altro punto del saggio. e di concentrare quindi l'urto con la ,ocietà capitalistica nella situazione tatlica piu favore- , ole alla cla,,c operaia. Ecco. io mi chiedo se io questo ca-o l"espcrierlla storica può valere come modclJo o indica1.ionc di organiuazione politica. cioè se il riferimento alla figura di Lenin e alla funzione centrale della figura di Lenin in una determinala occ.1sione rivoluzionaria non sir, dnia11te ri,pello a 1111discorso pi,i globale, che probabi/111e11tedo1 rebbe i111e,tire /"intero partito. l"intero e/icono sul partito. ella pagina che segue Tronti sostiene, molto giu,ta111cnte. che il fallimento dell'esperienza so,,ietica non de, e minimamente farci pensare che è fallito iJ tentati,o ri,oluzionario di Lenin, cioè non deve investire un tentativo che nella sua sostanza dobbiamo continuare a con,iderare po,iti,o. cd estremamente positivo. Ma io mi chiedo se il fallimento delrespcrienza sovietica non si possa ricondurre, almeno in parte. all'unicità, atJ"isolamento ao1.i della figura di Lenin dentro un partito che solo parzialmente gli corrisponde, a. e che quindi il discorso sul fallimento della esperienza so, ietica debba riguardare non certo la figura di Lenin e il suo decisivo intervento rivolLL1.ionario. bensi piuttosto un certo tipo di strnttura di partito, un certo tipo di esperienza collettiva di partito. E allora. quando Tronti, pro eguendo il discorso sulrinlenento di Lenin dentro la ri,·oluziooe di Ottobre. sostiene appunto che il richiamo a Lenin non è altro che il richiamo alla volontà rivoh1zionaria, enza la quale non si fanno le ri,oluzioni. anche quando astrattamente si può pensare che ne esistano le condizioni. ecco, que la continuazione del discorso, questo proseguimento del discorso e questo chiarimento che Tronti ne dà, secondo me spinge a considerare, o dovrebbe spingere a considerare il riferimento a Lenin come un riferimento fondamentalmente metaforico. Arcettaodo anche in questo caso la posizione di Tronti, che sottolinea cosi fort.cmeote l'importanza della volontà rivoluzionaria per spezzare nel momento giusto l'accerchiamento capitalistico, per iniziare la rivoluzione nel momento giusto, io vorrei avanzare la proposta di intendere il riferimento a Lenin come, appunto, il riferimento ad una espressione rivoluzionaria che noi tendenzialmente dovrem41 - mo e er portati a considerare come la espressione collettiva di un certo tipo di partito, la volontà politica rivoluzionaria 11011 ta11to come espressione geniale dell'« individuo » Lenin, quanto come espressione della maturazione collettiva cli un certo tipo cli p<irtito. A questo punto Tronti avanza un'altra posizione, anche questa, dirci, estremamente importante cd estremamente fondata: cioè Tronti dice: il problema del partito oggi, soprattutto oggi, in certe condizioni date, ma forse anche io linea teorica generale, il problema del partito non è un problema di stn1tture organiuative, non è un problema di istituti, ma è un problema di linea. E dice questo in rapporto ad una esperienza politica determinata, e carica. quest 'affermazione, anche di un senso estremamente vitale; e quest'affermazione politica determinata è quella che nell"àmbito di Classe operaia è stata chiamata del « partito in fabbrica "· Tronti dice, ad un certo punto: il partito non può rientrare in fabbrica, se innanzi tutto la fabbrica non vive nel partito; se la linea del partito non contiene dentro di sé la produzione, la linea del partito, il partito non potranno rientrare nella produzione, nella fabbrica, quali che siano le strutture organizzative del partito, le sue forme istituzionali, e cosi via. E dice questo, dirci, come sacrosanta risposta a tutta una serie di discorsi formali sulla democrazia di partito, sulle strutture del partito e cosi via, dietro i quali si sono esauriti gli sforzi di molti marxisti, di molti militanti rivoluzionari negli ultimi anni, esauriti proprio perché veniva perso di vista il contenuto vero di una polemica rivoluzionaria. Ma se è vero che il problema fondamentale è quello di una linea, e il problema della linea è quello che caratterizza forse la stessa struttura organiz. zativa del partito, non dobbiamo pensare anche che la correttezza di questa linea dipenda dal rapporto corretto che il partito riesce a stabilire con la classe, e a mantenere, al di là, anche, o indipendentemente da quelle deviazioni tattiche che il partito, come vedremo, deve essere disposto ad accettare se si costituisce come forza massiccia di azione e non come semplice gruppo minoritario? Cioè, anche in questo caso, stabilita la distinzione tra classe e partito, non risorge forse un problema del rapporto fra questi due
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