giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

oppos1Z1one alle prospettive delJo « Stato-provvidenziale » e dello « Stato del benessere » . « Ma l'elemento veramente centrale della situazione - egli scrive ..:._sembra a noi sia costituito dalla particolare combinazione che si opera, per la peculiarità della struttura economica e politica italiana, delle nuove forme di estraneazione dei lavoratori dal potere economico e politico determinate dai nuovi modi capitalistici con le vecchie forme della miseria e della disoccupazione di massa. Soltanto con la piu energica ripresa del movimento ope• raio dal basso e in forme di totale democrazia, soltanto con la piu viva tensione per riguadagnare permanentemente i dati della realtà si potrà capovolgere un processo di erosione e di frantumazione delle forze popolari in un processo non certo di accumulazione riformistica, ma di slancio schiettamente rivoluzionario ». La diagnosi appare esatta e chiara anche per quanto riguarda l'attenzione tuttora dedicata agli effetti di quelle che piu tardi saranno definite le « contraddizioni secon• darie n ( miseria, disoccupazione). Notevole la coscienza dei pericoli cui si andava incontro ( la « frantumazione delle forze popolari »). Tuttora indeterminata la via per una ripresa del movimento operaio dal basso, che però di li a pochi anni avrebbe mostrato, con le grandi lotte del 1961 e 1962 ( e con l'aumento dei redditi e la diminuzione della disoccupazione), una grande occasione che invece fu finanche distorta e andò in parte perduta. Su questa strada pure vivo era l'interesse verso i Consigli operai in Polonia e in Jugoslavia con una tendenza, però. a considerare queste forme per la loro potenzialità democratica come staccate dal contesto statale in cui si muovevano e dal rapporto reale con le forze produttive che il krusciovismo si mostrava disposto a razionalizzar~ e incentivare ma non a democratizzare. « La via al socialismo potrà essere percorsa in Italia - e il movimento operaio esprimere la propria energia rivoluzionaria - soltanto attraverso una lotta che, per identificarsi con le ragioni dello sviluppo economico rifiutando i miti connessi delle alleanze indiscriminate, protestatarie e strumentali delle conquiste 'parlamentari ', sarà tanto piu aspra, direttamente recata dentro le slrullu• re capitalistiche ». Da qui, eia questa premessa, Panzieri concorda con Aldo Segagni su « le nuove illusioni statalistiche", che nello stesso fascicolo questi analizzava e criticava a fondo nell'articolo L'economia è politica. Panzieri tuttavia rilevava. riconsiderando la « politica cli Venezia" sulla quale « grava ancora l'equivoco di interpretarla come ricerca cli soluzioni 'facili e rapide', 'pacifiche e parlamentari' dei problemi ciel movimento operaio ": « Se si considerano favorevolmente le partecipazioni statali non è per una illusoria fiducia nello Stato borghese, non è perché s'ignori la compenetrazione delle potenze private con la direzione pubblica dell'economia, ma solo nel senso che nelle aziende statizzate si vede, in rapporto allo sdoppiamento tra la loro realtà e la loro proclamata funzione, un terreno particolarmente favorevole ( non esclusivo) di applicazione delle capacità della classe operaia ad esprimere un indirizzo nuovo nel processo produttivo. Rivendicare nelle aziende di Stato il controllo operaio sulla gestione - non nell'àmbito delle singole aziende soltanto ma per ciascun settore e per tutta I.i sfera produttiva da esse ricoperte - significa disporsi a mettere allo scoperto, concretamente, non per generiche parole d'ordine, le strozzature, le deformazioni, le remore recate nel processo economico dai gruppi egemoni. Significa scegliere una linea intesa a produrre lacerazioni profonde nell'odierna struttura, a portare il movimento cli classe a contrasti non piu conciliabili con i centri del dominio capitalistico ». Si era infine arrivati a fare i conti con la politica di Venezia: i contenuti nuovi, che si andavano elaborando, per parziali che fossero. e nonostante il loro vizio d'origine ideologico ( cioè non ancora «scientifico» • pratico), erano sufficienti a intaccare l'involucro entro cui Nenni undava tessendo la sua tela. Da un lato si criticava l'idea « di costituire un partito cli opposizione costituzionale »11 , sulla falsariga laburista, che pure avanzava portata avanti, per dirla con L. Dal Pane, da « quanti considerano la difesa del sistema parlamentare come una necessità di prima- - 99

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