tercssi che lo distinse, e ad incarichi piu specificamente partitici. L"aiuto che egli si attendeva - ma senza un'azione preventi,·a cla\'vero intensa - dal Partito e dai sindacati è stato rifiutato al TAL sia perché il partito non ha ancora 30 quella forrn cli iscritti che gli verrà coll'ondata ciel '36 ed è comunque un partito cli stretta minoranza, ia perché esso è cli una rigidità ideologica difficile da sormontare o aggirare. Lo schematismo, la scarsa considerazione per i problemi artistici. risentono d'altronde di un rigido allineamento ideologico e cominceranno ad attenuarsi in Francia soltanto con gli anni in cui Stalin proporrà le teorie frontiste. rigidamente condannate nel '32 ( coi risultati, in Germania, ben noti). D'altronde va riconosciuto al Pcf un ruolo propulsore importantissimo in quest"evoluzione, ma solo dal 1933 in poi. Potremmo dunque sintetizzare affermando che fino al '32-'33, l'elaborazione ideologica autonoma è nel Pcf qualcosa cli impensabile o di rarissimo, mentre sulla spinta dei tentativi fascisti e delle esperienze tedesche, colla fine del '32 e il '34, un nuovo corso verrà aperto, con una parziale autonomia cli giudizi e cli proposte che verrà ripresa, allargata, teorizzata, imposta, secondo schemi ben precisi, dal Comintern e dalla linea-Dimitrov. In questo quadro, l'esperienza cli Moussinac era destinata paradossalmente a fallire proprio per gli aspetti frontisti, e per il connubio che essa proponeva tra un teatro di alto livello artistico e cli grande sperimentazione - aperto dunque al miglior pubblico borghese - e l'azione di propaganda ( invece accettata e assistita dal Partito coi gruppi di teatro operaio cli rigido agit-prop). Egli, insomma, voleva trasferire su un terreno ancora inadatto, la maturità delle esperienze tedesche o russe, dimenticando la particolarità eccezionale di quelle russe (la Rivoluzione, e un pubblico nuovo in strutture nuove), e la storia peculiare del teatro proletario tedesco, la forza numerica del Pc tedesco era incomparabile con quella francese, e Piscator era già passato, sulla base del gruppo proletario teatrale di fabbrica, sino ad un repertorio e ad un teatro veramente nuovi, la cui esperienza è spinta sino al suo livello piu alto con Brecht. Il trapianto era dunque impossibile, l'esperienza 58 - di J\1oussinac non poteva finire diversamente. Probabilmente si può ancora imputare a Moussinac, oltre a questa grave mancanza di sguardo storico-sociologico sulla situazione francese, un certo tipo di proposte immediate. Qui l'errore era veramente grave: la scelta dei tre testi dati per primi, a parte i problemi di pubblico, è comunque ingiustificabile. E' vero che Moussinac intendeva partire collo Schwejk e non poté farlo per motivi indipendenti dalla sua volontà, ma come osare scegliere Miracolo a Verdun per spettacolo di apertura, quando c'era ben altro di meglio in programma? Il calcolo del « sorprendere ma non troppo» era in questo caso imperdonabile, tanto piu per il valore scarsissimo o nullo dell'opera proposta. Meglio, allora, l'a. dattamento nuovo, di un classico francese, o, perché no?, il Père J uillet, che almeno aggredisce e distrugge, invece di porsi su quel piano di vago pacifismo senza spina dorsale, o - col Treno blindato - su quello, incoerente con le sue premesse, che offre già una proposta positiva e parole d'ordine rivoluzionarie, benché concretizzate folkloricamente. Troppo nutrito di cultura teatrale basata sulle esperienze altrui, troppo privo di una linea di elaborazione personale, Moussinac resta, con la sua esperienza, senz'altro un precursore, ma un precursore senza genialità e senza slancio. O, meglio, un confuso, per quanto simpatico, « traduttore ». Il recente giudizio sul TAI di Théiitre Populaire" ci pare dunque per piu aspetti troppo positivo. L'aver bene impostato gli elementi fondamentali del teatro popolare e politico cui egli tendeva: pubblico, repertorio, e in parte ideologia, non è e non può essere sufficiente ad una esperienza del genere. Non è solo sul piano del pubblico, infalli, che il fallimento è arrivato, ma anche su quello del repertorio - privo di una necessità al passo con la situazione interna francese, e comunque sbilanciato con la presentazione di quei testi -; e infine soprattutto su quello dell'ideologia. Se è vero che « l'ideologia non basta », come osservano i redattori di TP, questo lo è a maggior ragione se essa è generica, e con una strategia non fondata su una analisi corretta e su proposte adeguate rispetto alla situazione in cui si agisce.
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