al livello di sviluppo politico della stessa formazione di classe o di formazioni contemporanee ma collocate in altre situazioni capitalistiche di tradizione rivoluzionaria e cosi via, il problem11 è secondo me di chiarire il nesso di convergenza o di contraddizione che esiste fra questi momenti di sviluppo sociale della classe e il suo livello di sviluppo politico. Altrimenti il discorso nel rapporto fra la classe e la sua organizzazione politica resta un po' vago, fino al punto di sembrare eluso ( oppure, ciò che è la stessa cosa, affidato a soluzioni casuali). Una questione direttamente collegata, a mio giudizio, a quella precedente, nasce dalla distinzione che Tronti stabilisce tra classe e partito. All'interno di uno degli articoli di Classe operaia, quello per l'appunto intitolato Classe e partito 7, Tronti sostiene che « nessun partito riuscirà mai ad esprimere nella sua totalità la ricchezza incomparabile delle esperienze di lotta che vivono a livello della classe in quanto tale. Il partito deve continuamente tendere a comprendere in sé l'intera realtà della classe operaia, anticipando e guidando i suoi movimenti, ma sapendo prima che uno scarto alla fine rimarrà tra i propri margini di azione soggettiva e la spinta complessiva di base che lo colpisce e lo costringe ad agire » '. Io credo che questa distinzione sia perfettamente legittima e che anche in questo caso la semplice osservazione della realtà contemporanea ce la dimostri con l'evidenza dei fatti. Però anche qui mi pare che la distinzione fra questi due momenti, fra questi due livelli, comporti un problema di approfondimento teorico e di chiarimento delle conseguenze politiche che questa distinzione comporta. Se cioè noi diciamo che il partito non riesce e non può riuscire ad assorbire tutta la ricchezza delle esperienze rivoluzionarie della classe, a questo punto diventa essenziale riuscire a capire cosa può evitare che lo scarto fra questi due mo,nenti, considerato inevitabile a priori, tenda ad allargarsi, come è avvenuto del resto in tante esperienze storiche del movimento operaio; cioè, dato per scontato che questo scarto esiste, il problema, secondo me, teorico e politico è quello di riuscire a capire se esiste una possibilità di mantenere il nesso che viene dichiarato per altro essenziale, e di renderlo eventualmente piu ricco, piu tenace, di impedirne la dissoluzione, tante volte, anche in questo caso, riscontrata nella storia del movimento operaio. Ecco, c1ui mi pare che Tronti insista troppo sulla responsabilità individuale del dirigente. Scrive Tronti proprio nelle frasi che seguono quelle che ho già letto: « el partito deve vivere questa tensione verso la classe come sua ragione cli esistenza. E iI dirigente di partito, il rivoluzionario per professione, deve essere lo specchio vivente di questa tensione rivoluzionaria contro la classe avversaria e al tempo stesso verso la propria classe». Voglio dire che, in un'affermazione di questo tipo, la questione del rapporto tra classe e partito sembrerebbe da Tronti riportata essenzialmente ad una responsabilità individuale del dirigente. A questa affermazione interna al saggio su Classe e partito si lega un'altra affermazione ben altrimenti importante come prospettiva e come giudizio storico, ed è quella riguardante il contributo, la posizione di Lenin. la funzione di Lenin dentro il processo rivoluzionario di Ottobre. Qui, a pag. 254, nel saggio conclusivo questa volta, Tronti scrive: « Dopo Lenin, la classe operaia può imporre praticamente tutto al capitale. Ad una sola formidabile condizione: se armata dall'esterno con l'intervento della tattica, con la direzione del partito. Senza Lenin, nessuno sarebbe stato in grado di capire che quello era il momento, il giorno, l'ora per scatenare l'offensiva finale e prendere il potere: la classe da sola non arriva mai a questo, e il partito ci arriva, solo quando c'è Lenin nel partito ». E poi aggiunge delle osservazioni che non trascuro, ma che io stesso riprenderò piu tardi. Ecco, qui a me pare si debba distinguere la validità del riferimento, a seconda che esso sia indirizzato al piano del giudizio storico oppure al piano della indicazione politica e organizzativa, A me sembra cioè che il riferimento possa essere considerato anche indiscutibile proprio sul piano, in questo caso, dell'affermazione storica: è probabilmente difficile disconoscere la decisività dell'intervento individuale di Lenin all'interno di un certo sviluppo del processo rivoluzionario di Ottobre, la capacità geniale di individuare il momento preciso dell'attacco, come ricorda Tronti in un 43
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