giovane critica - n. 14 - inverno 1967

2Ma com 'è giusta la nostra disperata volontà di vedere coi nostri occhi un mondo giusto, e vivere per questo e morire per questo. Ti abbiamo seppellito senza saperlo appunto martedi presso la « nostra » casa editrice che dopo Gramsci pubblica vescovi con prefazioni di arcivescovi. Eravamo Sergio, Juri, Giampiero, Leonardo ed altri clandestini aspiranti a cambiar le cose. E c'era pure non si sa perché un prete travestito da laico, che pregherà per noi e continuerà a fregare per i padroni. Ma oggi che ho visto il tuo ritratto sull'Unità, ho pensato subito ad Antonello lontano, e alla notizia che come un coltello l'accorerà. Forse gliela darà un cinese con perifrasi delicatissime: gli dirà che sulla piu. impossibile alluvionata via al socialismo è morto uno dei migliori opportunisti educati dal Migliore. E gli donerà un libro di massime, gli suggerirà il nuoto e altre pratiche igieniche. Ma il nuoto a che ci serve? La Sicilia non è ancora Formosa. E poi nuotiamo meglio del Ciriola. E qualche naufrago lo ripesca subito la barca apostolica. Per la rivoluzione sono piccoli i nostri fiumi, stanno tutti in un verso del Petrarca: « Non Tesin Po Varo Arno Adige e Tebro ». Nemmeno quando straripano succede qualcosa di nuovo nelle nostre città aperte ad ogni alluvione, aperte ai fallimenti delle resistenze e dei risorgimenti, agli abbracci in sant'Amhrogio col caporale e coi parroci in santa Croce e con tutti in piazza san Pietro, sino alla frana generale. Straripano i nostri fiumi, non ci si può nuotare: troppe carogne, troppe Fiat vi riescono a galleggiare, inutili i lamenti sulla cultura e la perduta bellezza,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==