teatro Il teatro del Fronte Popolare. 1 Q uella che affronteremo non è la storia del teatro francese negli anni '30, ma al contrario quella di esperienze marginali e poco note, e cosi strettamente legate al loro tempo da costituire solo raramente un argomento degno d'interesse per lo studioso dell'« arte teatrale ». I fiumi d'inchiostro ( non di rado superflui ed eccessivi) versati su Dullin, Baty, i Pitoeff o Jouvet, che dominano la scena teatrale del decennio, non lasciano spazio al lavoro degli « engagés ». O, se vi si accenna, è di solito col sorriso superiore - col disprezzo - con cui i critici borghesi di tutti i tempi trattano del « contingente », del « politico », del « non artistico ». Il Teatro, con la t maiuscola e a svolazzi, oppure alta ed austera, è « altra cosa »: e la confusione nel quotidiano, nella « propaganda », provoca in costoro brividi di raccapriccio. Questo, naturalmente, non impedisce, al contrario, che questi signori dedichino un'attenzione perfino esagerata al « teatro popolare », quel teatro ~be porti l'Arte al Popolo, che faccia gustare all'operaio della periferia Comeille e Racine, che ammorbidisca le orecchie delle massaie con la sontuosa declamazione d'alessandrini, e che elevi la loro Anima nel contatto col Bello. Su quest'argomento, sono capaci di scrivere volumi su volumi, ma ogni qualvolta taluno cercherà di proporre e di fare del teatro popolare in senso politico e proletario, le reazioni saranno di due ordini: il boicottaggio del silenzio o dello scherno, o il condiscen. dente distinguo tra quello che nel dato spettacolo o nella 46 - data proposta vi sarà di puro e quel che vi sarà di spurio, compiacendosi per il primo ( la messa in scena, la passione del teatro, i « momenti elevati » del testo) e stigmatizzando il secondo ( il politico, la propaganda di classe; le influenze esterne che provocano schematismi e « rotture di tono », cadute nel basso), con una accorta e lenta azione di « recupero » che non ha cessato di dare i suoi frutti. Oggi ancora, con il caso Brecht ( vedi Piccolo Teatro di Milano), con il TNP, con lo stesso Planchon, e con infiniti altri esempi minori. Affronteremo dunque l'esame, e la riscoperta, dei modi dell'impegno nel teatro francese degli anni trenta cercando, come abbiamo già tentato di fare per il cinema, di recensire le iniziative teatrali « impegnate » tenendoci lontani sia dagli schematismi staliniani - per quanto, in questo campo, meno rilevanti che in altri - sia dal « buon senso » della critica borghese. Anche trattandosi di esperienze tutto sommato molto meno importanti, da ogni punto di vista, di quelle similari tedesche, o spagnole, o cèche, o americane, degli anni 1920-1940, esse si riconducono ad un dibattito che fu in quegli anni internazionale, e la cui ricchezza è ancora poco studiata, se si escludono i casi di Piscator e di Brecht. Ci serviremo dunque dell'esempio francese anche per allargare il discorso ad indicazioni teoriche generali. Il dossier del teatro popolare, del teatro politico e del teatro proletario - tre termini usati talvolta come sinonimi, o come successive
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