zione e in cui con una confusione spaventosa si imbastisce una teoria che si vorrebbe dialettica, sull'assorbimento e trasformazione da parte marxista dei grandi miti del passato (l'Industria che conquista la Natura-Madre, e simili). Non basta rifarsi a qualche pagina di Plekhanov sul « teatro » nelle prime epoche, o far proprie le idee di Bukharin sui miti, per costruire una teoria marxista del teatro. Moussinac, piu cauto, muove il suo discorso su un piano di possibilità e di ipotesi, peraltro già notevolmente convalidate dalle esperienze straniere, e riesce a condensare in rapide formule questo suo sintetico « credo »: 1) Il teatro è innanzitutto di natura popolare, come nelle sue grandi epoche, come nella Russia socialista. Il proletariato crea le forme nuove dell'arte, ma poiché si è per ora in fase di transizione, ci si può affidare piu alla tecnica che all'ispirazione: il teatro è per il momento nella condizione di uno strumento concepito e realizzato « per soddisfare esigenze che sono ancora da provocare ». Ciò dovrebbe spiegare tra l'altro i motivi per cui ci si rivolge ancora all'adattamento dei classici o di temi tradizionali. 2) Non esistono leggi del teatro, il teatro è movimento. Ma esso deve porsi nella direzione della storia ed abbandonare le visioni individualistiche. Le lotte popolari provocheranno una nuova poesia del teatro, anche se, per il momento, non è possibile precisarne i caratteri e le forme. 3) I problemi tecnici riguardano piu il tipo di rapporto che si vuole instaurare col pubblico che l'estetica teatrale. Occorre quindi che il problema tecnico sia visto in funzione di questo rapporto, entro « limiti mobili » per il regista, e nella direzione di ricerca di un teatro collettivo corrispondente, come negli antichi tempi, « ai bisogni della città ». 4) Il teatro può fare azione di propaganda. « Il fatto di servire una propaganda non ha mai nuociuto all'arte, quando questa propaganda, nella sua forma piu alta, era essa stessa al servizio di una fede o di una idea esaltante ». Il grande teatro del nostro tempo è quello derivato dalle « troupes de choc » meyerholdiane della Rivoluzione russa, dalle « bluse blu » delle fabbriche sovietiche, dal teatro operaio tedesco. Da essi, le forme piu nuove e piu adeguate ai nuovi fini. 5) E' infine indispensabile cercare in altre forme piu corrispondenti alla dinamicità del pubblico attuale nuovi stimoli e ausilii espressivi: music-hall, cinema, circo, ccc. Basta col teatro letterario. « Ciò che non esprime, socialmente, un movimento o le sue corrispondenze, ha la sua condanna segnata. Sembra dunque che il teatro dovrà anche attendere autori drammatici nuovi, anche molto tempo dopo la Rivoluzione. I poeti che ridaranno la sua verità al teatro, non lavoreranno per dei disertori, dei commissionanti o dei divi. Essi 'serviranno'. Ciò che è ormai soltanto piu l'espressione dello spirito individualista, ha la sua condanna segnata. Ciò che tende verso l'espressione dello spirito colJettivo, ha certezza di vita » 11 • Questa visione collettivistica perfettamente rispondente all'influenza degli artisti sovietici sui neo-adepti del comunismo in occidente, lascia evidentemente aperti la maggior parte dei discorsi. Moussinac non può proporre ed elaborare infatti - in attesa che le masse suggeriscano il loro teatro e che ne nascano forme veramente nuove - solo un programma transitorio, ai margini tra il vecchio e il nuovo, non profondamente originale, che riprende idee e repertorio da esperienze straniere ben piu proficue senza potervi aggiungere nulla. Il repertorio è sintomatico: la pièce pacifista di Schlumberg; l'affresco rivoluzionario di Vsevolod Ivanov Treno Blindato 14/69; Prosperity (cioè Airways /ne.) di Dos Passos ( tradotto da Vaillant-Couturier e Ida Treat, e annunciato con scenografie di Léger); Une saJ.ehistoire, un atto di Prévert, annunciato ma, visto il fallimento del TAI, mai scritto; 1792, montaggio di testi teatrali del periodo della Rivoluzione 12 cui avrebbero dovuto far séguito altri sul 1830, sul '48 e sulJa Comune; lo Schwejk di Hasek-Piscator; Uomini sulla barricata di Balazs; Acido prussico di F. Wolf; Igor Bulicev di Gorkij; Le Père ]uillet; un testo di Brecht e infine adattamenti dalle Acarnee, di Aristofane, e da Tartufo e il matrimonio di Figaro, rivisti alla luce del materialismo dialettico, oltre ad una rivista che avrebbe dovuto inglobare, secondo i sogni di - 53
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==