Premesso dunque che la contrappos1z1one OrienteOccidente era già presente in Bordiga, Ragionieri constata, riferendosi alla lettera già citata del 9 febbraio 1924. che Gramsci _rifiutava codesta contrapposizione « tanto nelle sue componenti soggettive ( « la concezione politica <lei comunisti russi si è formata su un terreno internazionale e non su quello nazionale ») quanto nelle sue componenti oggettive ( « nell'Europa centrale e occidentale lo sviluppo del capitalismo ha determinato non solo la formazione di larghi strati proletari, ma anche e perciò creato lo strato superiore, l'aristocrazia operaia con i suoi annessi di burocrazia sindacale e di gruppi socialdemocratici »). E qui, salvo che accusare Gramsci di confusionismo o di essere poco informato, c'è da constatare, per plagiare una formula celebre, che vi è in Gramsci molto di Bordiga o io Bordiga molto di Gramsci. Sul primo punto, infatti, Bordiga non era meno convinto di Gramsci del valore universale della rivoluzione bolscevica: « Lenin significa il contenuto internazionale, mondiale e addirittura occidentale della rivoluzione russa»". Anzi, si noterà che la conferenza « Lenin nel cammino della rivoluzione >>, da cui è tolta questa citazione, è stata prooun7iata appunto il 24 febbraio 1924, lo stesso giorno, cioè, io cui Gramsci scrisse la lettera citata. Ma una visione piu complessiva del come Bordiga contrapponeva « Occidente » ed « Oriente » ci è offerta dal suo intervento del 23 febbraio 1926 nella VI Sessione dell'Esecutivo Allargato dell'Internazionale Comunista: « Il partito russo lottava io condizioni speciali, m un paese, cioè, dove l'autocrazia feudale non era ancora stata vinta per la borghesia ca{>italistica. Ci occorre sapere come si fa ad attaccare uno Stato borghese democratico moderno che, da un lato, tiene i mezzi per corrompere e distogliere il proletariato, dall'altro, si difende sul terreno della lotta armata anche con maggiore efficacia di quanto abbia saputo farlo l'autocrazia zarista »' 0 • Testo che ci sembra importante, non solo in quanto testimonia che gli elementi oggettivi ( « l'aristocrazia operaia ») di cui parla Gramsci sono anche presenti in Bordiga, ma anche in quanto suggerisce certi avvicinamenti con la stessa formula di Gramsci nelle Note sul Machiat•elli: « In oriente lo tato era tulio, la società civile era primordiale e gelatinosa; in occidente tra Stato e societi1 civile c'era un giusto rapporto e nel tremolio dello Stato si scorgeva sùbito una rohusla strullura della società civile». Tema, questo ultimo, che è anche presente in Bordiga, nel suo considerare per es. - nello stesso intervento ciel 23 febbraio '26 - che il fascismo realizza « la sintesi di due metodi difensivi della classe borghese». che 11 fascismo, insomma, esprime direttamente questa stessa strullura dell'occidcnlc, questo « giusto rapporto » ( come dice Gramsci) Ira Stato e società civile: « [ ... ] la composizione semi-borghese del fascismo oc fa lo stesso agente diretto del capitalismo. Organizzazione di massa, egli cerca di realizzare insieme alla reazione violenta, che colpisce anzitutto gli avversari che osano attaccare l'apparato statale, la mobilitazione delle ampie masse con metodi di penetrazione socialdemocratici »21 • Staremmo dunque cercando questa volta « ipotetici avvicinamenti » tra Gramsci e Bordiga? « Ipotetici avvir.inamcnti >• Ira via italiana e rivoluzione? - Cerio, no. Si tratta solo, oltre l'esigenza cli non considerare le idet! come cascale dal cielo oppure quella di non fare di Gramsci una specie di solitario romantico illuminalo di tanto in tanto per l'incontro col Logos leoioiaoo, di suggerire che il rapporto Gramsci-Bordiga non va ormai studialo in un modo affrettato e generico ( o moralizzante, come fa G. Amendola), né anzi sull'unica base del confronto alquanto astratto delle rispettive posizioni teoriche, ma come momento di un problema piu ampio, quello della rnvoluziooe generale dell'Internazionale Comunista dopo la morte di Lenin. Sembra insomma poco scientifica oppure idealistica l'obbiezione che ci ha fatto qualcuno a Cagliari: in quanto è staio Gramsci, e non il francese Alberi Treint, segretario del Pcf negli anni '24-'25, a scrivere i Quaderni del carcere, non si può nell'àmbito della Internazionale Comunista ridurre Gramsci alla parte ( che è stata quella di Treiot in Francia) di esponente del momento zinovievista o di « bolscevizzazione » di quest'Io- - 55
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