giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

Lenin ( p. ~56)J « e un·a,·lc difficile, su cui a lungo bisognerà C'!lCrcitar!'ntiei prossimi anni, fino a diventarne degli inlcrprrli , irtuosi: latlica e slralcgia devono trnificarsi 11el 11ostro cervello, mcnlre nelle cose, tra i fatti, bisogna curare di lcncrlc sempre cli, isc, e all"occorrcnza conlradclittoric n. Ecco. secondo mc. cp1esto richiamarsi alla comprcscn,a dei due momenti de11tro la testa. dentro il cervello del i11golo i11divid110dirige11te. è forse una spiegazione che mcrilcrcbbc di essere riaffrontata da Tronti, per individuare meglio una cosa che a mc riesce, in questo momento, abba,tan,a inc,plicabile o insufficicnle. Proprio perché mi pare che il ridurre la questione dei rapporli fra tallica e strategia alla esperienza e alla maturazione individuale del dirigente sia forse uno scansare eccessivamente il problema. chiarisco che anche per me maturazione e capacità indi,·idualc del dirigente restano ovviament.i elementi fondamentali nella costiluzionc di una linea di partito. Ma secondo mc, forse, si può andare al di là di una spiegazione cosi falla, anche perché il discorso sulla tattica cosi come viene, del resto, semplicemente accennato da Tronti in questo libro. sembrerebbe dare della tattica un giudizio, una collocazione, come se la tatt.ica fosse il regno dell'e,npiria, delrempirismo del dirigente. laddove invece, viceversa, la scien:a embrerebbe tutta riservata alla strategia: ecco, secondo mc, bisognerebbe anche in questo caso tentare di superare questo atteggiamento o di chiarirlo in modo tale che l"equi\'OCO non sia possibile. A me sembra che piu che di diver ità cono citiva o di atteggiamenti politici, esista una diversità di campo fra la tattica e la strategia. E questa diversità di campo fra la tattica e la strategia è data cla una serie di motivi che tendono effettivamente a separare nella pratica questi due momenti delriniziativa rivoluzionaria. E che cos·è questa serie di motivi che teodono a separare la strategia dalla tattica, a far diversa, effettivamente, la tattica daJla strategia? Secondo me fra la tattica e la strategia delld classe operaù,, cioè in sostanza, per riprendere la formulazione trontiana, fra la classe e il suo partito si inserisce il sistema di dominio capitalistico, che opera esatlamente nel senso di approfondire la separazione fra questi due momenti, di mantenerli dilatati, di 46 - impedire appunto che la tallica si muova tendenzialmente nel senso della strategia, cli impedire che la strategia diventi operante atlravcrso atti pralici, certe scelte politiche fondamentali, e cosi via. E allora che cosa può contribuire, aochc in questo caso, a dare una sistemazione piu complessa, o a tentare cli dare una sislemazionc piu complessa del rapporto fra questi due momenli? Può contribuire innanzi lutto la riaffermazione, a mio giudizio, che anche gli ogget1i della tat1ica, che sono quelli dell'intervento pratico del partito nel dominio, nella fetta di dominio capitalistico, nella realtà sociale capitaListica, anche questi strumenti politici, anche questi interventi politici siano subordinati acl un certo tipo di conoscenza scient.iiica, cioè siano subordinati anch'essi al punto di vista operaio, cosi come lo avevamo inteso precedentemente. E dall'altra parte, anch<' in questo caso, poiché non si tratta evidentemente di dare garanzie assolute, a c1uesto livello, direi, insussistenti o inefficaci, ma si tratta cli dare garanzie tendenziali, anche in questo caso la garanzia tendenziale che il rapporto fra questi due momenti non può cadere e va invece irrobustito e comunque assicurato nella grande prospettiva cli lotta della classe operaia, questa garanzia probabilmente è assicurata, o può essere assicurata da un certo t.ipo, anche in questo caso, di rapporto del partito con la classe, anche in questo caso da un certo tipo di struttnrazione operaia del partito, e cosi via. Come vedete, le osservazioni che io faccio al discorso di Tronti tendono quasi tutte a spostare il discorso dalla linea che è fondamentale dentro a questi saggi. In questi saggi mi pare che si raggiunga questo risultato essenziale, e cioè che in essi venga ricostituito un asse di ricerca teorica, e la ricerca teorica stessa venga rimessa sui suoi piedi. Il problema dell'organizzazione politica resta perciò necessariamente sullo sfondo. Poiché si traila però di una ricerca teorica, di una proposta strategica che continuamente accenna alla sua traduzione pratica e « si mette di fronte a sé » continuamente la tattica come l'elemento necessario di questa ricomposizione globale della lotta di partito e della lotta cli classe, a me pare che sia legittimo spostare la discussione verso oggetti che Tronti non si era proposto,

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