giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

pongono un'indicazione politica, riuscendo a /011dere insieme nella scoperta scientifica la conoscenza di un determinato oggetto e la sua utilizzazione in termini di carattere fondamentalmente politico. Si tratta evidentemente di una riscoperta ·originale del vecchio atteggiamento marxiano che dice: teoria e prassi; ma con una accentuazione piu forte del nesso fra questi due momenti; per cui non direi piu tanto « teoria e prassi » quanto « teoria per la prassi " in una maniera estremamente conseguente, in una forma dinamica che salta all'occhio ad ogni pagina di questo libro. Se fosse possibile ed utile racchiudere in una formula sintetica questa impressione cosi importante e decisiva per il giudizio stesso sull'opera, io direi che in questo tipo di discorso noi ritroviamo, congiunti insieme nelle intenzioni dell'autore dell'opera stessa, un Marx piu un Lenin, anche qui congiunti in un rapporto che diventa decisivo per la comprensione dell'opera, dei suoi aspetti fondamentali. Se non si prende come punto di partenza questo riconoscimento - che non si limita a cogliere un aspetto oggettivo ed inconsapevole dell'opera stessa ma sottolinea come espressione di una precisa consapevolezza da parte del suo autore la volontà di fondere contemporaneamente dentro lo stesso discorso lo spirito di Marx e lo spirito di Lenin - se non si riesce ad operare questo riconoscimento preliminare, molte delle cose importanti. e preziose che questo libro propone diventano piu oscure e meno avvicinabili. L'operazione che, secondo me, Tronti tenta all'interno di questi saggi e in particolare dell'ultimo, che è ovviamente il piu importante e il piu decisivo, è un tentativo che definirei il voler rimettere sui piedi l'analisi marxiana e il voler dare un cervello ad una ripresa della prassi leninista; ed anche questo non è fatto semplicemente per una volontà esterna di ricostruire un « apparato >i intellettuale piu efficace di quello che si è soliti trovare nei testi marxisti correnti: al contrario: questa fusione tra il discorso marxiano e il discorso leninista risponde alla constatazione, alla consapevolezza che questo è il tipo di discorso che può riuscire ad agganciarsi oggi ad una iniziativa politica di classe, e che soltanto questa capacità di fondere insieme i due aspetti del problema, i due « spiriti » della ricerca, può riuscire a spezzare un certo tipo di conformismo teorico cosi oggi ancora diffuso. Che cosa Tronti mette di suo rispetto ai suoi modelli o alla loro stessa sintesi? Qual è l'accento che si caratterizza come piu suo in questa ripresa del discorso marxistaleninista che egli tenta? A mio giudizio questo aspetto piu specificamente trontiano del discorso di questi saggi è in un di piu di astrazione, è in un di piu di capacità e di volontà astrattive rispetto ai due modelli che sono stati presi in esame. Anche in questo caso, beninteso, la volontà di ricercare una drastica astrazione conoscitiva rispetto alla realtà contemporanea del capitalismo e della classe operaia non è un fatto che scivola inconsapevolmente dentro la posizione di Tronti ma è l'espressione di una precisa scelta da parte sua. Innanzi tutto astrazione ha voluto dire da parte di Tronti erigere in una forma di feroce isolamento questo tentativo di ripresa del pensiero marxista-leninista rispetto, da una parte, alla tradizione dell'ideologia del movimento operaio, dall'altra, rispetto alla tradizione della scienza borghese contemporanea. E' stato un atto d'isolamento consapevole di fronte a questi orientamenti contemporanei dominanti; è stato un tentativo di ritornare dentro la operazione creativa del marxismo; ma non è stato soltanto questo: direi che nel procedimento astrattivo che Tronti utilizza c'è soprattutto la volontà teorica di isolare i dati veramente fondamentali della realtà sociale contemporanea, di assumerli nella loro purezza per riuscire a ricostruire su questa base di estrema astrazione una scienza operaia nuova. lo sottolinerei fortemente il carattere di / ondazione che ha questo libro, anche qui riprendendo un atteggiamento che ritengo consapevole nel suo autore: Tronti, infatti, nella introduzione o nei saggi parla spesso di « prologo », di « prime tesi »; piuttosto che di prologo o prime tesi, definizioni che farebbero forse pensare ad un primo approccio al problema, a qualche cosa che si presenta ancora limitato o incompiuto, io parlerei proprio di fondazione. C'è qui il tentativo, a mio giudizio ampiamente riuscito, di fondare gli elementi essenziali di un atteggiamento conoscitivo nuovo che Tronti nel corso del - 35

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