(senza Pitocff) dimo tra uno sforzo cosciente di riforme da parte del Governo del Fronte, e del suo ministro delJ"educazionc Jean Zay. A ritroso, si può vedere in essa, e senza forzarne l'interpretazione, un'attenta azione di valorizzazione ciel teatro migliore e meno pericoloso, senza neanche la larghezza di vedute e lo slancio ben piti autenticamente riformista dell'America ciel New Dea! - ed insieme una prdigurazione della politica di molti altri governi « neo-capitalistici »: Malraux, diretto discendente di Zay. allargherà anzi ancora l'intervento dello stato-mecenate fino ai teatri « popolari » e a quelli provinciali, con una accorta politica di riassorbimento delle iniziative piti originali o « pericolose », che sta dando ampiamente i suoi frutti 1 • 1 La bibliografia sui nomi e le esperienze sommariamente citati è sterminata: poche attività come il teatro, che per di pili è la meno storicamente verificabile - queUa che meno si presta a revisioni se non teoriche - possono vantare una taJe messe di memorie, studi, ri• flessioni. tratt:lti, storie. monografie. e agiogra[ie, aneddotiche, mes• ~aggi. 'on esistono d"altra parte storie accettabili, da un punto di , i.sta storico come da un punto di ,•ista critico, del teatro francese della prima mclà del secolo. Ci asteniamo dunque dal citare opere particolari. limitandoci a quelle cui ci capiterà cli for riferimento nel corc;;odello studio e a ricordare sin da ora un libro che avremo spes- ~o occai;:ione cli citare: EMJLE CorFERMAN, Le Théiitre Populaire, pourquoi?, Parigi (Maspero ed.), 1964, il piu utile studio sul sigoificato del « teatro popolare » oggi in Francia, le cui indicazioni spesso discutibili riguardano però temi dj fondo e ci sembrano valide anche per situazioni pili arrelrate come quella italiana. Per quanto riguarda opere cli carattere generale, storiche o culturali, sul periodo del Fronte Popolare, rin\•iawo al nostro articolo sul n. 10 cli Giovane critica. L'occasione ci serve inoltre per un rapido errata-cor·rige cli esso. Alla noia 28 a p. 36 si aggiuoga che Pré,•ert trarrà dall'articolo citato lo spunto per il film incompiuto cli Carné, La fleur cle l'éige (1947); a p. 42, prima colonna, terz'ultima riga del testo, si legga riferimento al posto di rifornimento; olla p. 45, seconda colonna, si legga <e superproduu·one su )aurès con Harry Baur o Pierre Renoir >> al po<ilO cli « superproduz.ione su Saure con Harry Baur e Pierrc Rcnoir ». A p. 4 7, seconda colonna, quarta riga dal primo capoverso, si legga nella parentesi: « il 'dromedario' Banau.lt e un inimitabile, fanla5lico Le Vigan •· Nella terza rigo della seconda colonna a p. 50 si legga " censura n al posto di « chiusura ». Infine, o p. 58, quinta rigo dal secondo capoverso, si legga « evasione » al posto di « invasione ». 48 Léon Moussinac e il teatro d'azione internazionale Piti noto come cnttco cinematografico, che come teorico, regista e critico teatrale quale anche fu, Moussinac rappresenta nella Francia tra le due guerre il primo esempio di « impegno » politico trasferito al teatro. Prima di lui, infatti, la scena francese non aveva visto che tentativi di rinnovamento direttamente legati alla crisi della borghesia del tempo: testi come Knock ( J. Romains) o Topaze ( Pagno!) di critica che si voleva corrosiva di certo malcostume professionale, chiamala a ragione « corporativa » o come certe opere di Lenormand - autore peraltro degno cli un po' piti d'attenzione, dopo l'eccessivo entusiasmo che lo ha investito a suo tempo, e l'eccessivo silenzio in cui ora è deposto - e J ean-J acques Bernard, che introducono, sulla scia di esperienze nordiche e tedesche, Freud e l'inconscio nel teatro borghese, e che verranno presto sopraffatte dall'insegnamento pirandelliano, cui in modi di versi cercheranno di tener dietro ( Lenormand con certe curiose mescolanze su sfondo esotico); come certi disparati drammi post-bellici da Zimmer ( il Veau gras) a Raynal ( Le Tombeau sous l'Arc de Triomphe), benché lodati come capolavori e in realtà opere di un facile espressionismo senza la virulenza di quello autentico, o con una carica tutta esterna e declamatoria, o come Tetes de rechange di J. V. Pellerin, che cerca di scomporre in una serie di libere associazioni visualmente rese, il tema dello scontro di generazioni, con una protesta banale ( ma con trovate sceniche efficaci) contro quella borghese provinciale e meschina dell'anteguerra, - sono esempi di diversi tentativi di rinnovamento che, all'interno del teatro borghese, vogliono operare in una direzione di lotta senza grandi speranze contro il teatro commerciale e di grassa evasione. Solo con il Siegf ried di Giraudoux, in cui si cerca almeno di trasportare il discorso ad un livello europeo e con gli ultimi drammi di Rolland, col Dictateur di Jules Romains e Le Dernier Empereur di Jean-Richard Bloch, si ripropone
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