tro antagoni,tico, si erano tuttavia poste implicitamente cd esplicitamente anche come critica al partito: questo non \'eniva rifiutato come chi aHibbiava a ruota libera le etichette di comodo cli anarco-sindacalista o di economici ta \'Oleva dare a intendere; si voleva anzi recuperarlo a funzioni diverse conformi ai nuovi compiti dettati dalla realtà. Ma il discorso non pote\'a rimanere agli accenni. Da qui la formulazione, aHrettata e insufficiente, delle Tredici tesi sulla questione del partito di classe elaborate da Libertini e da Panzieri dopo una discussione con altri compagni, f.ra i quali Gianni Alasia, Domenico Ccravolo, Luciano Della Mea, Vittorio Foa, Vincenzo Gat. lo, Luigi Locoratolo, Alessandro Mcnchinelli, Dario Valori. Tullio Vecchietti ( oggi tutti nel Psiup) 23 • In quelle te i si riprendono tutti i temi già trattati della democrazia ·ocialista e della rivoluzione. Ma esse risentono ciel momento politico e della loro collocazione partitica. e appaiono in ritardo, rispetto alle stesse tesi sul controllo operaio, nell'analisi del capitalismo e nella elaborazione strategica della via al socialismo. Probabilmente non è tatticamente estranea, in queste tesi, la preoccupazione per la reazione polemica estremamente vivace rhe le te i ul controllo operaio avevano provocato nel Pci. AHermazioni quali: « Il movimento di classe ha raccolto nelle sue mani una grande funzione nazionale: esso è la classe nazionale " ( col MEC in atto e la rivolta di popoli coloniali!) appaiono deformate e contradclitorie rispetto alla stes•a critica allo stalinismo sin li portata avanti. E scrivendo: « ella misura nella quale il movimento di classe porta avanti una politica di sviluppo esso pone e avvia a soluzione il problema del potere [ ... ] è questa la via democratica nazionale al socialismo ,,, si finiva col fare non ciel leninismo aggiornato ma del lombardismo tout court 24 • Al di fuori e al di' sotto della cornice politica, le Tesi contengono tuttavia elementi validi nel legame fra elaborazione politica e fasi di lotta, nella indicazione di assemblee deliberative di base con poteri decisionali fra un con• gresso e l'altro, nella esatta individuazione del carattere della « corrente ,, e della sua funzione transitoria come 102 - elemento di « crisi », nella selezione dei quadri e nelle loro funzioni con relative incompatibilità e sovrapposizioni, ecc. Al Congresso di Napoli la corrente di Nenni realizzava il 58,30% dei voti e assumeva in proprio, totalmente, la direzione del partito. Mondo Operaio passava in altre mani. Nel fascicolo n. 3/1959, tuttavia, Libertini e Panzieri pubblicavano le conclusioni al dibattito sul controllo operaio che aveva investito l'intero movimento operaio e suscitato, al livello di vertice ma con ripercussioni anche alla base, un'accesa discussione. Mi limiterò a riprendere, da quelle conclusioni, i punti che mi sembrano piu importanti in rapporto con gli sviluppi futuri del rapporto partito-classe che è piu che mai all'ordine ciel giorno. In risposta ad alcuni interventi, Libertini e Panzieri criticano « l'identificazione rigorosa e assoluta dell'elemento cosciente, politico generale, nel partito », l'idea che « al <li fuori del partito non vi sarebbe verità politica, ma solo disintegrazione anarchica », insomma « la regola 'tutto nel partito, nulla fuori del partito' », nella quale essi ravvisano « il piu schietto stalinismo ,,, l'idea del « partito-guida ». Non abbiamo nessuna difficoltà - essi aggiungono - a riconoscere che le tesi snl controllo operaio sono proprio un contributo alla lotta contro queste concezioni. In realtà noi non pensiamo cli sottovalutare o cli negare la funzione del partito, e l'importanza dell'elemento politico generale. Ma questa funzione del partito esige una vivente e continua dialettica con il movimento di classe ( e non è questa proprio In sostanza dell'insegnamento di Lenin?), dialettica che viene a mancare allorché si fanno arbitrariamente coincidere i confini della verità e del giudizio politico con i confini del partito, concepito misticamente ». Un'altra critica Panzieri e Libertini rivolgono alla « separazione tra il momento delle rivendicazioni particolari e la lotta politica generale ». « Al sindacato, che avrebbe una sfera sua non solo separata ma indifferente alle altre, - essi scrivono - si
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