applicabili nella ocielà rispclliva: sono specificazioni dei concetti più generali. Da chi e secondo quali standard. può esser fatta la distinzione Ira vero e falso, progressivo e regrc sivo ( perché in questa sfera, queste coppie sono equivalenti) e può esser giustificata la loro validità? Al principio. propongo che alla domanda non si risponda nei termini dcll'altcrnaliva tra democrazia e clillatura, secondo cui, nella seccnda, un individuo o un gruppo senza alcun controllo esterno, si arroga la facoltà cli decidere. Storica• mente, anche nelle democrazie piu democratiche, le decisioni concernenti la società come un lutto sono state prese, costiluzionalmenlc o di fallo, da uno o da pitt gruppi senza il controllo effellivo da parie del popolo stesso. La domanda ironica: chi educa gli educatori ( cioè i leader politici) si applica anche alla democrazia. La sola autentica alterna• tiva e negazione della dillatura ( con riferimento a questa domanda) sarebbe una società in cui « il popolo>> [the pcople l è diventalo un insieme di individui autonomi, liberi dalle necessità repressive di una lolla per la vita negli inie• ressi del dominio. e come tali gli essere umani scegliessero il loro governo e determinassero la loro vita. Una società iffalla non esiste ancora in alcun posto. Nel frattempo, la questione dev'essere trattala in abstracto - astraendo non dalle possibilità storiche ma dalla realtà delle società prevalenti. Ho detto che la distinzione tra la tolleranza vera e la falsa. Ira progresso e regressione possono esser fatte razionalmente sul suolo empirico. Le reali possibilità della libertà umana sono in rapporto col livello di civiltà raggiunto. Dipendono dalle risorse materiali e intellettuali valide allo stadio rispellivo e sono quantificabili e calcolabili ad un alto grado. Lo sono, nello stadio della società industriale avanzata, i modi più razionali di usare queste risorse e di

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