giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

,al,dare a li,ello accademico certi concetti o certi termini de,tinati a riapparire in altra ,ede. L·importante, in-omma. non era tanto il contenuto della relazione del Garin. quanto la conrnlida. per l'autore delle Cronache di filosofia italiana. di un certo numero di temi o di apriori. votati perciò a non esser piu posti in di cussione nrlrulteriorc ,, iluppo del Convegno. [I rifiuto drastico delraccusa cli « pro,•incialismo " ( formula. è vero. ah bastanza goffa) permelleva, cioè, di rifiutare ogni c,ame scientifico della genesi e ciel contenuto della gramsciana filosofia della prassi, ossia perlomeno del rapporto Gramsci-Croce. Il pensiero gramsciano 1-otcva co,i es,cre as;unto come una totalità, la cui analisi, anche se ,olo accennata come negli scritti di Althus er, appari va imn,ccl iatamcntc iconoclasta o rcvision istica. Fu rocca;ionc per Garin cli denunciare. con una formula votata a non poca fortuna nei successivi dibattiti, « l'operaz;onc c,ecrabile " consistente nel distinguere, in Gramsci, " ciò che è , i,·o " eia « ciò che è morto ». L"as,umere senza verifica ropera cli Croce come traduzione « in linguaggio italiano » di un certo hegelismo, cli una certa « situazione europea "• oltre la riabilitazione autore,·ole ciel Croce tricolore. col duplice risultato di fa. rr apparire come bestemmie le ulteriore accuse di provinciali-mo lanciate ( datringlese S. Woolf, per es.) contro la ,toriografia crociana nonché come grolle chi o buffi i successi,·i riferimenti alla ben nota tesi gram ciana sul cosmopolitismo degli intellettuali italiani. la difesa di Croce tende,·a dunque ovviamente sia a) a convalidare un certo clima astoricistico. con la po sibilità cioè, di presentare la « conquista gramsciana» della direzione del Pei come fenomeno squisitamente italiano, senza dunque che fosse neees a rio rifarsi sul serio alla cosidetta bolscevizLazione dell'Internazionale Comunista, b) sia a anzionare l"uso ulteriore del concetto gramsciano della « traducibilità dei linguaggi » ( argomento, per altro, di un intervento a sai confuso di L. Paggi), che, secondo me, andrebbe invece storicizzato e ridefinito come momento teorico oppure giu tificazione teorica della « conquista gram5ciana >>, ciò che lo stesso Gramsci esprimeva con l'esi50 - gcnLa di « tradurre in linguaggio storico italiano i prineipali po tulati della dottrina e della tattica dell'Internazionale Communista »'. Lo spostamento del dibattito internazionalismo-via na,ionale oppure conquista rivoluzionaria del potere- ,·ia clemopacifica nei termini co mopolitismo-provincialismo. oltrccché ritrovare la formulazione già mistificata della stessa polemica verso la fine degli anni '20, dava già per scontate le posizioni della maggioranza. « Ercoli e Ì.arlandi - come ebbe già occasione di scrivere Leonetti nel '31 - « sono giunti perfino a pretendere di teorizzare una certa indipendenza del nostro partito nei confronti elci centralismo burocratico degli organi direttivi clctrfnternazionale. Ma era, quello, il periodo nel quale gli Ercoli ed i Garlancli, inDuenzati da Tasca, come prima erano stati inDuenzati volta a volta da Borcliga e da Gramsci, si compiacevano a teorizzare le eccezionalità del nostro paese... In realtà, poiché si è tanto parlato di provincialismo a proposito della sinistra italiana, occorre constatare che una manifestazione d'indole provinciale è stata fornita eia Ercoli e Garlandi per i quali il nostro paese era diventato quello delle eccezionalità, essendo l'unico paese della pasta asciutta»'. In questo modo, mentre riconfermava la famosa tradizione LabriolaCroce-Gramsci, Ragionieri poteva individuare, nella teoria gramsciana degli intellettuali, una « specificazione originale della teoria della rivoluzione >1. Non solo, ma perché era - a livello autorevole - !"unica espressione di dissenso, merita una menzione tutta particolare la relazione del Bobbio su Gramsci e la con- (e:io11e della società civile, che ha rappresentato per altro. uno sforzo notevole - da « gramsciologo » e non da « gramsciano », come ha eletto qualcuno - per fornire, w un tema dei Quaderni, un'illustrazione di quel tipo di lellura rigorosa e laica di Gramsci che si è aspettato invano dal Convegno. Mentre in Marx, constata Bobbio, il concetto di società civile, ripreso dall'hegeliano sistema dei bisogni. rimanda alla struttura, quello gramsciano è centrato invece sulla sovrastruttura, verso gli elementi, ap-

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