giovane critica - n. 14 - inverno 1967

z.ioni di T .. del rc~to comune ai rivoluzionori della sun generazione. \'iene io mente ( lo ~i legge nella /ntrodu:iouc alla « torio u del Korolenko, io ROSA Lu~EMB0UKG, critti scelti a curo cli Luciano .\modio, ~liiauo, Edizioui Avauli !, 1963, pp. 527-541) il cenno, che non 5piacerebbe al ;\luscctta, di Ro~a Luxembou.rg al l\looti, poeta ricco di (<talento» che singbiozuna « nell'orecchio ciel nuovo vin. citorc con armonie di usignolo)). E viene io mente, ma l'antitesi è troppo facile, Kruscc, che nel dare il benvenuto, anni fa, a Giulio Einaudi. indica,a t.:ome a.!!pCltOcaratteristico - assieme nlla musica cli \'erdi - del no:,lro paese e della nostra cultura, il mare di Napoli (il le.,lo ,enne pubblicalo su llinascita). s Que,te ultime due rra~i celano una c,,idcntc, e salutare, contraddizione: che la cultura cli --ini~trn ha pagato assai cara. E' o,•vio che Céline non « i:o..ticne >• alcun « ordine esistente» e non è. in nessun i:cn~o. « alleato,, di Poincaré e che invece l"intensità artistica ed umana del suo rifiuto e della sua dispernziooe « suggeriscono >> ad un leuore capace delle nece~,arie mediazjoni ( l'unico per cui valga la pena ~cri,ere) In neces...i.t.à di un a, venire «armonioso» in cui l"uomo non ~ia dannalo dall"uomo. In Célinc. è , ero. questa contraddizione si aggra, a facendosi macroscopica dal momenlo in cui si mette a frequentare i boia nazisti e a rivolgere loro prediche razziste (il processo comunque non rhelò colpe mortali; probabilmenle si adclice a Céline quanto Orieu La Rochelle scriveva di se stesso, ormai alla soglia del ~uicidio: (< Non mi sono mai sporcato le mani: soltanto i piedi » ). Tuttavia Vichy e Hitler sequestravano scrupolosamente i libri di Céline, dimostrandosene ancduli lettori. Valga per tutte questa testimonianza cli llogcr Vailland ( ne Le Nouvel Observateur n. 15, 1965): « Ilo rapporti siugolari con Céline poiché ,ni accusava di aver voluto a~~ai;.,;;;inarlo... Effellivamente. durante l'occupaz:ionc, avevamo pro. gettato, con alcuni résistants. tra cui J.-F. Rolland. un colpo che, se fosgç riu(:cito. auebbe liquidato il gruppo di denunciatori del 4Sooo o,•unquc'. Sapcvnrno che si riunivano tutti i mercoledi sera in un edificio dell"avcnue J unot. a \1onlrnartre, ove anche noi avevamo una ~buca per lettere'. Alla loro uscita, verso le undici, li ilV"remmo fatti fuori con la mJtragliatrice. AUa fine abbiamo rinunciato a] colpo perché c'era Céline tra di loro. Voi capite, per quanto fosse stato egli ste~i:o un denunciatore (ma senza dire nomi), era uno scrittore. un autentico scrittore n. Testimonianza particolarmente interessante perché fornita da un uomo a sua voha contraddittorio e ambiguo, il cui Eloge de la politique, scritto a dolorosa ma virile conclusione di una vita, allesta però chiaramente come tal.i ambiguità fossero in gran parte da ricondurre alla sciagurata condotta del Pcf. 5 Il cattolico e conservatore accanito Barbey d' Aurevilly avrebbe dello: lo allendono i piedi della croce o un colpo di pislola ( azzeccando in entrambi i casi, Baudelaire e Huysmans). La profez..ia cli T. invece è da considerarsi fallita: Célinc affonderà sempre piU nelle tenebre ma do queste tenebre ricaverà un Libro porlcntoso come t.fort à crédit 78 - e la ricCll produzione degli anni successivi alla guerra che merita perahro discorso diverso - non opposto. Appare perciò fin troppo scoperta la << tcnclenziositò » dello scritto di JEAN OUBUPFET (non a caso proposlo al lcllorc ilaliano, ne Il Verri n. 21, 1966, da llcnolo Barilli\ con la sua contrapposizione, a vantaggio dei primi, degli scrilli del dopoguerra da un lato e del Voyage e di Mori à crédit, che « rendono ancora in parte omaggio al rituale del romanzo classico •. dall'altro. I Ire quarli dello scrillo dj Dubu!fet sono da condividere. ma non il suo nocciolo, consistente nell'amputare l'opera di Célinc dei suoi e( contenuti >• ( per dirla volgarmente: e cioè la Francia e l'Europa di quegli anni drammatici: con quei tipi lerci e quell'inferno di soli1udinc e di ,,iolenzn). La lingua di Céline (il parlato dalla straordinaria incisività e comunicatività) gli consente di sbrigare « con un gioco dt mano, in una mezza riga, quel che il pensiero analitico, con i suoi piedi di piombo, non riesce a enuncian·i in un intero volume ». D'accord.issimo, in linea di massima, salvo ad accellare la smentita di autori altrettanto grandi pur nell'usare un <( pensiero analitico n. D'accordo anche con quanto segue: Céline adopera le parole « come fanno i giocolieri con i cappelli, le uova, i fazzoletti - in un'ottica completamente diversa da quella di indossarH, di berli o di soffiarsene il naso. Soltanto a pallo di usare le parole in questa maniera si può fare della loro tastiera uno slrumcnlo atto a trasmettere un pensiero ca]do e pungente»- Ciò sconvolge le consuetudini e le convenzioni della casta domJnantc. La ccSignora n sa che coniugando i suoi congiuntivi « non mancherà cli travolgere io un terrore reverente il fontaniere che ripara il ru• bincllo. Anche quando la signora non ha soldi per pagare la riparazione ». 11 cinema italiano, tanto « democratico » da rasentare l'utopia (come si conviene all'induslria scalcagnata), direbbe che la « Signora ,,. tutto al contrario, si porta il fontaniere a letto. Comunque è assai verosimile che oggi la « Signora » si rivolgerebbe al fonta. niere in gergo pasoliniano. A parte il fatto che corrodendo i congiuntivi non per questo si impedisce alla classe dominante cli pratica.re quei vezzi (la guerra, il colonialismo) che fecero sudare sangue a Céline (di cui Dubullet, in maniera assai sospetta, recupera il « patriottismo))) e alla sua prosa. Del resto è evidente che Dubuffet, creatore prima che critico. commisura Céline alla poetica sua, ai suoi tratti peculiari (« una fitta assemblea di impronte senu con. tomi né forma definiti », come scrive la Brizio).

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==