giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

di Togliatti su La formazione del gruppo dirigente del Pci, certi contributi o documenti nuovi, certi clementi per es. per una risposta scientifica e non meramente polemica alla recente pr.eseotazione di G. Berti all'archivio Tasca negli Annali Feltri11elli 1967. Ma, va detto subito, nient~ di tutto questo. Non solo perché, ad eccezione di due brani dall'Archivio del Pci e di un riferimento ( per altro sba• gliato) a La Correspondance lnternationale, la quasi tota• lità delle fonti del Ragionieri, lungi dal comportare ele• menti nuovi, consistevano nei soli scritti di Gramsci, ma anche perché - come ebbe occasione di dire E. Taglia• cozzo - Ragionieri non ha affatto parlato dei rapporti del Gramsci con la Terza Internazionale. Al che si deve aggiungere che il dibattito teorico, esclusi dall'inizio la Luxemburg, Lukacs, Korsch e ogni altro interlocutore, oi riduceva ad una specie di monologo. Eliminati dunque tulli i punti esterni al campo ila• liano ( e dunque non ha interamente torto, la sinistra, nel parlare di provincialismo), il rapporto del Gramsci col marxismo della Seconda Internazionale è stato ridotto al rapporto Gramsci-Labiola. Quest'ultimo, espressione della " massima coscienza della storicità del marxismo », è sia• lo contrapposto da Ragionieri alla Luxemburg di Rista• gno e progresso nel marxismo, in quanto Labriola avreb• be ricollegato questo ristagno ai problemi che il movi• mento operaio ha da affrontare: cio che, ci pare, era anche presente nello scritto della Rosa. Né piu convin• cente ci è sembrato il ricollegare la « specificazione ori• ginale della teoria della rivoluzione », vale a dire la teoria gramsciana degli intellettuali, " portatori dell'ideologia », alla tradizione del Labriola. Certo, si trattava anzitutto di riprendere, appena aggiornata, la ricostruzione togliattiaoa del filone De Saoctis-Labriola-Gramsci con la parentesi crociana. Anzi, forse perché il problema del " ritorno a Labriola » è stato posto da qualcuno ', si è cercato di suggerire che, invece di essere stato riscoperto assai tardivamente dal Pci, con la pubblicazione sopratutto delle Lettere a Engels a cura di L. Dal Pane e del Riazanov ( il cui nome, pur tuttavia, non figura nella pri• ma edizione delle Lettere, del '49 è vero, né nella recente antologia de Lo Stato operaio), Labriola sarebbe stato 8cmpre presente nelle preoccupazioni di Gramsci. Ciò, che a dir poco, richiede ulteriori verifiche. Ma quale Labriola? Ebbene. si tratta sempre di !]UCI L.abriola di un tempo, che « si era opposto con efficacia alle banalità del fatalismo positivistico »' 0 , scontalo che i! « marxismo della econda Internazionale » si de[inireb• 1,c sopratutto per l'influenza di un positivismo accomu• nato in un modo un po' affrettato airopportunisrno vi• gente. Ed anche qua, niente di nuovo: « Per dirla con Stalin, il contenuto rivoluzionario del marxismo era ~lato ~otterrai o dagli opportunisti della Il Internazionale »11 • Posizione che fa troppo presto a dimenticare che fino al ·14 la posizione teorica cli Lenin non cliHeri,a in niente eia quella, ufficiale, di Kautsky ma dove c'è for e l'illu• sione idealistica che bastano le filosofie sbagliate ( po ili• vistiche) a (are le politiche opportunistiche. Comunque è stata l'occasione, per il relatore. di ritro\'are un concetto già posto in circolazione in apertura da Garin: quello della polemica antipositivistica. intesa come se l'e senzialc di Marx fosse consistito ID una polemica. diciamo. con Auguste Comte. Premesso dunque, cou Ragionieri. che se vi fu. in Gramsci, un relativo « ritorno a Labriola », (]Uesla risco• perla avvenne mercé l'influenza di Lenin ( « Tra Labriola e Gramsci c'è, insomma, Lenin »), non stupisce che il Le. nin teorico, e non solo da Ragionieri ma in tutti gli in• terventi, sia stato rinchiuso nella polemica « contro l'eco• nomicismo » scambiata per polemica aotipositivistica, né che si sia rimproverato a Bordiga, nel suo Lenin nel cam• mino della rivoluzione, di aver troppo insistito su Mate• rialismo ed empiriocriticismo, che, nelJ'àmbito del Con• vegno, costituiva appunto una smentita drastica al << Le. nin crociano » che si voleva presentare 12 • Si trattava, si, di ricostituire, secondo le parole di Ragionieri, « l'esatta lettura di Lenin in Gramsci », ma di non dimenticare chi fu veramente Lenin: l'avversario ac• canito del positivismo di cui - dallo stesso Ragionieri al Garin, il q·uale non ha esitato ad asserire che Gramsci avrebbe polemizzato contro « un certo Lenin » - tutti - 53

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