giovane critica - n. 14 - inverno 1967

si trasforma in balletto della volgare opulenza ventrale, al uono della .llarsigliese. La morte cli J uillct - con un intermezzo che lo mostra in offenbachiani Campi Elisi, colpito nel suo bene piu caro, la parola - scopre ancora piu grottescamente la natura dei personaggi, scatenando la loro caccia all"eredità. La lettura del testamento avviene in una osteria dove un nuovo banchetto, stavolta mortuario, deve aver luogo. ed è parodisticamente ritmata - mentre una radio sul fondo annuncia catastrofi e sciagure sempre piu gravi - sulla parodia cli una cerimonia di assegnazione di ministeri. Ma il busto di Juillet, che in esso rivive richiamato dall'inferno, esplode, finalmente ricon. quistato al verbo, per revocare venclicativamente il testa• mento a favore della parente povera e dell'Académie! Mal gliene viene: un servo di basse opere, Nosferatu il Vampiro. lo spazzerà via senza pietà su ordine del consesso familiare. precipitando cosi la pièce in una lunga serie cli happy-cud piu volte ricominciati secondo tutte le regole dei lieto-fine teatrali. cinematografici o letterari tradizionali, cui, naturalmente, partecipa il pubblico e la claque. Ma la sorpresa finale scatta comunque: mentre tutti si affollano attorno alla nuova ricca, essa ed il figlio fuggono lontano, evadono eia quel mondo guidati eia un provviden. ziale e poetico Pierrot. Senza arrivare ad attribuire a Père Juillet meriti eccelsi. ci si può stupire ciel silenzio in cui questo testo cli buona tradizione ubuesca, perlomeno divertente e di notevole carica distruttiva, sia stato cosi poco rappresentato ( è stato ripreso solo nel dopoguerra per una rapida comparsa in qualche compagnia per,iferica) e sia cosi poco noto. Nel panorama di quegli anni, esso rappresenta anche una colorita premessa a certo Prévert, che - magari con piu felice intuizione poetica e senza la dovizie cli riferimenti colti del Père J uillet ( vanno ricordati tra questi anche i grotteschi di certo teatro meyerholdiano o vachtangoviano, ben noti a Moussinac, autore nel 1930 cli un ottimo compendio sulle Tendances nouvelles du Théiìtre ') - si cimenterà in brevi testi di simile ispirazione. Rappresenta inoltre un altro dei documenti, benché secondario, da aggiungere al dossier dell'incontro fallito tra surrealisti e 50 - comunisti. Pubblicato dalle stesse edizioni che stampavano in quegli anni Blok e Eluard, Picabia e Breton, Vaché e Lautréamont, il primo Drieu e Soupault, le edizioni « Au saus pareil », il suo humour « héuaurme » dovette piu tardi parere fuori posto alla « dignità » ritrovata dei due autori, in rapporto alle Marsigliesi frontiste, ma resta non• dimeno un bcll'esempio di irriverente gioco di bussolotti che rifiuta senza rimpianto ogni preoccupazione di realismo per un teatro di masrhere e di buffoneria, di situa. zioni surreali e di prese in giro clowucsche. L'operazione è forse troppo intellettualistica, troppo « preparata » e fitta per convincere, ma l'arma del riso ( « qu "on <lit bon à l'homme », e che è « peut-ètre funeste aux sociétés chancelantcs », secondo la citazione di Petit de J ulleville riportata nel libro) ha scopi molteplici: quello della distruzione attraverso la caricatura, quello della « presa cli coscienza » immediata del nemico, quello della riconquista di un teatro che sia « smorfia, gesto, atteggiamento, danza, parola, canto, musica, mascherata, colore, e insomma movimento e luce ». La prefazione dei due autori si presenta infatti nella forma di un appello allo spettatore nuovo, che dev'essere l'operaio e il rivoluzionario di domani, come un breve « trattato » su un teatro e una società da distruggere, e sul teatro e la società per cui lottare, anche se per il momento è alla prima delle due fasi che si è costretti ad arrestarsi. « Lettore, Tu non vai piu a teatro. Perché non c'è piu teatro. Perché la letteratura e il mercantilismo l'hanno ucciso. Tu non hai piu immagini, piu canzoni, piu feste. E vai a cercare altrove quel che manca al tuo cuore, al tuo spirito, al tuo corpo: allo stadio, il movimento; al music-hall, il colore; al circo, la gioia; al cinema, la luce. E musica a scelta. Ti dividi in brandelli [ ... ] Occorre uscire da questo stato di cose, o almeno cominciare: attesa dell'esplosione "· Ma come arrivarvi? « Non sacrificando niente all'individuale, tutto al col-

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