del suo Voyagc au bout de la Nuit, pubblicato nel 1932, è stata tale, ha i11/luenzato tanti scrittori ( a cominciare da Sartre e Queneau), è stato cosi apertamente all'origine di ww certa maniera di sentire e di scrivere, che una buorw parte della letteratura del dopoguerra non esisterebbe se11 :.a di lui, o sarebbe stata diversa » ( Le roman français dcpuis la guerre, Paris, Gallinwrd, 1963). La passione di Trotskij per il romamo francese datava da tempo. tando al Deutscher questa pa.ssione nacque in cella, durante la deten:ione che segui il processo del 1906. Sverchkov, che lo conobbe in quell'occasione. riferisce ( citato da Deutscher) di avergli sentito dire: « Sono contento, sto sedut.o a lavorare, con l"a.ssoluta certezza che nessuno può arrestarmi, e questa sensazione è insolita nella Russia zarista ». In realtà, cosi come Letteratura e Rivoluzione (1924) era un testo politico, un far fronte a Stalin per vie traverse, anche il testo che pubblichiamo è un vero e proprio intervento politico. Secondo la classica tradizione mar· xicma T. sapeva che la grande letteratura può insegnare cose che l'economia non riesce a vedere, o almeno non cosi a fondo. Per l'appunto avendo ad oggetto lo scacchiere politico della Francia del ternpo Marx aveva scritto le 11011 superate pagine de Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 e de Il diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte al cui ritmo e alla cui magistrale dialettica rinviano i momenti più acuti del saggio di T. Proprio come intervento politico, in quella felicissima contrapposizione dello schizzo su Céline e del ritratto di Poincaré, da un lato la Francia sanguigna e atroce vista dal basso, dall'altro quella ovattata e laccata vista dall'alto, da un lato la vita in tutta la sua rnultif orme drammaticità, dall'altro il \e cretinismo parlamentare », questo testo ci sembra fra le migliori pagine polemiche del grande scrittore che fu T., e ciò malgrado il lungo itinerario semantico percorso: dal russo in francese in italiano. Assai superiore alle pagine su Malraux che talora, per eccesso polemico e per urgenza di formulazione politica, cadono nel semplicismo e nella oratoria travisando il libro, Les Conquérants, che ne costituisce lo stimolo d'avvio ( d'accordo con Goldmann: « Si 70 - im magirw di/ f icil,nente una cosi pronunziata mancanza di comprensione per l'aspetto letterario dell'opera »; cf r. co11wnque il suo Introduction à une étude structurale des rornans de Malraux, in Pour une sociologie du roman, Paris, Gallirnard, 1964). Poincaré - già per la stia t'ipicità negativa di scrittore e di uomo polit'ico fra i bersagli preferiti dai surrealisti - si ebbe il fatto suo. Giovane critica propone ai suoi collaboratori come tema da svolgere liberamente, « C. E. Gadda e Moro» oppure « C. E. Gadda e Saragat ». L'insistenza di T. sui fatti culturali e art'istici, da cui l'alleanza con Breton e il Manifesto, si spiega col fatto che, appartenendo gran parte dei suoi adepti agli ambienri intellettuali, T. aveva il massimo interesse a stabilire con loro rapporti vitali, a fugare qualsia.si sospetto di 'tutela censoria sulla creazione artistica, attaccando cosi lo stalinismo sul suo versante più vistosamente vulnerabile; contrapponendo cioè ad una « politica culturale » un'altra, opposta e a.ssai più prestigiosa, « politica culturale » in ciò guidato dal suo gusto sicuro e dalla sua ricca cultura « europea », al polo opposto del provincialismo di Stalin. T. aveva buon gioco nell'indicare come il « posirivo » ( agli occhi di tanta cultura di sinistra) non era tale: « Una generazione intera dell'intelligenza ' di sinistra ' ha, durante gli ultimi dieci o quindici anni, volto i suoi sguardi verso l'Est e ha legato, più o meno strettamente, il suo destino se non al proletaru,to rivoluzionario, alrneno alla rivoluzione trionfante. Non è la stessa cosa. Nella rivoluzione trionfante non c'è soltanto la rivoluzione, c'è anche questa nuova fa.scia privilegiata che si è eretta su di essa ». Il baricentro della visione artistica di tanti scrittori ,, progressisti » si rilevava cosi inadatto e politicamente sbagliato. Tutta la rete di riferimenti e di valori mutava. Le " tenebre » di Céline, cupe e senza scampo, hanno per noi cento volte più valore delle retoriche promesse sui « do1nani che canta110 ». Giampiero Mughioi
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