sembra, eHettivo, dell'Uk.roino e della Siberia. lo definitivo, e si escono vincitori dalla guerra civile: hanno la terra e la libera disposizione dei suoi prodotti. Nei dintorni delle grandi città e soprattutto delle capitali la loro ,•ittoria è piu co111plcta. Per degli anni si sono accaparrati tutte le ricchezze della città. Dove sono le centinaia di miliarcli-carla emessi dopo il 1917? E' notevole che le c111issioni diHerenti si siano succeduti' sen,a che si vcclc,scro mai tornare in circolazione i biglietti c111cs,i sei mc i prima. Questi miliardi cambiati coi prodotti della terra. dormono nelle case dei contadini vicini della città. i quali possiedono spesso chili, persino pouds cli carta moneta. I mobili, i gioielli, le tende, i ve-titi, tutto ciò che si può portar via da una città, ha ,eguito lo stesso cammino. cl corso degli ultimi anni, il contadino furbastro ha imparato a cambiare la sua carta e le •uc uova con oggetti di reale e durevole valore: oro, argento, oggetti d"arte. Ma la diHicoltà delle comunicazioni non ha permesso d'arricchirsi in maniera siffatta se non ad una mino, ranza di contadini. L'immensa maggioranza, nelle pro• vince. dalla rirnluzione non ha guadagnato che il posse•so della terra - e la libertà, la possibilità di un libero sviluppo ulteriore. Nelle province in cui la guerra civile ha incrudelito. come in quelle in cui la siccità ha completato la opera dei bianchi e delle insurrezioni rurali, l'intera clas•e medio è rovinata. e ha subito, in uomini, perdite spa,•entose. La Ncp è un aspetto nuovo della lotta di classe. I capi della rivoluzione russa hanno, dal primo giorno. inteso la Nep come una lunga lotta con la piccola borghesia. Nel luglio 1921, BukJ1ari11, in una conferenza ai delegati del III Congresso dell'Internazionale Comuni,ta, pubblicata da Mosca, la definiva schematicamente, prcss'a poco cosi: una lotta economica, prolungata, tra la piccola borghesia che beneficia di una assai grande libertà di iniziativa, nel commercio e nell'industria, e lo 114 - Stato Comunista che dispone delle grandi officine, delle miniere importanti, dei trasporti, delle risorse del commercio estero. Le masse contadine, dovendo avere in questa lotta ogni vantaggio ad appoggiare lo Stato, i cui trasporti, cooperative e prodotti della grande industria fa. rebhero sentire la loro influenza nelle campagne. Piu tardi, Bukharin è tornato su questo argomento. In un no• tevole breve articolo sui tipi d'impresa esistenti nella Russia ro a ( imprese dello Stato, miste, private, concessioni piu o meno indipendenti) l'autore dell'ABC del Comunismo ha messo in rilievo questo fatto: che la lotta di classe ricomincia in Russia, tra imprese differenti ( quelle dello Stato comunista e quelle private) e tra i partecipanti alle imprese miste ( il capitalista straniero ad esempio e lo lato comunista). All'XI Congresso del Partito Comunista Bolscevico, Lenin ha riassunto la situazione in ter• mini impressionanti e indicato l'immenso pericolo che minaccia la rivoluzione. Nella lotta di classe, la rivoluzione conta in Russia: l O su un potere politico fermamente stabilizzato; 2° sull'industria nazionalizzata. Ma occorre che i comunisti sappiano dirigere l'una e gestire l'altro. Occorre che dirigano realmente questa formidabile macchina: lo Stato dei Soviet. E se la piccola bor• ghesia vi si introduce, come abbiamo visto, se vi si installa? « A momenti - diceva Lenin ( cito a memori11, non letteralmente. Ma questi passaggi importanti del discorso di Lenin sono stati riprodotti dalla Correspondon• cP.lnternationale. N.d.A.) - la macchina che noi crediamo dirigere, va ove non vorremmo che vada; e abbiamo la sensazione che a guidarla in segreto è un tipo disoneto. ornione e falso ». Quello è il pericolo, in effetti. Secondo la sua abitudine, Lenin lo ha rivelato senza riguardi. Piu avanti, nello stesso discorso, commentando gli scritti di un tal professore Ustrialov, militante cadetto, in procinto di schierarsi dalla parte dei Soviet, perché cominciava a contare come buon numero dei suoi amici su « una evoluzione del bolscevismo » ( evoluzione che ne sarebbe la negazione e la degenerescenza), Lenin rispon• deva: « Evoluzione, no. Tattica, si ». E aggiungeva: « Tra quella gente e noi, è in corso una guerra mortale ».
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