giovane critica - n. 14 - inverno 1967

2. Difesa della verità. L'uomo e le masse vi hanno diritlo. Io non consento né al rimescolamento sistematico della storia, né a quello della letteratura, né alla soppressione di ogni informazione seria nella stampa ( ridotta ad un ruolo di agitazione). Considero la verità come una condizione di salute intellettuale e morale. Chi parla di verità, parla di sincerità. Diritto delJ"uomo all"una e all'altra. 3. Difesa del pensiero. Nessuna ricerca intellettuale, in nessun campo, è permessa. Tutto si riduce ad una casuistica nutrita di citazioni. E' stato necessario, l'anno passato, che talin vi si intromettesse e facesse scrivere nella Pravda che si co=ette un errore a voler imporre alla ginecologia le formule marxiste! La paura interessata delJ"eresia approda al più paralizzante dogmatismo bigotto. Ritengo che il socialismo non possa crescere nell'ordine intelleuuale se non attraverso l'emulazione, la ricerca, la lotta delle idee; che non c"è da temere l'errore, sempre riparato, col tempo, dalla vita stessa, ma la stagnazione e la reazione; che il rispetto dell'uomo sottintende per l'uomo il diritlo di conoscere tutto e la libertà di pensare. on è contro la libertà di pensiero, contro l'uomo che il socialismo può trionfare, ma al contrario attraverso la libertà di pensiero, migliorando la condizione dell'uomo. E non faccio qui una apologia del liberalismo; ricordo soltanto ciò che è consacrato dalla costituzione sovietica, ciò che è stato riconosciuto e proclamato da tutti i socialisti, ivi compresi coloro che fanno esattamente il contrario di quanto dicono. Cari amici, finisco. Ho scritto queste righe in fretta, a spezzoni, nelle peggiori condizioni. A stento, altrettanto in fretta posso rileggermi. Tiro via. Fatemi assolutamente comprendere che avete ricevuto e letto. In segno di avvenuta ricezione, spedite ... Cerchiamo se possibile di riprendere alcuni punti per lettera. Se mi disapprovate su taluni punti, cercate di farmelo capire, fatemi le vostre obiezioni nella misura del possibile. Anche se questa è minima. La mia corrispondenza è estremamente precaria. Con la Spagna, è cessata, da tre mesi, completamente. Il gabinetto nero ha palesemente deciso di tagliare. Taglia. Può tutto. Sottolineo che per quanto malmenata essa sia, 68 - la corrispondenza ha per me, per noi, un interesse vitale; non lasciate tagliare questo filo. Spero di rivedervi presto. Non perderò questa speranza. Continuerò a lottare per quanto potrò. Resisterò comunque e, se gira male, avrò fatto quanto in mio potere, resistito il più possibile sino in fondo. Certamente non è inutile. A voi di cuore. Mosca, 1 febbraio '33. Victor Serge 1 Vedi Alemorie di un rivolu::;ionario, pp. 403-406. Pana'it !strati, vagabondo rumeno geniale ed anarcoide, era arrh1ato alla fama dopo esperienze d'ogni tipo e u.n tentativo cl.i suicidio, grazie a Romain llol1an<l, che gli aveva fatto pubblicare, in Europe e poi in volume, gli scritti, racconti e romanzi popuHstici, tal.i da ricordare Gork.ij. Fu definito infatli immediatamente il « Gorkij dei Balcani» e, piU malignamente, da Jean Richard Bloch, « Omero mercante di noecioline » (Monde. 15 febb. 1935). Partito per l'Urss nel 1928 per fiss.::.rvisi definitivamente, passò da un periodo di entusiasmo ad uno di disincanto, su cui il coso Russakov ebbe un peso notevole. lstrati, infatti - che resta il mnssimo scrittore rumeno della prima metà del secolo - segui da vicino il processo e la persecuzione di Russa• kov, vecchio bolscevico e suocero di Serge, e ne restò sconvolto per la scoperta dei metodi della burocrazia e della repressione in atto. Hnccontò le sue esperienze in un libro in tre volumi pubblicato dopo il suo ritorno in Francia, Vers l'autre flam,me, (Ed. Rieder, Parigi 1929-30: I. Après 16 mois dan.s l'Urss; 2. Soviets 1929; 3. La l~ussie nue) di cui è probabilmente vera l'accusa che si trattasse di un'opera a piU mani, rivista in certo modo do alcuni trotsk.isti. Mi par~ sia Ja escludere però, dal suo stile, l'intervento di Serge. In EuroJ>e, del 15 febbraio 1930, è contenuta una sua risposta amaris• sima ad un critico bori;hese ( donna) che ave\'a elogiato il suo libro. EgH vi si paragona od « un uomo che voi costringiate a sedersi su un mucchio di braci ardenti, e cui poi, sedendovi di lroote a lui, in una poltrona, chiediate: Che ne pensa, caro amico, di quel "cllSO disperato' che è il fallimento del Vani;eli? - Penso, signora, che il mio sedere brucia ». Lo. parte del libro che riguarda Russak.ov è con• tenuta nel l O volume, di cui occupo gran parte. Tornato in Romania nel I 930, già malatissimo, le sue posizioni istintive, pill anarcoidi che piccolo-bori;hesi come si è voluto definirle (da A. Babulesco nel. l'opuscolo Le renégat Panai't lstrat·i, a Wlodimir Pozner, in PT'Ue à partie de Pa,ia'it /strati, in Commune n. 19, marzo 1935), lo spin• sero verso un confuso misticismo non privo di venature scioviniste.

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