giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

ticano e si rivelano quali sono. In particolare la Corday è una maniaco-depressiva e Duperret un erotomane. Si aggiunga che Sade è il regista dell'allegra compagnia - un regista che approfitta della sua posizione intervenendo quando vuole e facendosi addirittura frustrare dalla Corday - e che al di sopra di lui sta il direttore del manicomio, Coulmier, che richiama spesso all'ordine aiutato da robuste infermiere. Infine c'è lo sfasamento temporale. La recita avviene in epoca napoleonica: gli av\'enimenti sono quindi abbastanza vicini per essere ancora scottanti e perché gli attori possano o tratti immedesimarsi nelle loro parti ed esprimere sentimenti giacobini; d'altra parte la rivoluzione è finita, il suo risultato è la dittatura napoleonica, di cui Coulmier è il fedele rappresentante, sicché ogni entusiasmo rivoluzionario appare insieme anacronistico e sovversivo e viene aspramente rin. tuzzato da Coulmier. Questo sfasamento temporale è lo unico elemento teatrale che ha anche \'alore ideologico. Specie nella prima redazione, che culmina\'a nell'apparizione dell'immagine della morie "estita da Napoleone, si insisteva sulla dittatura sanguinosa di costui e sulla sconfitta della rivoluzione. Sade vedeva chiaro fin da principio, i tribunali rivoluzionari non avrebbero instaurato lu ragione, anzi sarebbero servii i a portare nuova sch iavitu e nuova morte. Nella seconda redazione, essendosi Weiss ulteriormente avvicinato alla posizione di Mara!, questo particolare è stato soppresso, e nella confusione finale domina la voce di J acques Roux che grida : « Quando imparerete a vedere / Quando riuscirete finalmente a capire ». L'epoca napoleonica è vista dunque ora piu come un riflusso temporaneo che come il fallimento della rivoluzione. Questa complicata tecnica drammatica la dell'opera la faticosa ricostruzione di una parvenza di illusione scenica attraverso cento elementi che la negano. E' un caso particolare della moderna dissoluzione del dramma. Ci si può chiedere se in questa dovizia di mezzi, tra svenimenti e flagellazioni, urla e fischi, non venga messo in ombra sulla scena proprio l'essenziale, e cioè il conflitto . ideologico che sto a cuore a Weiss. Il dramma fatto per essere letto non coincide con quello fatto per essere rappresentato, anche se entrambi reggono bene. lo realtà il conOitto ideologico è altrellanto povero e I ineare quanto il motivo drammatico dell'assassinio di Marat, è una ripetizione della medesima situazione. e da esso non può scaturire una vera dialettica. Non si traila soltanto della irrcducibilità delle posizioni. Certo. Weiss ha preso due casi estremi. Nella Morte di Danton Biichner aveva configurato un eonOit10 all'interno della rivoluzione, cruello tra girondini e giacobini. Weiss, prendendo da una parte Sade, cioè la riduzione all'assurdo dell'epicureismo girondino, e dall'altra Marat, visto come a\"versario di Robespierre da sinistra e precursore del socialismo, ha teso al massimo l'arco dell'opposizione. In un certo senso entrambi i protagonisti sono al di fuori della rivoluzione mentre in Biichner erano entrambi al di dentro, cioè il con{Jilto storico reale si trasfoma in un conflitto simbolico, ciò che del resto è soltolineato da tulle le procedure ~uaccennate e dal fallo stesso che Sacle è un antagonista puramente immaginario, che durante la ri\'oluzione s,•ol- ~e un ruolo del tutto oscuro ed effimero. Quel che dà al dialogo tro i due il carattere di un dialogo tra sordi non è dunque tanto il divario delle idee, quanto il fatto che esse sono destinate a priori a non misurarsi con l'azione: Marat, oltre a essere rappresentato in punto di morte, è ideologicamente al di là degli avvenimenti rivoluzionari, mentre Sade se ne distoglie e ne contesta il significato. Entrambi sono « scribacchini », teorici puri, intellettuali. Di qui l'astrattezza del loro contrasto e insieme la possibilità che continuino a monologare l'uno davanti all'altro. Certo, se il loro contrasto non si verifica nell'azione, esso è purtuttavia fondato su una azione possibile. Dal poscritto di Weiss sullo « sfondo storico » del dramma risulta che Sade è concepito come un equivalente del « moderno rappresentante del terzo punto di vista », poiché egli è « convinto della necessità della rivoluzione » e le sue opere « sono un unico attacco o una classe dominante corrotta », però « rifugge dalle -5

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