giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

GIOVANE CRITICA 15,,.16 primavera., estate 1967 Il" M~rat;Sade" di Weiss Il G,:amsci del ConYegno di Cagliari Classe partito teoria Un inedito di Mare use L'iter politico di Panzieri Le classi medie nella riYoluzione russa Cesare Cases Paul;Louis Thirard Gianmario Cazzaniga Al6erto Asor Rosa Ro6ert Paris Giuseppe Vacca Vietar Serge Sans doute, nous sentons bien que notre colère et que notre impatience et que la vision de notre avenir ne se traduisent en mots et ne se déguisent sous des feuilles d'impression que faute de mieux. Sans doute nous serait-il plus précieux d'abattre que de réfuter, de nous battre que de persuader. de combaure que de gagner des combattants futurs, nous connaitrions une joie plus vaste et plus virile de nous asseoir dans nos maisons un soir de victoire que d'avoir travaillé la matière du langage. Le vent de cette victoire soulèverait toute la poussière de nos réfutations et nous délivrerait de nos tas de discours et de nos tas de livres et nous nettoierait de notre rhéto- . r1que~ PAUL NIZAN

"Giovane critica''------------------ è in vendita nelle seguenti librerie : BARI Libreria Laterza BERGAMO Libreria La Bancarella BOLOGNA Libreria Feltrinelli Libreria Palmaverde Libreria Zanichelli CAGLIARI Libreria Murru CATANIA Libreria La Cultura Libreria Urzt MODENA Libreria Rinascita NAPOLI Libreria G. Colonnese Libreria Guida Libreria Minerva PALERMO Casa del Giornale PERUGIA Libreria Le Muse FIRENZE Libreria Feltrinelli Libreria Marzocco Libreria Petrai GENOVA Libreria Feltrinelli Libreria Internazionale Stefano MANTOVA Libreria Greco Libreria Pellegrini PISA Libreria Feltrinelli RAVENNA Libreria Cairoli Libreria Lavagna ROMA Libreria Einaudi Libreria Feltrinelli Libreria P. Tombolini Libreria Rinascita REGGIO EMILIA Libreria Moderna Di MESSINA Libreria dell'O.S.P.E. MILANO Libreria Algani Libreria Casiroli Libreria di Brera Libreria Einaudi Libreria Feltrinelli Libreria Rinascita Libreria S. Babila Libreria Scientifica SAVONA Libreria dello Studente SIENA Libreria Bassi TORINO Libreria Hellas Libreria Petrini Libreria Stampatori TRIESTE Libreria Feltrinelli Libreria Peterlin VENEZIA Libreria El Fontego

. 1 Qualche precisazione. Dobbiamo prima di tutto • rifarci a una constatazione elementare. Col tra• monto di Lukacs e di Gramsci è dileguata anche lR certezza di essere all'interno di un divenire, di possedere la storia nelle sue prospettive totalizzanti. E' stata una lunga agonia. Lo sbocco non poteva essere diverso d11 questo. Tirato giu Marx dalla soffitta dove era stato riposto dai tempi dei fronti popolari, ci si è resi conto che la « democrazia » non evolveva, che i caratteri della società capitalistica erano stati « fissati » una volta per sempre (nei Manoscritti del '44 o nel Capitale, _o in entrambi), e che di li si doveva partire per cercare una via d'uscita, un possibile rovesciamento del sistema di cui la classe operaia (anch'essa riscoperta nella sua autonomia) rappresentava la potenziale « negazione », l'opposizione irriducibile. Gli anni dell'involuzione socialdemocratica di tutto il movimento operaio sono stati anche quelli di una tentata separazione dalle responsabilità del Partito ( e dal suo tenace ottimismo prospettivistico prigioniero di una « linea » sempre piu invischiata all'in• terno delle istituzioni dello stato borghese) della forza contestatrice della classe. E delle « ipotesi » sulla classe. « Niente risulta già dimostrato. Di nuovo, tutto rimane ancora da fare. Per farlo, bisognerà a lungo tener l'occhio sul punto piu oscuro di tutto il processo, fino a quando non saremo arrivati a vedere chiaramente che cosa è successo dentro la classe operaia dopo Marx " editoriale (Mario Tronti, Operai e Capitale, Einaudi, p. 263). Ma il « marxista dimezzato » ( per servirmi cli un 'espressione di Minucci usata a proposito di Tronti), cosi come è apparso alla ribalta negli anni sessanta, in diretta contestazione con la fraseologia democratica e populista del movimento operaio organizzato, armato di parole « vergini » come classe operaia e rivoluzione, operava già in una dimensione esterna al « terreno dell'iniziativa politica », in « una scissione tra teoria e prassi » che sottraeva jJ suo discorso a ogni immediata verifica, « sino al punto di postulare una rivoluzione tutta teorica », del tutto estranea ai processi in atto nella realtà. Negli anni della ra• zionalizzazione capitalistica, dunque, del perfezionamento e dell'irrigidirsi del capitale, che estendeva minaccioso il suo dominio dalla fabbrica alla società tutta ( io una, sia pure ancora embrionale, tendenza a conciliare « nella sfera dei comuni » le proprie contraddizioni), all'interno della sinistra italiana si « sbloccava » una tendenza che, sgombrato il discorso politico dalle mistificazioni correnti sulle identificazioni del Partito con la classe, risaliva alle « origini » ( ai testi dei fondatori del marxismo), ritrovando, immediatamente, un collegamento strutturale con la rivoluzione, proprio quando ogni possibilità di rivoluzione sembrava estinguersi nella realtà delle cose. Il punto di vista storicistico, che aveva innestato il marxismo sulla tradizione del pensiero democratico, inviluppan• dosi in una visione chiusa, nazionale, della lotta di clas- -1

,e all"inlcrno della ,lc»a ,cola-lica del Partilo. cercava affanno,amcnlc di conser\'are la sua pretesa egemonizzante sull"« intera dialettica del reale"· Anche sdoppiandosi, con la morte di Togliatti, nelle sue due anime, cementate peraltro insieme dall"opportunismo politico, della rigida chi11,ura tradizionalistica o dell'apertura indiscriminata al nuovo. rimaneva inalterato il suo carattere « ideologico » universalizzante. La classe operaia, alla testa del procc,;,o storico. continua,·a a portare avanti ( nella pace e nella democrazia) i « rnlori n lasciati cadere dalla borghc,ia. senza che neppure piu fosse presupposto un « passaggio di poteri " da una clas e all'altra. Ritornava attuale ( senza che peraltro fosse giustificata da prossime, ,·isibili scadenze rirnluzionarie) la polemica di Le11in nei confronti dei teorici della II lnternazionalc: « Si può dire in generale che la tendenza a eludere il problema dell"attcggiamento della rivoluzione proletaria verso lo Stato. tendenza vantaggiosa per l'opportunismo ch'essa alimentava. ha portato al travisamento del marxismo e alla sua completa degradazione >>( Leo i11, Stato e Rivoluzio11e). In campo internazionale. !"estendersi dei fronti rivoluzionari e la loro martellante compressione da parte dei ,, gendarmi del mondo ». gli Stati Uniti d'America, tesi a una stabilizzazione « guerreggiata n dello status quo coesistenziale (di cui il conflitto vietnamita continua a rappresentare. in una coralità di ripercussioni politiche, il dramma piu cristallizzato), e la spaccatura che nel mondo comunista apriva il dis idio cino-sovietico, facevano avvertire pii'1 acutamente la necessità di un collegamento « internazionalista » della lotta di classe. 2 Si pos 0110 « isolare » tre tematiche fondamentali, • poste al centr,o della discussione politica e cullurale, che sorte in contestazione di un marxismo ufficiale « degradato » a difendere ottimisticamente il « corso della storia », hanno ristabilito, in modo spesso contradditorio, unilaterale, stimolante e provocatorio, almeno in sede teorica, un rapporto di negazione con la società capitalistica. 21) . La tematica detr« alienazione» polarizzata intorno ai marxiani manoscritti del '44. La concezione del giovane Marx di « una vita umana alienata n e del comunismo come « negazione della negazione, come appropriazione dell'essenza umana, che si media seco stessa attraverso la negazione della proprietà privata », non respinta, anzi accolta favorevolmente entro certi limiti anche dall'ottimismo dell'ortodossia marxista, e dopo il « disgelo » affiorata negli stessi paesi socialisti, riacquistava una carica esplosiva proprio in rapporto al « congelamento >> della situazione mondiale. « L'alienazione della vita umana resta, e resta un'alienazione tanto piu grande quanto piu si abbia coscienza di essa come tale: se può essere consU1uata, lo è soltanto mediante il comunismo messo in opera >>( Marx, Opere filosofiche giovanili). La mancanza di 1·eali prospettive rivoluzionarie all'interno dei pae i a « capitalismo sviluppato » acutizzava la coscienza dell'alienazione ( pietrificando l'« inversione nell'opposto »), e mitizzava il « comunismo >>. A questo nucleo originario marxiano si aggiungano i supplementi della critica alla civiltà di massa al suo piu alto stadio di sviluppo ( di cui l'Italia del neocapitalismo cominciava a offrire un pallido riflesso), per cui il giovane Marx, mediato con Freud, aveva fornito gli strumenti per una diagnosi, ma non piu la fiducia nelle capacità eversive della classe operaia ( come in Adorno e in Horkheimer). Non è ancora possibile oggi valutare l'estensione e la profondità dell'influenza di un altro pensatore introdotto negli anni sessanta in Italia, il Marcuse, i cui libri, Eros e civiltà, Ragio11e e Rivoluzione, L'uomo a una dimensione, esasperano fino alla parodia i termini di que la tematica. li discorso su una « futura, possibile integrità dell'uomo», quale quello portato avanti in Italia da Franco Fortini, io polemica sempre piu stridente con l'ufficialità istituzionale ( sia politica che culturale), è servito, almeno io un primo momento, a sorreggere la formazione di gruppi e riviste « clandestine » tese a una erosione dei margini offerti dal

sistema a una problematica ancora oscillante tra il polo politico e quello culturale. 2) . La tematica del discorso politico rigoroso fondato sia su una rilettura dei testi classici del marxismo, da opporre alle interpretazioni accademiche e revisioniste, sia sulla concezione di una nuova strategia classista « particolaristica », da opporre alla strategia populistica ( tendente a limitare l'azione politica della classe operaia dentro il dettato della costituzione democratica e repubblicana) dei partiti operai. Bisogna subito precisare che tali iniziative non sono uscite da un àmbito puramente sperimentale. Se dalle analisi dei Quaderni Rossi ci è pervenuto un quadro convincente della trasformazione della classe operaia nel quadro della razionalizzazione capitalistica, e da Classe Operaia ( in polemica coi Quaderni Rossi) la essenza immutabile della lotta di classe, dell'antagonismo operaio in una dimensione astrattamente strutturale, nonostante il collegamento col soggettivismo e volontarismo leninista, nessuna risposta è stata tuttavia data a un che fare che riesca a spezzare lo strumento del Partito quale organo di opposizione istituzionale e incominci a organizzare la classe nella sua autonomia rivoluzionaria. 3) La tematica di una strategia rivoluzionaria scaturita dal dissenso cino-sovietico, acutizzatosi in questi ultimi tempi in rapporto alla Rivoluzione culturale. Ma i nuovi gruppi stretti attorno a qualche foglio dissidente ( Nuova Unità, Il Comunista, Rivoluzione Proletaria, ecc.), nella loro adesione incondizionata alle tesi cinesi, non sono tuttavia riusciti ancora a liberarle dalle incrostazioni del mito staliniano ( col qua• le vengono spesso sovrapposte), e farne uno strumento adeguato alla nuova situazione rivoluzionaria. Ancor meno incisive risultano le posizioni di « quelli che vogliono stare nel mezzo » ( La Sinistra, Falcemartello, Bandiera Rossa, ecc.), che in una tentata conciliazione del dissidio ciao-sovietico in una « terza via », perdono ogni capacità di giudizio ( e di scelta) sulla portata delle differenziazioni in atto nel « campo socialista ». « Il loro grande sogno è di unire tutto ». Mentre oggi quella che va sottolineata senza riserve è la coerenza del Partito Comunista Cinese nella sua lotta contro l'imperialismo c il revisionismo. 3. Oggi, come ai tempi di Lenin. c'è un solo interrogativo a cui ancora non è stata data risposta: che fare? AUa critica d'opposizione ( incorporata nel sistema ed esercitata fino alla nausea) non è seguita nessuna rottura, nessun salto nell'azione rivoluzionaria. Tutti si possono permettere di pensare, di criticare, di sognare nell'Italia di oggi. Segno che il capitalismo si rafforza. e non ha piu motivo di temere « quelle parole convenzionali che, al pari dei nomignoli, sono legittimate dall'uso e diventano quasi dei nomi comuni " ( Lenin, Che fare?). Il marxismo non è piu una guida per l'azione. E' diventato un mero esercizio letterario. C'è il collegamento potenziale con la rivoluzione, la contraddizione insolubile annidata nelle maglie del sistema, ma ancora fideistico, riposante su una incrollabile fiducia nella « bontà » delle ragioni rivoluzionarie. Quasi equivalenti al cinismo dei partiti operai organizzati nella loro disarmat.-1 ingenuità, dall'accademia della protesta alla rozzezza del s<:ttarismo, i discorsi politici naufragano nelle secche della « complicità " dei gruppi minoritari, nel legame quasi libidico che ne tiene vincolati i componenti alla magia dj qualche dogma, di qualche parola d'ordine logorata dalla inadempienza. Rivoluzione, classe operaia, partiti. Quale realtà corrisponde a queste entità astratte? II comunismo sta forse ritornando lo spettro del vecchio Manifesto? O sono queste entità astratte lo spettro del comunismo che si aggira per la vecchia Europa? Tiziuoo Salari -3

zibaldone Il "Marat -Sade,, di Weiss I 1 .lfarat- ade di Peter \\;'eiss è staio critlo Ira il 1963 e il '64 e rappresentato per la prima volts allo Schillcr-Theatcr cli Berlino il 29 aprile 1964. cU"evoluzione dello scrittore questo dramma costituisce una tappa intermedia. Oggi Peter Weiss è noto per il suo impegno politico, non solo di scrittore ( dopo L'Istruttoria ha composto un· opera teatrale sulla re islenza al dominio portoghese in Angola e ora ne sia scrivendo una ul \"ietnam) ma anche di membro attivo del Tribunale Rus ell per i crimini di guerra americani. Tuttavia i libri autobiografici - Congedo dai genitori, già uscito in italiano, e Punto di fuga. di prossima pubblicazione - ci rivelano che durante e subito dopo la guerra Weiss si precluse ostinatamente a ogni presa cli posizione politica. Era troppo occupato dai problemi personali - la rottura con il mondo borghese da cui provenirn, raHermazione della propria vocazione artistica - per ,cntirsi solidale con rumanità in lolla o anche ,oltanto con i suoi fratelli ebrei che morivano ad Auschwitz mentre egli e ne slava al sicuro a Stoccolma. Agli amici che lo rimproveravano per questo assenteismo egli opponeva il proprio bisogno cli liberazione individuale, a chi lo c,ortava a leggere Marx risponde,·a leggendo Hamsun o llcnry )1iller. olo piu tardi, una volta superata questa fase, ritrovata la propria libertà e verificata la propria vocazione, \Veiss ebbe quc~to impegno politico a scoppio ritardato che ne (a una 4figura pressoché unica nel panorama delle lettere contemporanee. li Marat-Sade si situa quindi all'incrocio tra i due periodi, il dibattito qui messo in scena è quello che si stava svolgendo nell'animo stesso dell'autore. Sade è il portavoce dell'individualismo anarchico. Marat quello delr a cesi rivoluzionaria. Questo carattere eminentemente ideologico determina la forza e insieme i limiti della opera. Essa mantiene solo fino a un certo punto la promessa del titolo, poiché da questo ( La persecuzione e lo assassinio di Jean Paul Marat, rappresentati dai filodrammatici dell'ospizio di Charenton sotto la guida del marchese di Sade) ci si attende una narrazione che non ha luogo. Per trenta scene vediamo Marat nella vasca e la Corday pronta a pugnalarlo. Questa staticità è deliberata, poiché a Weiss interessa appunto solo il conflitto ideologico. non la storia in sé. Dal punto di vista teatrale essa sarebbe quanto mai negativa se non fosse spezzala dai vari slraniamenti introdotti. In primo luogo si traila di « teatro nel teatro » poiché l'assassinio di Maral è rappresentato da una compagnia di allori improvvisati. Quindi il nostro interesse non va tanto ai personaggi quanto a coloro che li incarnano. Il fatto poi che costoro siano pazzi del manicomio di Charenton costituisce il secondo elemento dinamico: allori di questo genere non possono immedesimarsi del tulio nella parte, spesso essi la dimen-

ticano e si rivelano quali sono. In particolare la Corday è una maniaco-depressiva e Duperret un erotomane. Si aggiunga che Sade è il regista dell'allegra compagnia - un regista che approfitta della sua posizione intervenendo quando vuole e facendosi addirittura frustrare dalla Corday - e che al di sopra di lui sta il direttore del manicomio, Coulmier, che richiama spesso all'ordine aiutato da robuste infermiere. Infine c'è lo sfasamento temporale. La recita avviene in epoca napoleonica: gli av\'enimenti sono quindi abbastanza vicini per essere ancora scottanti e perché gli attori possano o tratti immedesimarsi nelle loro parti ed esprimere sentimenti giacobini; d'altra parte la rivoluzione è finita, il suo risultato è la dittatura napoleonica, di cui Coulmier è il fedele rappresentante, sicché ogni entusiasmo rivoluzionario appare insieme anacronistico e sovversivo e viene aspramente rin. tuzzato da Coulmier. Questo sfasamento temporale è lo unico elemento teatrale che ha anche \'alore ideologico. Specie nella prima redazione, che culmina\'a nell'apparizione dell'immagine della morie "estita da Napoleone, si insisteva sulla dittatura sanguinosa di costui e sulla sconfitta della rivoluzione. Sade vedeva chiaro fin da principio, i tribunali rivoluzionari non avrebbero instaurato lu ragione, anzi sarebbero servii i a portare nuova sch iavitu e nuova morte. Nella seconda redazione, essendosi Weiss ulteriormente avvicinato alla posizione di Mara!, questo particolare è stato soppresso, e nella confusione finale domina la voce di J acques Roux che grida : « Quando imparerete a vedere / Quando riuscirete finalmente a capire ». L'epoca napoleonica è vista dunque ora piu come un riflusso temporaneo che come il fallimento della rivoluzione. Questa complicata tecnica drammatica la dell'opera la faticosa ricostruzione di una parvenza di illusione scenica attraverso cento elementi che la negano. E' un caso particolare della moderna dissoluzione del dramma. Ci si può chiedere se in questa dovizia di mezzi, tra svenimenti e flagellazioni, urla e fischi, non venga messo in ombra sulla scena proprio l'essenziale, e cioè il conflitto . ideologico che sto a cuore a Weiss. Il dramma fatto per essere letto non coincide con quello fatto per essere rappresentato, anche se entrambi reggono bene. lo realtà il conOitto ideologico è altrellanto povero e I ineare quanto il motivo drammatico dell'assassinio di Marat, è una ripetizione della medesima situazione. e da esso non può scaturire una vera dialettica. Non si traila soltanto della irrcducibilità delle posizioni. Certo. Weiss ha preso due casi estremi. Nella Morte di Danton Biichner aveva configurato un eonOit10 all'interno della rivoluzione, cruello tra girondini e giacobini. Weiss, prendendo da una parte Sade, cioè la riduzione all'assurdo dell'epicureismo girondino, e dall'altra Marat, visto come a\"versario di Robespierre da sinistra e precursore del socialismo, ha teso al massimo l'arco dell'opposizione. In un certo senso entrambi i protagonisti sono al di fuori della rivoluzione mentre in Biichner erano entrambi al di dentro, cioè il con{Jilto storico reale si trasfoma in un conflitto simbolico, ciò che del resto è soltolineato da tulle le procedure ~uaccennate e dal fallo stesso che Sacle è un antagonista puramente immaginario, che durante la ri\'oluzione s,•ol- ~e un ruolo del tutto oscuro ed effimero. Quel che dà al dialogo tro i due il carattere di un dialogo tra sordi non è dunque tanto il divario delle idee, quanto il fatto che esse sono destinate a priori a non misurarsi con l'azione: Marat, oltre a essere rappresentato in punto di morte, è ideologicamente al di là degli avvenimenti rivoluzionari, mentre Sade se ne distoglie e ne contesta il significato. Entrambi sono « scribacchini », teorici puri, intellettuali. Di qui l'astrattezza del loro contrasto e insieme la possibilità che continuino a monologare l'uno davanti all'altro. Certo, se il loro contrasto non si verifica nell'azione, esso è purtuttavia fondato su una azione possibile. Dal poscritto di Weiss sullo « sfondo storico » del dramma risulta che Sade è concepito come un equivalente del « moderno rappresentante del terzo punto di vista », poiché egli è « convinto della necessità della rivoluzione » e le sue opere « sono un unico attacco o una classe dominante corrotta », però « rifugge dalle -5

mi,urc di ,·iolcnza dei seguaci del nuo,·o ordine» e quin• di ,ta in equilibrio instabile « tra due scranni ». Qui non ci interessa se questa concezione di Sadc sia o meno vera, rimportantc è che per Weiss egli è evidcutemcnte il pro• tot ipo dell'intellettuale uon impegnato ( il Weiss prima maniera) mentre i\Iarat è quello dcll'intcUettualc impe• gnato, che ~e non agisce egli stesso esorta e sprona alla azione. e questo implica una presa di posizione iu fa. ,·ore di ì\larat, confermata da quanto sappiamo di \Veiss, nondimcuo l'impres,ione generale che dà il dramma, DO· no,tanlc le modifiche della seconda redazione, è che Sadl! è- ,upcriorc a ì\larat, l'intellettuale-spettatore aU'intelletlualc impegnato. Tale superiorità è fondata, piu che sugli argomcnt i o sul decorso ciel dramma, sulla sua stessa truttura . .\Icntrc infatti Marat e gli altri souo insieme attori e personaggi, Sade è l'unico (se si prescinde da Coulmicr e dal personale del manicomio) che rappresenta se stesso e oltanto se stesso, e quindi si trova in una posizione di forza che Marat non ha. Egli è anche l'unico che. nella scena della Oagellazione, traduce temporaneamente le sue teorie io realtà, e lo fa proprio quando lè esprime nella forma piu esa perata e brutale. Per un momento sembra che il dramma eia leggere e il dramma da vedere coincidano, ciò che peraltro avviene solo in una convulsa atmosfera propriamente « sadica ». Comunque ia, che lo spettatore esca con la convinzione che ha ragione Sade o ì\1arat, o che il conOitto è insolubile, rcssenziale è che questo viene ridotto a parte obiecti all'opposizione tra sistema rivoluzionario totalita• rio e rivolta individualistica, a parte subiecti all'impegno o al disimpegno dell'inteUettuale. Basta confrontare con Biichncr per vedere come in costui il conflitto ( anche ideologico, non solo politico) fosse assai meno astratto e intellettualistico, o b11sta leggere il capitolo dedicato a Sade nella Dialettica dell'illuminismo di Horkheimer e Adorno per accorgersi come dal divin marchese si potesse tirar fuori molto di piu. Tuttavia questi confronti fanno torto alle intenzioni di Peter Weiss. La riduzione del conf.litto corrisponde alle radici autobiograCiche dell'opera, a 6loro volta immerse nell'humus di una determinata situa7.ione che è poi quella degli intellettuali tra le due guerre. \Veiss non voleva scrivere un dramma sulla rivoluzione francese, né su Sacle, ma rappresentare le aporie dell'intellettuale di Cronte alla rivoluzione russa e ai suoi sviluppi. apolcone, che fa rientrare la rivoluzione nel suo alveolo e trasforma il sogno di Mara! in una dittatura burocratico-militare, sta per Stalin. Si può osservare che questa problematica ( se mai è stata valida nella forma che assume in \Veiss) è ora intrinsecamente invecchiata nei paesi capitalistici avanzati, dove lo sviluppo delle forze produttive permette di contemplare prospet1 ive rivoluzionarie non repressive e statolatre, e, come mostra l'esempio cinese, non è inevitabile, nemmeno nei paesi sottosviluppati. Anche il suo riflesso soggettivo, e cioè l'impegno degli intellettuali, non si presenta piu nello stesso modo. L'abolizione del margine di libertà dell'intellettuale di fronte alla società, l'impossibilità della sua pretesa cli essere freischwebend ( per dirla con Mannheim) ai di sopra di essa e dei suoi contrasti di classe, rende futile sia il gesto con cui si afferma questa libertà, sia quello con cui la si sacrifica, sia il disimpegno che l'impegno. L'intellettuale può essere utile alla causa della rivoluzione solo riconoscendo l'identità della sua situazione con quella della generalità degli uomini e impegnando la sua intelligenza ad analizzare questa situazione e u partecipare al suo possibile rovesciamento. In questo senso Weiss è arretrato anche rispetto a Brecht, che di tutto ciò aveva già chiara consapevolezza, e si ricollega piuttosto alla drammaturgia espressionista e alla tematica surrealista, come si potrebbe mostrare anche attraverso la analisi formale. Tuttavia il fatto che il suo dramma suggelli piuttosto la conclusione di un'epoca che non l'inizio di una nuova, non ne infirma l'interesse. Tra i contorcimenti dei pazzi di Charenton si vedono guizzare un'ultima volta e annullarsi a vicenda sia la dubbia soddisfazione dell'intellettuale di vivere io una gabbia di matti come lui, sia la sua pretesa di incarnare l'inflessibile ragione rivoluzionaria. Peter Weiss grazie al ritardo

con cui ha sviluppato in sé questi problemi, è riuscito a rappresentarli nel loro crepuscolo meglio di altri al loro zenit. Certo, questa sua scoperta postuma del pathos dell"impegno gli rende difficile di andare oltre: l'Istruttoria, nonostante l'economia dei mezzi impiegati, ci sembra un prodotto insieme piu pretenzioso e meno efficace del polpettone del ben piu mediocre Hochhuth, che proprio nella sua mediocrità ha potuto affrontare il suo compito senza preoccupazioni intellettualistiche. Tuttavia, anche se sia « Marat » che ,, Sade » dovrebbero essere defunti, meglio comunque muoversi da Sade verso Marat, come ha fatto Peter Weiss, che viceversa, come sta facendo buona parte di quegli intellettuali tanto impegnati alla epoca in cui Weiss si entusiasmava per Henry Miller. Cesore Cosee Nota bibliografica. Le due opere autobiografiche di Peter IPeiss, Congedo dei genitori e Punto di fuga (rispettivamente 1965 e 1967), sono state pubblicate dall'editore Einaudi nella collana « la ricerca letteraria». Sempre presso Einaudi è rinvenibile L'istruttoria ( adesso in edizione economica, L. 800) nella « collezione di teatro» ove sta per uscire la traduzi.<me del Marat.Sade ( di cui, al momento, è disponibile, al pre:.u, di Jr. 8 50, un'edizione francese, Paris, Aux Editions du Seui/, 1965). La morte di Danton di Georg Buchner, assieme al celebrato Woyzeck e a Leance e Lena, fa parte del volume ristampato dall'editore Adelphi in paperback ( Georg Buchner, Teatro, Adelphi 1966, L. I 200). « Crede che la lettura di Sode possa essere pericolosa per un gior;ane? ,,, hanno e/desto allo scriuore canadese Homerus S. Zweilag ( nel corso di una piacevolissima intervista apparsa sul n. 1 di Playmen). u Penso che qual.siasi lettura intelligente possa essere pericolosa per un giovane. E quindi penso che è auspicabile che i giova,ti leggano anche Sade ». Autore che resta, nonostante tutto, inferiore certo a Hegel e Lukacs ( come ribadisce con. gustosa costru:ione an.- ti/rastica lo stesso Cases, in Difesa di <e un » cretino, su Quaderni piacentini n. 30) m.a la cui immagi,te è sostituita i-roppo spesso con quella di Sadik, « la sua versione fumetti,tica ». Pre,so Ga/limard è u.scita in edi:r.ione tascabile ( nella Collection « ldées ») un utile volumetto di Gilbert lely, co,u:emente la vita e le opere del divino rnarche3e. Segnaliamo inoltre il numero di Tel Quel ( n. 28, 1967, con articoli di P. Klossowski, R. Barthes e altri) nonché il piu recente libro di Georse• Bataille, La littérature et le mal, apparsa ru,lla citata collezione di Gallimard. Il romanzo poliziesco in Francia: San Antonio e Japrisot Per il lettore francese, il romanzo poliziesco in Francia è in gran parte il romanzo poliziesco americano ( o inglese) tradotto. ( Preciso immediatamente che sotto la denominazione generale « romanzo poliziesco » comprendo anche i romanzi di spionaggio: le distinzioni verranno piu tardi.) Il romanzo anglo-sassone si trova nella celebre « Série Noire )) di Marce! Duhamel ( edizioni Gallimard) per quanto vi si faccia posto agli autori francesi, e in altre collezioni egualmente in vista; inoltre, le riedizioni a forte tiratura dei « classici >> del genere in libro tascabile concernono soprattutto autori anglo-sassoni ( Aga• tha Christie, gli Sherlock Holmcs, Roy Vickers, Charles Williams ...). E infine, naturalmente, i Bond, un po' an. simanti. Per quanto concerne la produzione in lingua fran• cese, si stampa e si ristampa sempre con estrema regolarità la produzione Simenon, di cui tutto ciò che si può dire è che è regolare e di qualità costante. Si trova ugualmente una continuità di altrettanto buona ( o cattiva) lega nella produzione di Jean Bruce - morto qualche tempo fa, ma la cui moglie continua a scrivere le avventure d'OSS 117 -, nella produzione di Paul Kenny ( avventure di Coplan) -, in quella rii Boileau-Narcejac; tra i nomi da citare, bisognerebbe menzionare anche J osé Giornnni, da cui il cinema ha tratto tanto, Auge Bastiani, Viard e Zacharias ( questi ultimi due specializzati in un genere divertente: la riscrittura in termini di romanzi polizieschi dei grandi classici : l'Iliade, Amleto, Lorenzac. cio), Yvan Audouard ... Ma i due autori piu interessanti, a mio avviso, della -7

produzione francese di romanzi polizieschi sono San Antonio e Sébastien Japrisot. Son Antonio Frédéric Dard è uno scrittore prolifico, di un livello medio assai basso, che ha scritto anche per il cinema ( in particolare i copioni di alcuni film di Robert llossein) e il teatro ( in particolare il Grand-Guignol, oggi scom1,ar,o, teatro specializzato nelle opere di spavento e di orrore). Sotto lo pseudonimo di San Antonio. è l'autore di una sessantina di libri io cui il « commissario San An• tonio n racconta le sue avventure in prima persona. Queste storie vanoo dal romanzo poliziesco classico al romanzo cl'avventure o di spionaggio. quest'ultimo seguendo IP fluttuazioni del genere: io periodo di guerra fredda, le spie sono i malvagi Russi; dopo la coesistenza, il manicheismo è generalmente lasciato da parte. Non sono gli intrighi di questi romanzi a meritar~ il nostro interesse - generalmente più o meno ben legati, con degli attacchi che fanno prova di una preoccupazione assai limitata di verosimiglianza, senza per questo avere i meriti di una immaginazione delirante. I personaggi principali sono già piu interessanti: si tralla dello stesso San Antonio. commissario « speciale n incaricato delle inchieste più diverse cosi come delle missioni di spionaggio o di contro- piooaggio, coo un bel disprezzo delle realtà beo tramezzate dell'ammioistrazione francese, celibe, individuato una volta per tulle io uo 'età imprecisata fra i trenta e i quaranta, gran bell'uomo, che sempre ce l'azzecca, con le donne, cuore tenero tuttavia, cavalleresco, vive con la mamma che idolatra. li suo superiore, naturalmente denominato « il Vecchio n, con tulli i tratti caratteristici di questo tipo di personaggio: cinico, onnisciente, ecc. I suoi assistenti, e qui siamo già in un àmbito meno convenzionale, Pinaud, che rassomiglia fisicamente al vecchio funzionario unto e bisunto quale lo descrive Courteline, pieno di manie, di ticchi, al limite del rimbambimento, sempre assai ripugnante - e Béru8rier, altrettanto ripugnante, ma in un senso diverso, il tipo grande, grosso, incolto, sudicio, ingordo, che pensa sempre a picchiare per strappare la conCessione. E' chiaramente Bérurier il personaggio che ha piu eccitato la verve di Frédéric Dard: poco a poco, il commissario San Antonio ha assunto difatti un ruolo secondario, il posto principale è stato preso da Béru. In questa saga, è avvenuto lo stesso fenomeno delle altre canzoni e gesta: l'eroe piu hurlesco ha preso il sopravvento, come Maciste. Parallelamente, il puLblico di San Antonio è andato spostandosi verso settori più « intellettuali n che scoprivano via via con rapimento la lingua di questi romanzi polizieschi. Cosa non negativa in sé: che tuttavia ha avuto l'inconveniente di ispirare a Frédéric Darci alcuni accessi di orgoglio di cui le sue ultime opere risentono malamente. Da quando l'universitario e scrittore Robert Escarpit gli ha dedicato degli studi entusiasti, San Antonio ha una certa tendenza a mettersi a « pensare», a esporre la sua filosofia della vita. E questa filosofia, da buon uomo e qualunquista, ingombra un po' troppo Le Standinge ( è il termine inglese Standing pronu11ziato alla francese) o L'Histoire de France. Ma, è tempo di entrare io argomento, perché il pubblico popolare come tulla una parte di lettori iotelleuuali si sono ritrovati per decretare il successo di cruesta serie dai personaggi talvolta poco convenzionali, certo, ma senza una troppo marcata originalità? A causa della lingua adoperata, essenzialmente. E' indubbiamente la ragione per cui, mentre le edicole italiane sono piene di traduzioni di Simenon o di Bruce, San Antonio non è praticamente tradouo. Tradurre San Antonio, è un compito al quale Goffredo Fofi e io avevamo pensato, un giorno di aberrazione, mellerci d'impegno - almeno una campionatura; è rimasto allo stato di progello. A prima vista, San Antonio scrive io argot. Ma bisogna innaozitullo sapere che ogni argot comprende due parti: un certo vocabolario - una parola trova, per essere tradoua, un'altra parola d'argot; la scelta di questa parola d'argot potrà di per sé evocare un'immagine, voi-

gare, pittoresca o poetica, ma ci sarà una equivalenza di parola a parola - e un certo codice piu complesso, in cui una parola è sostituita da un 'espressione. Un buon linguista deve esemplificare. Proviamoci: a petto della parola « chien » (cane] posso mettere parecchie denominazioni, come « clebs », « clébard », per esempio. A petto della parola·« jambe » [gamba], posso mettere la parola « canne » [ canna, bastone] ; a petto della parola « poumon » (polmone], la parola « éponge » (spugna]. Ma anche: a petto delle parole: « avoir In tuberculose » [ avere la tubercolosi 1, le parole " avoir les éponges mitées » [ avere le spugne tarlate]. L'espressione immaginata sostituisce la parola: i polmoni di un tubercolotico sono nello stato di vecchie spugne rose dalle tarme. Si sa allo stesso modo che I'argot è io evoluzione perpetua, e che se alcune parole costantemente impiegate oggi si ritrovano in François Villon - di preferenza, del resto, sembra, le parole concernenti ciò che si riferisce alla vita sessuale - altre hanno una vita fugace che sfida la codificazione: nulla di piu deludente da leggere di un dizionario d'argot. ( C'è anche il problema degli argot specializzati, per mestiere; c'è inoltre il problema della diffusione territoriale dell'argot, che in buona parte funziona come un dialetto parigino ... ma non divaghiamo.) Ciò che costituisce il fascino di San Antonio, è che egli impiega si un argot « noto », ~a se ne inventa anche uno via via. E che l'argot da lui inventato è mescoh1to di calembours, di giochi di parole, di allusioni e di riferimenti che sfidano il traduttore - oppure bisognerebbe fare una edizione universitaria, bilingue, con chilometri di note a pié pagina. Quando avrò aggi unto che la sintassi adoperata è piu vicina a quella del francese parlRto che a quella del francese scritto, comincerete ad avere un'idea della cosa. E forse penserete ad alcuni precedenti: Zm.ie da113 le métro, di Queoeau, per esempio, o i libri, in inglese, di John Lennon, o Une rose pour Morrnion, di Christiane Rochefort, che del resto ha tradotto in francese un libro dello scrittore beatle, persino, perché no?, Gadda o Lewis CarrolJ. La differenza sta nel fotto che, già io partenza, non c'è in San Antonio volontà alcuna di sottomettere il linguaggio a una qualsiasi sperimentazione; che egli si limita a fare un cerio genere di romanzo poliziesco francese, d'argo! e pittoresco, ed è nell'andar proseguendo questo compito che ha preso gusto alJe sperimentazioni sul linguaggio, che sono la nobile denominazione dei giochi di parole. Esemplifichiamo. In uno dei primi « San A. », Passez-moi la ]oconde, si trova la seguente frase: « Un clébard blaoc. li s'était fait sucrer par une lire et il remuait encore les caones, mais il devait avoir Ics reins cassés ». Sin qui, nulJa che un buon dizionario d'argo! non possa spiegare: « Un chien blanc. Il s'était fait renverser par une voiture, et il remuait encore Ics pattes, mais il devait... etc » [Un cane bianco. Si era fatto travolgere da una vettura, e muoveva ancora le zampe, ma doveva avere le reni spezzate]. Ma San A. continua: « En le doublaot, je sentis quelque chose grincer dans ma boite à pitié » (letteralmente: Nel doppiarlo, sentii qualcosa stridere nella mia scatola di pietà]. Questo non è piu argot. Un automobilista sente qualcosa stridere nella sua « boite de vitesse » [cambio] ; il narratore, in vettura, vede questo cane schiacciato e ne ha pietà. Provate a tradurre una cosa del genere. E quest'altra: « L'homme qui se tieni devant moi est assez grand, chauve, avec des crins soigoeusement collés en travers: cheveux en long, 8 ! » (letteralmente: L'uomo che sia dinanzi a me è piuttosto grande, calvo, con dei crini accuratamente iocolJati di traverso: capelli io lunghezza, 8 ! ]. Si potrà spiegare che sui vagoni merci delle ferrovie francesi c'è stata, per parecchio tempo, un'iscrizione destinata all'utilizzazione di questi vagoni in tempo di guerra per il trasporto di truppe, che questa iscrizione, scritta collo stampino, diceva « Hommes: 40. Chevaux ( en long): 8 ! » (Uomini: 40. Cavalli ( io lunghezza): 8 ! ]. E eh 'essa è parie integrante del subcosciente di ogni Francese - quantunque adesso, questa iscrizione scompare, ancora una parie del subcosciente collettivo di una nazione che se ne va, ma per dirla -9

hrc, e: <la « che, aux " a « cheveux » non c·è che la dislanza di un calcmbour. Se ,i pensa che tulio è scritto cosi. che inollre. quando interviene il personaggio di Bérurier. notoriamente incolto, le parole sono sislematicamenlc erronee ... Ancora 1111 esempio"? A,eoltalc 13éruricr che non può pi,i u,circ dalla sua vellura perché si è impigliato nella cintura di sicurezza: è in contallo con la nalura. immobilizzalo. da due ore. e quando San Anlonio arrirn per trarlo di là. questi (San A.) comincia a ridere a crepapelle. E 13érurier urla: « T"as pa plus de eoeur qu·une tierce à piquc ! Des heures, quc j'allends, à la fraiche ! Jr m·ai mcme offcrl une génuOcxion dc poilrinc, ,i tu ,eux tout savoir ! Ecoute com me je tousse ! ;'\le ,·oilà ur le chemin des sénats et ça le fait marrer ! Q,i"est-ce que c·est quc cc bled à la mords-moi le zigomard, où que le poulels 0111 de bagnoles piégées ! Si elle aurait pris {eu. je serais cléguisé en charbon de bois i, l"heure que je te cause! C-est bathousc en cas d"aecident, crois-moi! ... " [\"a là che non hai pit"1cuore d'una scala 1 cli picche! Sono ore che aspello, al Cresco! Mi sono persino procurato una genuOessione di petto, se lo vuoi sapere! Senti come to sisco ! Eccomi sul cammino dei senati e que lo ti fa sbellicare dalle risa! Che cavolo è questo rompicazzo di luogo sperduto, ove i poliziotti hanno dei macinini con trappola! Se ave se preso fuoco, sarei travestito da carbonella nel momento in cui ti parlo! E" un bell'affare in caso di incidente, credjmi! I- Bérurier confonde evidentemente « génuOexion » [ genu[lessione l con « nuxion » ( flus o]. « énat » [ enalo] e « sana », sanatorio. « Ah - aggiungerà - je plains !es cosmétiqucs. commc Gargarisme, c1ui se laissent arrimer dans des {uoées ». Qui. vi la cio trovare. Abbiamo appena incontrato la parola « zigomard », che ci prepara un'arinoniosa transizione verso un'altra categoria particolare del linguaggio san-antoniesco, quella in cui la fabbricazione pura e semplice di termini e di esprcs,ioni prende tutta la sua dimensione: relativamente a ciò che concerne il sesso. Per designare il sesso maschile. non è San Antonio che ha inventato la parola 10 - « zigornard ». per quanto questo termine abbia numerose altre accezioni. Ma quando scrive: « Pour la rcmercier dc son hospilalité je lui fais mon échantillonage numéro 1,. Celui qui comporle le coup dc serrurier, la fleur troi,icalc et le triporteur hindou » [Per ringraziarla delld ;,ua ospitalità le faccio il campione numero 4. Quello che cvmporta il colpo da fabbro ferraio. il {iore tropicale, il triciclo indù], non crediate che queste espressioni rinviino a figure precise. E quando parla del schmilblick-fouignozo{f. che talora ortografa anche chmitzblik-fouignouzé, il conlesto indica a suUicienza di che si traila. Sul piano del vocabolario come su quello delle locuzioni composte, San Antonio si fa volentieri lirico e inventivo. Ritrova in maniera del tulio naturale il procedimento stilistico caro a Rabelais ( egli predilige che lo si paragoni a Rabelais): l'enumerazione. Ascoltatelo vantarsi di poter riprodurre, in lelleratura, ogni sorta di rumori: ccGli altri possono sempre dirigervisi, non saranno altro che dei plagiari. San Antonio sarà già passato di là. E avrà riprodollo tutto: il torrente, la tigre che si è impigliata la coda nel vostro motore, la tempesta sotto un cranio, il sonno di un ministro alla circonferenza [ circonférence] stampa di o tro Salassato re [ ,e Saigneur » anziché ,e Seigneur », ma reHetto è intraducibile perché, secondo la fonetica francese, alle due diverse grafie corrisponde un'unica pronunzia l Ha crealo la scrillura sonora, San Antonio. Egli può. con l'aiuto di un piccolo alfabeto da scolaro, riprodurre i rumori più rari come i piu quotidiani; il lamento ciel caribu in fregola. il vento tra i rami di sassofrasso, il pennello cli sapone su una gota ruvida, il martellamento del bastone cli un cieco, lo sfregamento di una medicazione che viene strappata via, l'acqua nella scarpa bucata, il parafango di biciclella sbullonato, la compressa di aspirina eHervescenle che si dissolve, il lamento dì un blenorragico dinnanzi all'ardesia del pisciatoio, le dita di una bigolla sciabordanti in un'acquasantiera, lo sterco di naso che cola lungo la pagina di un atlante di geografia, il raschiamento di un tabulo strappato dal carro funebre, l'introduzione anale: tulli i rumori vi dico! ».

Ecco tutto. San Antonio, non è geniale, è spesso scatologico, qualunquista, ma è l'esempio piu riuscito che io conosca di una esperienza sul linguaggio stesso, nello àmbito della letteratura detta « popolare "· Da ciò forse, il suo carattere di difficile traducibilità. Sébastieo Japrisot J aprisot è uno scrittore di talento che applica al romanzo poliziesco, preso sul serio e senza condiscendenza, doni di immaginazione assai vivi e uno stile di prim'ordine. Ecco un testo: « Il mio nome è Dany Longo. Piu esattamente Marie Virginie Longo. Ho inventato Danielle quand'ero piccola. Mento da quando respiro. Oggi come oggi Virginie mi piacerebbe si, ma per farlo capire agli altri, figurati! ( ... ) Sono nata in un villaggio delle Fiandre di cui non ricordo altro che un odore, quello del carbone mischiato col fango che le donne hanno il diritto di raccogliere nei dintorni delle miniere. Mio padre, un emigrato italiano che lavorava in stazione, è morto quando io avevo due anni, schiacciato da un vagone nel quale aveva appena rubato un cassa colma di spille di sicurezza. Venendo da lui la mia miopia, presumo ch'egli avesse letto male ciò che vi era stampato sopra. La cosa avveniva durante l'Occupazione e il convoglio era destinato all'esercito tedesco. Qualche anno dopo mio padre fu in qualche modo riabilitato. Conservo a titolo di ricordo, in non so quale cassetto del mio comò, una medaglia in argento, o in metallo argentato, ornata di una fragile fanciulla che spezza le sue catene come un pezzo d'uomo lo fa alla fiera. Ogni qualvolta vedo uno spezzatore di catene esibirsi sul marciapiede, penso a mio padre, non posso farne a meno. Ma non ci sono altro che eroi nella mia famiglia. Alla Liberazione, meno di due anni dopo la morte del suo sposo, mia madre si è gettata da una finestra del nostro municipio, quando le avevano appena rasato la testa. Di lei, non conservo nulla. Se un giorno racconto la cosa a qualcuno, aggiungerò: neppure una ciocca di capelli ». u Mi piacerebbe continuare la citazione, ma ci sono dei limiti; avete appena fatto un approccio di conoscenza con un personaggio di Sébastien J aprisot - per l'appunto con la protagonista di La dame dans l'auto, avec des lunettes et un fusi[ [ « La signora nell'auto, con occhiali e un fucile » l, romanzo Foliziesco 2 • Sébastien Japrisot è lo pseudonimo - formato, secondo le regole, da un anagramma - di Jeao-Baptiste Rossi, che scrisse molto tempo fa, quasi ragazzo, un romanzo assai bello, Les mal partis [cc Coloro che cominciano male»], che, cooCormerneote al titolo, non ebbe gran successo, che è lato ristampato ultimamente e riscoperto, con un prezzo coi fiocchi. Tradusse anche Salioger, il giovane Holden, col titolo L'Attrape-Coeur [« L'acchiappa-cuore » 1-e neppure questo ebbe successo alcuno, sino a quando la moda riporta Salioger alle vette della parata letteraria di successo, e ci si diede a tradurre e a pubblicare tutti i suoi cattivi romanzi e a ristampare quello che Rossi aveva tradotto. Nel frattempo, 1962. Rossi era divenuto J aprisot, i era scoperta la vocazione rlel romanzo poliziesco, r debuttava nel genere con Piège pour Cendrillon [ « Una trappola per Cenerentola "]; poi apparve, press'a poco contemporaneamente, Conipartiment tueurs [ cc Scompartimento assassini »], e, nel '66, La Dame dans l'auto, avec des lunettes et un fusi[. Tre romanzi dunque, nulla di comparabile con la verve torrenziale di San Antonio. Tre romanzi di cui due sono stati adattati per il cinema - e il terzo lo sarà sicuramente assai presto: adattamenti non disonorevoli, e nemmeno geniali. Ricordiamo di passata che il solo adattamento filmato di San Antonio è assai deludente, gli autori non avendo visibilmente osato mostrare veramente, quali li descriveva San A., Pioaud e Bérurier. Da questi tre romanzi si può trarre f.io d'ora una conclusione: J aprisot è un gran signore del romanzo poliziesco ( sapevamo già che era uno dei migliori scrittori francesi - almeno, se voi adottate le mie personali classificazioni, favorevoli a Mandiargues o Queneau, Christiane Rochefort o Georges Pérec, rispetto a Butor o Robbe-Gillet, Marguerite Duras o Nathalie Sarraute). Con -11

Piège pour Cendrillon. egli abbordava un tema piuttosto banale: il mistero dello personalità di un giovane colpito da amnesia, ma vi inoculava un certo carattere strano, malsano, che si rivelava finalmente come contras egnnto dall'omosessualità; forse si poteva rimanere un po' insoddisfatti, avendo questo romanzo « poliziesco letterario » il difetto di troppi suoi predecessori, il versante « poliziesco » vi era piuttosto deficitario. In Co1npartime11t ttieurs !"intrigo poliziesco era complicato a meraviglia e rasentava talora l'inverosimiglianza, con qualche sacrificio al realismo ( ci si presenta un assassino razionale, e il suo piano appare tuttavia un po' troppo fantasioso!) - e ci si trovavano dei « ritratti » indimenticabili come questo: « Domani andrebbe a vedere l'ispettore. ufficio 303, ter• zo piano. Direbbe semplicemente ciò che era accaduto. Che era solo, che era brutto, che era sempre stato cosi, che a Marsiglia una donna scono ciuta gli aveva detto attraverso un tramezzo che non era altro che un poveraccio, semplicemente, cosi. perché lei aveva un piacere folle a fare certe cose di cui lui credeva. Dio sa perché, che le donne le facessero solo per dovere o per denaro. Che in séguito aveva camminato per delle ore, e che aveva persino pianto su un sedile, Dio sa dove, nella not11: cli Marsiglia, pianto con singhiozzi, come altre volte. Che lui non aveva mai compreso nulla della vita, della parte che divertiva tanto gli altri e di cui avevano, loro, capito le regole. Dio sa come. Ed ecco, era salito su un treno di notte, che tutto gli sembrava nuovo, ·speciale', che una donna bruna gli aveva mostrato le sue ginocchia nel voler discendere la propria valigia, per prendervi un tubo di cachet d'aspirina, di cui non si era servita. Che aveva finito col persuadersi, povero salame, che l'aspirina non era che un pretesto, una maniera di iniziare la con- , ersazione. Che lei era bella, piu bella di qualsiasi donna lui avesse mai accostato da cosi vicino. Che era tanto vicina che lui aveva potuto sentire il suo profumo, scorgere in dettaglio il fermaglio della sua collana di perle. Che questa collana gliene ricordava un 'altra che a dire il vero non aveva mai visto. E che in questo momento, mentre lei era affacciata alla finestra del treno, e parlava 12 - I I ridendo di Dio sa che, perché lui non capiva mica, aveva mostrato di non conoscere le regole, di non essere nitro che un poveraccio ». Ma J aprisot ha raggiunto tuttavia il meglio della sua forma con La dame dans l'auto, avec des lunettes et un fusil. Prima di parlarvi del romanzo, guarda un po', voglio citarvene ancora un brano: « Avevo quaranta minuti di ritardo quando ho raggiunto la Gare Routière, dopo aver domandato la rotta a tutti i passanti che per poco non avevo schiacciato sui marciapiedi. I Marsigliesi sono dei tipi a posto. Innanzitutto non vi insultano piu degli altri, se cercate di sopravvanzarli, ma inoltre si prendono la briga di guardare il vostro numero di immatricolazione, e quando vedono che siete un 75, si dicono che evidentemente non si deve pretendere troppo da voi, si battono la tempia con l'indice, e cosi, senza malvagità né rancore, soltanto per fare ciò che va fatto, e se in quel momento voi dichiarate 'Sono perduta, non ci capisco nulla della vostra città schifosa, ovunque un fottio di stop che mi vogliono del male, e io cerco la Gare Routière a Saint Lazare, ma esiste davvero?' vi compatiscono, se la prendono con la Buona Madre della vostra sfortuna, si ammucchiano in una dozzina a fornirvi le informazioni, prendete a destra, e poi a sinistra, e quando arriverete sul posto, dove c'è l'arco di trionfo, attenzione al filobus, sono degli assassini, la sorella della moglie di mio cugino vi si è stampata contro e adesso è stampata sulla tomba di famiglia, e trovandosi al cimitero di Canet è troppo lontano per portarle dei fiori ». Bisognerebbe citare tutto, ancora un campione, ma il troppo stroppia. La Dante ... è assai vicina a quello che ,, per me il romanzo poliziesco perfetto - quello che costeggia il fantastico senza inoltrarvisi completamente, per riferirmi ai classici, i grandi J ohn Dickson Carr -: un tale si trova preso in una situazione da incubo, tutti gli affermano cose che sa esser false - ma si, quella notte eravate in quel tal luogo - e se il sospetto di una macchinazione ordita contro di lui lo sfiora, un attimo di riflessione gli mostra che questa macchinazione nou può essere stata preparata. Alla fine tutto si sbroglierà,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==