giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

,e all"inlcrno della ,lc»a ,cola-lica del Partilo. cercava affanno,amcnlc di conser\'are la sua pretesa egemonizzante sull"« intera dialettica del reale"· Anche sdoppiandosi, con la morte di Togliatti, nelle sue due anime, cementate peraltro insieme dall"opportunismo politico, della rigida chi11,ura tradizionalistica o dell'apertura indiscriminata al nuovo. rimaneva inalterato il suo carattere « ideologico » universalizzante. La classe operaia, alla testa del procc,;,o storico. continua,·a a portare avanti ( nella pace e nella democrazia) i « rnlori n lasciati cadere dalla borghc,ia. senza che neppure piu fosse presupposto un « passaggio di poteri " da una clas e all'altra. Ritornava attuale ( senza che peraltro fosse giustificata da prossime, ,·isibili scadenze rirnluzionarie) la polemica di Le11in nei confronti dei teorici della II lnternazionalc: « Si può dire in generale che la tendenza a eludere il problema dell"attcggiamento della rivoluzione proletaria verso lo Stato. tendenza vantaggiosa per l'opportunismo ch'essa alimentava. ha portato al travisamento del marxismo e alla sua completa degradazione >>( Leo i11, Stato e Rivoluzio11e). In campo internazionale. !"estendersi dei fronti rivoluzionari e la loro martellante compressione da parte dei ,, gendarmi del mondo ». gli Stati Uniti d'America, tesi a una stabilizzazione « guerreggiata n dello status quo coesistenziale (di cui il conflitto vietnamita continua a rappresentare. in una coralità di ripercussioni politiche, il dramma piu cristallizzato), e la spaccatura che nel mondo comunista apriva il dis idio cino-sovietico, facevano avvertire pii'1 acutamente la necessità di un collegamento « internazionalista » della lotta di classe. 2 Si pos 0110 « isolare » tre tematiche fondamentali, • poste al centr,o della discussione politica e cullurale, che sorte in contestazione di un marxismo ufficiale « degradato » a difendere ottimisticamente il « corso della storia », hanno ristabilito, in modo spesso contradditorio, unilaterale, stimolante e provocatorio, almeno in sede teorica, un rapporto di negazione con la società capitalistica. 21) . La tematica detr« alienazione» polarizzata intorno ai marxiani manoscritti del '44. La concezione del giovane Marx di « una vita umana alienata n e del comunismo come « negazione della negazione, come appropriazione dell'essenza umana, che si media seco stessa attraverso la negazione della proprietà privata », non respinta, anzi accolta favorevolmente entro certi limiti anche dall'ottimismo dell'ortodossia marxista, e dopo il « disgelo » affiorata negli stessi paesi socialisti, riacquistava una carica esplosiva proprio in rapporto al « congelamento >> della situazione mondiale. « L'alienazione della vita umana resta, e resta un'alienazione tanto piu grande quanto piu si abbia coscienza di essa come tale: se può essere consU1uata, lo è soltanto mediante il comunismo messo in opera >>( Marx, Opere filosofiche giovanili). La mancanza di 1·eali prospettive rivoluzionarie all'interno dei pae i a « capitalismo sviluppato » acutizzava la coscienza dell'alienazione ( pietrificando l'« inversione nell'opposto »), e mitizzava il « comunismo >>. A questo nucleo originario marxiano si aggiungano i supplementi della critica alla civiltà di massa al suo piu alto stadio di sviluppo ( di cui l'Italia del neocapitalismo cominciava a offrire un pallido riflesso), per cui il giovane Marx, mediato con Freud, aveva fornito gli strumenti per una diagnosi, ma non piu la fiducia nelle capacità eversive della classe operaia ( come in Adorno e in Horkheimer). Non è ancora possibile oggi valutare l'estensione e la profondità dell'influenza di un altro pensatore introdotto negli anni sessanta in Italia, il Marcuse, i cui libri, Eros e civiltà, Ragio11e e Rivoluzione, L'uomo a una dimensione, esasperano fino alla parodia i termini di que la tematica. li discorso su una « futura, possibile integrità dell'uomo», quale quello portato avanti in Italia da Franco Fortini, io polemica sempre piu stridente con l'ufficialità istituzionale ( sia politica che culturale), è servito, almeno io un primo momento, a sorreggere la formazione di gruppi e riviste « clandestine » tese a una erosione dei margini offerti dal

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