Uno scritto di Trotskij Il testo di Trotskij qui appresso tradotto, Céline e Poincaré, è apparso nella recente edizione francese di Littérallll'e et Révolution (Paris, ]ulliard, 1964). Contemporaneamente ne usciva la parte concernente Céline sul n. 5 de L'Herne, il secondo dei due densi fascicoli a lui dedicati da questa rivista. Qui in Italia il libro non ha destato eco alcuna pur contene11do molti testi in piu rispetto alla assai invecchiata edizione italiana di Letteratlll'a e Rivoluzione. Questo silenzio non sorprende; l'opera di T. rimane tabu per la sinistra ufficiale. (Fra le pochissime eccezioni va segnalato lo stupendo saggio di Vittorio Strada, Brest-Litovsk: il dibattito su pace, guerra e rivoluzione nel partito bolscevico, su Critica marxista n. 4, 1963.) Un cenno all'articolo su Céline lo dobbiamo a Tommaso Chiaretti nel saggio su Le ragioni dell'avanguardia ( contenuto in Film 1964, Milano, Feltrinelli) ove, in un contesto che condividiamo appieno, si dice un po' inesattamente che « Se il rivoluzionario Trotskij apprezzava la prosa del razzista francese, non era per una contraddizione in terminis »: essendo in realtà l'allucinato e protervo razzismo di Céline - peraltro indissociabile dal complesso della sua intricata personalità - emerso dall'opera, di narratore e saggista, successiva al Voyage. Il saggio di T. è datato 10 maggio 1933 ma T., che era salpato da Prinkipo il 17 luglio dello stesso anno, vi lavorò ancora in Francia. lsaac Deutscher lo ritiene degno di menzione nell'àmbito di alcune « opere minori » scritte da T. al suo arrivo in Francia e ne parafrasa bene le idee madri e lo svolgimento ne Il profeta esiliato ( Milano, Longonesi, 1965, pp. 346-348), l'ultimo volume della biografia di T., e forse il piu bello per la capacità di fondere in un unico assieme, non apologetico, i gesti pubblici e i tratti minori di questo gigante della storia contemporanea. Il Voyage au bout de la Nuit apparve nel 1932, un unno assai ricco per la cultura francese, in cui vennero pubblicati Fontamara di Silone ( che piacque molto a T.), La Condition humaine di Malraux, 42° Parallelo di Dos Passos, la traduzione degli Indifferenti di Moravia, Un certain Piume di Michaux e molti altri ancora. Il romanzo di Céli11e ebbe grande risonanza. Una testimonianza di rilievo ci viene offerta dalla de Beauvoir che nel 2° volume delle sue memorie, La Coree de l'age, scrive: « il libro che contò di piu per noi quell'armo, fu Le Voyage au bout de la Nuit di Céline. Ne sapevamo a memoria un mucchio di passaggi. il suo anarchismo ci sembrava vicino al nostro [ ... ] Céline aveva forgiato uno strumento nuovo: una scrittura altrettanto vivente quanto la parola. Che liberazione, dopo le frasi marmoree di Gide, di Alain, di Valéry! Sartre la prese a modello. Egli abbandonò definitivamente il linguaggio compassato di cui aveva ancora fatto uso ne La Légende de la vérité [ uno dei primi tentativi, rifiutato dagli editori, di Sartre] ». Dove è si.- significativo il riconoscimento dell'influenza stilistica subita da Sartre e quello dell'affinità ideologica ( quest'ultimo non sfuggito a Cesare Pianciola, La reificazione della coscienza nei primi scritti di Sartre, in Rivista di filosofia n. 1, gennaio-marzo 1966). Paul Nizan, che aveva pubblicato in quello stesso an110 Les chiens de garde ( attualissimo, pur nella sua secchezza pamphlettistica), parlò assai favorevolmente del libro di Céline su L'Humanité, dicendone cose analoghe a quanto scritto da T. Piu tardi, nel 1936, il Voyage vene tradotto in Russia, a cura di Louis Aragon ed Elsa Triolet, dove Céline si recò a spendervi i ,diritti d'autore per poi al ritorno scrivere il Mea culpa: non fa meraviglia che la Russia di Stalin gli spiacesse, e nd un uonw come lui non poteva non spiacere radicalmente; non è detto, stando a quonto scrive Victor 'Serge in qtiesto stesso numero di Giovane critica, che il suo giudizio, « tre cose soltanto funzionano in Unione Sovietica: esercito, polizia, propaganda "• fosse meno vicino al vero (di quello sfumato con piu cautele di un Gide. In conclusione, per valutare in tutta la sua importanza il Voyage, basti questa opinione di Maurice Nadeau: « L'importanza - 69
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