giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

ria illlportanza ». Dall"altro, il controllo operaio prendeva forllla nelle tesi di Libertini e Panzieri ". Nelle « Tesi ,, era resa esplicita l'ispirazione politica. Si negava che il movimento di classe dovesse « sostanzialmente limitarsi a dare il suo appoggio alla classe capita1,-tica ( o a gruppi borghesi determinati) nella costruzione di un regime di democrazia borghese compiuta »: o " ,o,tituir,i alla clas•e capitalistica e assumere in proprio il compito di co,truire un regime di democrazia borghese compiuta ». Co,i facendo, insomma, si cominciava a ricono,ccrc che la lotta di classe non doveva essere piu condiLionata dalle situazioni errate, dagli squilibri economici e ,ociali ( dagli aspetti di contraddizioni che diventavano secondari). che ,i dove,·a insomma prendere atto della e,pan,ione capitalistica e degli elementi nuovi che questa comportava. determinava e rivelava all'indagine marxista. Si aCfermava che si doveva « lottare insieme per riforme che hanno un contenuto borghese e per riforme che hanno un contenuto socialista ». Si rifiutava l'identità fra « ,,ia democratica e pacifica » e « via parlamentare » al socialismo, negando nel contempo ( secondo m<: a torto) che simile identificazione Cosse legillimata dal XX Congresso del Pcus. Si sosteneva « che vi è continuità nei metodi della lotta politica prima durante e dopo il salto rivoluzionario », e quindi la necessità di creare « istituti di potere operaio >> « nel corso stesso di tutta la lotta del movimento operaio per il potere>>. Da qui l'esigenza, storicamente determinata, che tali istituti sorgessero « nella sfera economica, laddove è la Conte reale del potere », e che do,·essero « rappresentare l'uomo non solo come cittadino ma anche come produltore ». Vediamo meglio quel « storicamente determinata». Cerano si i « precedenti »: i Soviet del '17, il movimento torinese elci coosigl i di fabbrica che nello stesso numero Alberto Caracciolo richiamava alla memoria, i consigli operai polacchi e jugoslavi. E c'era anche il richiamo « agli svolgimenti necessari delle tesi del XX Coogres- ~o » che poi non si sono avuti. Ma nel suo « Filo rosso >> ( p. 5) Panzieri opportunamente specificava che la « riveo. dicazione del controllo operaio >> non doveva essere « un 100 - motivo lellerario cli riesumazioni storiche, né tanto meno una ricetta miracolistica "; essa, al contrario, « doveva nascere e concretarsi nella realtà della classe operaia ed esprimere la sua autonomia rivoluzionaria n. J nfatti, nella 1~ • tesi si allioota « lo sviluppo della fabbrica moderna n, si definisce « la pratica e l'ideologia del monopolio contemporaneo >> che « mirano ad asservire io modo integrale - anima e corpo - il lavoratore al suo padrone riducendolo a una piccola ruota dell'ingranaggio di una grande macchina che, nel suo complesso. gli rimane ignota n; si comprende, altro fallo nuovo, che vi è una « compenetrazione maggiore che nel passato tra lo Staio e i monopoli n per cui « dietro la finzione dello Staio di dirillo crescono le funzioni reali e dirette dello Stato di classe >>; infine, si afferma che si devono cercare subito le forme, i modi per « la difesa e la garanzia dell'autonomia rivoluzionaria del proletariato, sia contro le nuove forme del riformismo, sia contro la burocratizzazione del potere n. E questo compito può essere assolto mediante « la creazione dal basso, prima e dopo l:i conquista del potere, degli istituti della democrazia socialista, e nella restituzione del partito alla sua funzione di strumento della formazione politica del movimento di classe ( strumento, cioè, non di una guida paternalistica dall'alto, ma di sollecitazione e di sostegno delle organizzazioni nelle quali si articola l'unità di classe) n. Entrando nel vi,,o, si iodica che « il controllo non può esaurirsi ncll'àmbito delle singole aziende, ma deve essere collegato ed esteso su tutto il settore, su tutto il fronte produttivo »; e siccome non c'è controllo senza l'unità d'azione di tutti i lavoratori, è da rifiutare « la riduzione delle lotte dei lavoratori a puro strumento del rafforzamento di un partito o della sua strategia piu o meno clandestina "· In pari tempo, si rifiuta la tesi del « crollo automatico del capitalismo >l e insieme quella di un'adesione a una politica di sviluppo economico concepita come « astratta programmazione che venga proposta allo Stato borghese », astrazione da cui ancora oggi siamo afflitti ( i « modelli » di Lombardi o di lograo, il programmismo di Basso).

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==