giovane critica - n. 14 - inverno 1967

si prestava ad un grande spettacolo popolare, del tutto indicato per raccogliere cd entusiasmare un pubblico militante o comunque proletario, piu in forza del suo ritmo e ciel suo colore che per la possihilità di convinzione delle sue parole d"ordine. La scelta, dunque, era legittima, ed avrebbe potuto costituire un notevole spettacolo popolare d'apertura. Ma l'alternanza sperata da Moussinac non fu possibile, le complicazioni tecniche furono superiori alle possibilità della troupe, gli attori seguivano senza convinzione, e finalmente il regista, il bulgaro I. M. Daniel espressamente invitato da l\foussinac per la sua conoscenza del teatro rivoluzionario, fu forse inferiore al suo compito, e in ogni caso troppo estraneo ai metodi francesi, alla fretta e svelte,..za senza regole con cui gli si chiedeva di lavorare, per poter offrire una regia calibrata come era solito fare con mesi e mesi di prove al posto dei pochi giorni offertigli a Parigi. Daniel, d'altronde, si cautelava, in un'intervista 22 , affermando che i I testo « non è tendenzioso », e che « non vi sono che dettagli psicologici e niente frasi inutili ». Cercando di sah•aguardarc sia « l'atmosfera russa >> che una visione « oggettiva », la sua regia avrebbe cercato di offrire un contenuto simbolico su fatti reali, e - sul piano scenografico - di far muovere i personaggi nello spazio, all'interno di una struttura stilizzata, ma non troppo, secondo i principi del teatro di Tairov. Il riferimento è, si direbbe, abbastanza ingenuo. Se in Tairov, che era passato a Parigi qualche anno prima 23 , la ricerca era originale ed estrema, qui il « giusto mezzo>> tra innovazione e paura di innovar troppo e sconcertare è sempre presente come motivo-guida. Si rifiuta' insomma la propaganda troppo diretta come la stilizzazione troppo spinta, e in questa (C misura » - come già per Verdun - la regia, l'iniziativa tutta, ha la sua maggiore forza di freno, Le reazioni della critica, in mezzo alla solita raccolta di idiozie da cui non sono assolutamente esclusi neanche i due vecchi nemici Antoine e Lugne-Poe, ambedue, ormai, ridotti ad osservatori senza slanci del lavoro altrui, si soffermano volentieri sugli elementi piu appariscenti dell'iniziativa e non fanno fatica a mostrarne i limiti evi56 - denti. Se Antoine vede gli aspetti ' curiosi ' di colore locale e l'arditezza della costruzione scenografica ( ma « la scena della torretta del treno blindato starebbe bene in certi melodrammi della Porta St. Martin >> " o nella Battaglia di Farrère) non ne tace gli aspetti ,, Chatelet >> (il teatro d'operette e grandi spettacoli popolari melodrammatici), come fanno moltissimi altri critici. Altri sottolineano gli aspetti « anima slava >> o « melodramma storico della nostra infanzia », altri il carattere totalmente estraneo ai problemi e ai sentimenti francesi, altri ancora il lato cc bolscevico » detestabile ( ma « se i bianchi sono presentati come infami furfanti », i Rossi non sembrano « furfanti meno infami »...) ". Senza contare coloro che ne discutono, da destra, la scarsa rivoluzionarietà: « Propaganda sovietica? No, no, se si giudica dall'orrore che quelle battaglie forsennate, quelle grida, quella bestialità, quella deplorevole umanità suscitano in me! >> 26 • C'e anche chi va oltre, e afferma: « quel che speravamo di trovare nell'opera: la fiamma collettiva che scaturisce sempre dall'ideale rivoluzionario, uno slancio mistico che avevamo il diritto di aspettarci dall'anima russa, mancano cosi totalmente che si potrebbe perfino rappresentare il Treno blindato come lavoro antisovietico » 27 • Lo scarso successo di pubblico e di critica, inferiore decisamente a quello del Miracolo a Verdun, che aveva almeno beneficiato della curiosità della attesa presso il pubblico borghese, hanno in questa seconda esperienza un 'influenza decisiva per le sorti del TAL E inoltre, ancora una volta, il successo di scandalo tanto atteso e sperato da Le Danois non si era verificato: niente tumulti, niente reazioni negative o spedizioni punitive dei « camelots du roi » o delle « croix de feu »; tutt'al piu, qualche ironico attacco sulla stampa fascisteggiante, o al tepore delle reazioni a sinistra. Ce n'era abbastanza per scoraggiare l'animatore e per decidere il padrone del teatro a prendere in mano le cose, a modo suo. Il terzo ed ultimo spettacolo del TAl è montato con fretta sbrigativa dallo stesso Le Danois ( ch'era, oltre al resto, attore gigione ed invadente). Si tratta del Cyankali

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==