giovane critica - n. 14 - inverno 1967

(Acido prussico) del «dottor» Friedrich Wolf, con l'aggiunta di quattro intermezzi del traduttore Lucien Martin, ed è uno dei testi piu tipici della drammaturgia weimariana di sinistra. Di esso, si ricorderà tra l'altro la versione cinematografica di Leopold J essner ( anche regista teatrale di valore), piena di un oscuro pessurusmo, ma che comparata ai tre capolavori di J utzi o all'unico di J unghans, è assai meno profonda e vigorosa. Si tratta infatti di una specie di melodramma ultra-realistico sull'aborto, sullo sfondo di una tranche de vie operaia berlinese. La storia della proletaria messa incinta dal giovane disoccupato comunista, ricercato dalla polizia per l'assalto ad uno spaccio di viveri, e della sua disperata ricerca di un mezzo per abortire ( un medico: d'accordo, ma vieni a letto con me; un altro: consigli di redenzione; la madre: scenata; e, infine una donnaccia: acido prussico) si conclude con la morte della ragazza, l'arresto della madre e del fidanzato, ed un atto di accusa contro la società che permette questo stato di cose. Ma i suoi toni, se nel film hanno una certa secchezza datagli soprattutto dalla ambientazione estremamente « realista » secondo lo stile del tempo, e con qualche derivazione espressionistica, nella regia di Le Danois dovevano risultare al limiti' del piu lacrimoso melodramma, se non della caricatura. E le aggiunte del traduttore - pescate di sana pianta da certi quadretti zilliani o da certe « scene della strada » del cinema tedesco ( come la ronda di prostitute tra cui una giovanissima fanciulla, appena una bambina, insidiata da grassoni impellicciati) non dovevano migliorare le cose. Probabilmente quel certo decoro registico - che la critica nonostante tutto vi trovò - dovette dipendere piu dalla supervisione di Moussinac che da Le Danois. Le scene ( di Goyard) tra realiste e stilizzate secondo canoni anch'essi di derivazione espressionistica, e certi « tipi », ben lontani però dai ricordi grosziani, derivano quasi certamente dalla sua conoscenza del teatro tedesco del tempo, che Le Danois - con la sua cultura primaria - doveva totalmente ignorare. Ma tutto ciò non poteva salvare la rappresentazione o apportarle il successo: e se non pochi protesteranno ( ma solo sui giornali) perché si tratta di un lavoro « malsano, sporco, che non si sarebbe mai dovuto tollerare su una scena francese » 21 , comunque troppo << tedeseo » ( dunque: morboso) per soddisfare il palato francese, e contro la difesa che vi si fa dell'aborto legale, i piu si limiteranno ad osservarne appunto il lato di cupo melodramma alla Eugène Sue cui le tirale didattiche ( del medico, della protagonista morente, dell'operaio comunista) non possono dare un nuovo interesse. La malafede costante della critica non deve però farci scivolare in una difesa convinta dell'esperienza. In fon. do, questa critica che si aspettava lo scandalo, in ogni senso, era pronta a reagire nei limiti della sua mediocrità con un 'attenzione che avrebbe potuto essere simile a quella della critica borghese tedesca di fronte alle esperienze di Piscator o di Brecht, salvandone l'originalità « artistica » e condannandone la propaganda. Se questo non è avvenuto, ciò è dipeso anche dal materiale presentatole. Scarsamente toccato il pubblico borghese avido di no. vità o di scandalo, e appena scosso per brevissimo tempo quello di élite intellettuale - l'unica speranza per il TAl di sopravvivenza risiedeva nel pubblico popolare, nuovo, cui intendeva rivolgersi. Quando Moussinac dichiarava ": « E' preferibile avere di fronte a sé un pubblico che non è stato troppo intossicato dai melodrammi, un pubblico nuovo, senza pregiudizi, piuttosto che borghesi medi che giudicano solo su comando », esprime una verità indiscutibile, ma forse troppo lapalissiana. Non basta basarsi su un atto di fede nel teatro e nel socialismo, per partire contro i presunti « mulini a vento » del teatro borghese. Gli errori di Moussinac, quelli dipendenti da lui, sono diversi. Risiedono, innanzitutto, nel non aver saputo calcolare adeguatamente il momento di lancio del teatro popolare in Francia. Esso sarà possibile quando il pubblico popolare, sollecitato nei suoi interessi politici piu diretti, richiederà anche ( o accetterà l'offerta di) spettacoli nuovi, rispondenti alle sue nuove esigenze. E questo in Francia sarà possibile solo due o tre anni dopo, con i primi slanci del Fronte Popolare. Ma allora, stranamente, Moussinac sarà assente, dedito ad altre attività, con quella volubile larghezza di in57

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