giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

dn, protc~tiamo ( in chiusa) con un urlo, tiriamo a campare; e intanto omclliamo: le ragioni politiche di quel fallimento. la presenza di chi lolla su nuovi piani d'azione, le nuove forme di cedimento e di integrazione al sislenia. \"i,itiamo dunque Le streghe. Prcmello senza indugi che. a mio parere, si traila di un'operazione di industria culturale. anche se scarsamente riuscita. Programmata secondo i dispositivi commerciali: mercificazione del talento, reso complice del gioco speculativo dell'industria. L'azienda cinematografica propone un omaggio commerciale alla consorte del proclullore, la brava allrice Silvana ~langano. E i celebri registi d'opposizione prontamente ,i sobbarcano per pigrizia, per compensi, per vanagloria o altro. Ne derivano innocue prestazioni crepuscolari, pau- ~P « graziose » ( l'episodio pasoliniano; ma l'autore non avc,·a ,cagliato, giustamente, l'anatema, qualche mese prima. contro i registi che collaborano con l'azienda De Laurentiis?), luoghi comuni e mezze luci della coscienza borghc.c. favole stemperate. E uggia: per la masturbazione istrionica di De Sica che accatta e gonfia una ma. teria di riporlo ( incongruenza dei sogni, loro misura prefigurata e artificiosa) nello sforzo di reggere le finzioni di una canzonatura invertebrata, stantia; uggia per la misoginia crepuscolare de La strega bruciata viva viscontiana. La diva, padrona e schiava: la gente l'adora ma la sfregia, la vuol usare, il marito la sacrifica, le interdice la ,·ita normale, i figli: muta, rigida, vestita come un idolo dai sacerdoti, sale sul rogo, anzi viene assunta nel cielo degli idoli, in elicottero. Il vecchiume sta nella concezione mollemente crepuscolare, nel compianto: povera donna, senza amore, senza maternità, infelice, sola: vitti ma della gente, delle donne in particolare. Quasi che questa fosse la creatura del Sistema, il quale, invece, punta all'accordo fra l'idolo e il compito ad esso assegnato: la diva accetta la sua funzione e ad essa si consente anche la maternità, ma al tempo giusto. E qui invece si leva il compianto moralistico della sorte della famiglia, in immagini spente ( internamente) proprio nel18 - la misura in cui si coprono di colori e vernici sgargianti. li regista e i suoi sceneggiatori, Patroni Griffi e Zavatt tni, avevano in mano un motivo importante: la costruzione ciel mostro sacro destinato al consumo di massa, .? In risolvono secondo un'angolatura piccolo-borghese in cui la regia aderisce sentimentalmente, senza distacco e fino in fondo, alla 'malinconia' e allo 'strazio' della protagonista. E siamo, per chiudere il cerchio, al successo dello anno: Oscar, premio Ocic, Nastro d'argento: Un uomo, una dorma. La ricetta della rivalutazione dei sentimenti copre con la pelle liscia di un intenerimento musicale il dispositivo conformista. Che consiste in questo: presentare un amore che nasce tra due adulti, con prole, ma a patto di rendere 'perbene' la situazione consentendo al sentimento di maturare solo quando sono morti i due coniugi dei protagonisti. E badate che non esiste nessuna ragione ( cli logica e di coerenza narrativa) per la morte della moglie del corridore: sembrerebbe una zeppa nella vicenda, e invece permette al discorso dei sentimenti di situarsi nei quadri dell'Ordine. La ricetta azzeccata consiste nei seguenti elementi: a) la proposta del ritorno dei sentimenti dopo il cinema di sesso-violenza-intelletto ( commento appropriato di uno del mestiere: ccEra tanto tempo che tutti dicevano facciamo un film d'amore, vedrai, quando esce un film d'amore azzeccato bene, con la ricetta giusta, avrà un grosso successo: è arrivato Un uomo, una donna e si è visto che il pubblico aspettava proprio un film cosi, un vestito nuovo per un sentimento vecchio; nel pubblico c'è una gran voglia di credere nello amore, le canzoni parlano d'amore, i giovani vogliono l'amore: e anche quando protestano vogliono parlare di amore»); b) la colonna sonora: figure di cinema-diretto, silenzi, poche parole ( ccspiritose », non volgari; secondo il settimanale femminile, i personaggi hanno il pudore delle parole inutili) come mormorate, normali come le parole che usa di solito lo spettatore ( ad es., il corridore quando parla delle cose del cinema); un garbo morbido, la canzone melodiosa, rumori naturali, favolosi e prossi-

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