giovane critica - n. 14 - inverno 1967

presidenza della Repubblica, si rivelò essere il candidalo dei criminali di diritto comune. E lullavia, nella sua profonda correllezza, procedeva " come lutti gli altri », forse soltanto con un po' meno di prudenza, in ogni caso con meno fortuna. " Sipario! » gridano i patrioti, sconvolti. li sipario è abbassalo. Di nuovo si stabilisce il culto della Yirtù, e la parola « honneur » provoca una salva di applau i sui banchi del Palais-Bourbon. Sullo sfondo dell'" immutabile spellacolo degli intrighi parlamentari e degli scandali finanziari », come dice Poincaré, il romanzo di Céline riveste un duplice significalo. 1on è a caso che la stampa ben pensante la quale, a suo tempo, si indignò per la pubblicità data all'affare Ouslric, accusasse i=ediatamente Céline di diffamare la " nazione ». La commissione parlamentare aveva condolto la sua inchiesta nel linguaggio cortese degli iniziati da cui non si allontanavano né accusati né accusatori ( la linea di divisione delle acque, tra di loro, non era sempre molto nella). Céline, quanto a lui, è libero da ogni convenzione. Egli respinge brutalmente i vani colori della tavolozza palriollica. Ha i colori suoi propri, che ha strappato alla vita in virtù dei dirilli dell'artista. E' vero che non afferra la vita negli ambienti parlamentari né nelle alte sfere governative, ma nelle sue più. comuni manifestazioni. JI suo scopo non ne è più agevole. Egli melle a nudo le radici. Sollevando i veli superficiali della decenza, scopre il fango e il sangue. Nel suo sinistro panorama, l'assassinio per un modesto profillo perde il suo carallere eccezionale: esso è inoltre inseparabile dalla meccanica quotidiana della vita, mossa dal profillo e dalla cupidigia, quanto raffaire Oustric lo è dalla meccanica più. elevala delle finanze moderne. Céline mostra le cose come stanno. Ed è per questo che ha l'aria di un rivoluzionario. Ma Céline non è un rivoluzionario e non vuole esserlo. Non mira allo scopo, per lui chimerico, di ricostruire la società. Vuole soltanto strappare il prestigio che circonda tulio ciò che lo sgomenta e lo tormenta. Per alleviare la sua coscienza dinnanzi alle angosce della vita, furono necessarie, a questo medico dei poveri, nuove ricelle stilistiche. Egli si è rivelato un rivoluzionario del romanzo. E questa è 76 - in generale la condizione del mov imenio artistico: l'urlo di tendenze contraddillorie. A logorarsi non sono solo i partiti al potere, ma anche le scuole artistiche. I procedimenti della creazione si esauriscono e cessano di colpire i sentimenti dell'uomo: è il segno più cerio che la scuola è matura per il cimitero delle possibilità inaridite, cioè per l'Accademia. La creazione vivente non può progredire senza allontanarsi dalla tradizione ufficiale, dalle idee e dai sentimenti canonizzali, dalle immagini e dai giri di frase indolli dalla lacca dell'abitudine. Ogni nuovo orientamento cerca un legame più di.relto e più. sincero tra le parole e le percezioni. La lolla contro la simulazione in arte si trasforma sempre, più o meno, in lolla contro la menzogna dei rapporti sociali. Perché è evidente che se l'arte perde il senso dell'ipocrisia sociale, cade inevitabilmente nel preziosismo. Più. una tradizione culturale nazionale è ricca e complessa, più. brutale sarà la rottura. La forza di Céline sta nel fallo che con una tensione estrema egli respinge tutti i canoni, trasgredisce tulle le convenzioni e, non contento di denudare la vita, le strappa la pelle. Da cui l'accusa di diffamazione. Ma accade, per l'appunto, che nel negare violentemente la tradizione nazionale, Céline è profondamente nazionale. Come gli antimilitaristi dell'anteguerra, i quali erano assai spesso dei patrioti disperati, Céline, francese sino al midollo delle ossa, indietreggia dinnanzi alle maschere ufficiali della III Repubblica. Il " célinisme » è un anti-poincarisme morale e artistico. In ciò risiedono e la sua forza e i suoi limiti. Quando Poincaré si paragona a Silvio Pellico, questa fredda combinazione di fatuità e di cattivo gusto ha di che far fremere. Ma il vero Pellico, non quello di Poincaré chiuso in un palazzo in qualità di capo dello Stato, ma quello che venne gettato nelle prigioni di Santa Margherita e dello Spielberg in qualità di patriota, questi non fa scoprire un altro aspello, più. elevato, della natura umana? Lasciando da parte questo Italiano cattolico e praticante - piullosto una vittima che un combattente• - Céline avrebbe potuto ricordare all'alto dignitario " prigioniero del palazzo dell'Eliseo » un altro " prigioniero » che

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