nel vivo delle polemiche sull'intervento, nota perentoriamente che « quando la guerra scoppia ( e che essa scoppi o no, è tanto poco morale o immorale quanto un terremoto o altro fenomeno di assestamento tellurico) i com• ponenti dei vari gruppi non hanno altro dovere morale che di schierarsi alla difesa del proprio gruppo ». Già l'assimilazione al terremoto è una spia del rap• porto individuato da Croce tra direzione politica, guerra, gruppi sociali, individui; il terremoto, come il diluvio e ogni altra soverchiante manifestazione della natura, è una immagine sistematicamente connessa all'idea della necessaria rassegnazione alla ' fatalità ' della guerra; persuasori di vario rango e natura, politici e cappellani, giornalisti e generali, la usano bravamente, come la piu idonea, fra l'altro, a superare tacendole, le divergenze politiche tra le varie osservanze interventiste; gli scrittori la usano di continuo per esprimere con compiacenza lo spirito di cristiano adattamento dei soldati-contadini, proprio in questo contrapposti, da qualcuno, ai riottosi operai ' militesenti '•. Alvaro identifica in una rassegnazione d'indole nativa, resa istintiva da secoli di adattamento allo ambiente, la condizione prevalente del soldato italiano e quindi nel contadino il soldato esemplare e nella guerra intesa come accadimento di natura « lo stato naturale del popolo italiano ». Particolarmente in Soffici è insistente e paternalistica la sottolineatura della pazienza e bontà del fante: « [ ••.] ed abbiamo ammirato tutta la loro inventiva, la pazienza, la calma, e anche la loro bontà e rasse• gnazione di gente abituata a tutto, mai scorata se trattata umanamente e con giustizia » ( Kobilek, 14-15). In ben altro modo reagiscono, alle stesse ambigue virtu, Palazzeschi, Malaparte e J ahier. A Stanghellini poi « si gonfiava il cuore di tenerezza per quegli uomini rudi chti stavan li fermi a morire senza saper troppo bene il per• ché» (Introduzione alla vita mediocre, Milano, 1935, 44); se li vedeva attorno « accovacciati come fagotti bruni », li sentiva simili forse, materia piegata da una volontà esterna, lui stesso portato a risolvere, com 'era, in senso etico pili che politico il proprio ' sacrificio '. ( « Destino che non si può scegliere resta solo obbligarlo a cantare», aveva detto Jabier parlando delle « virtu necessarie ».) E Stanghellini, cercando un senso alla fatica: « Si può rinunciare alla nostra purezza fiorita sotto gli aperti cicli della guerra nutrita di sacrifici accettati anche senza fede colla sublime devozione della testa china?» ( 44) « Essi non sanno [ ... ] », osserva dei soldati; e tuttavia « colla semplice devozione della testa china avrebbero fatto l'indomani all'attacco forse piu di quello che avrei fatto io, confortato e sorretto da una coscienza superiore » ( 44 ). Ma « basta guardare le loro facce: non una che mostri coscienza di quel che succede: esprimono, ugualmente, una stanchezza cieca, una fatale passività; sono come delle bestie sfinite » ( G. Stuparich, Guerra del '15, in Il ritorno del padre, Torino, 1961, 248). Sono i connotati del fante paziente e rassegnato, con segno mutato: doloroso riconoscimento per un triestino, volontario, democratico. Arturo Rossato stupisce e ironizza su una partenza per la prima linea che sarebbe parsa a taluno solenne per austerità e concentrazione. « Chissà perché, nessuno can• ta. lo fiuto l'odore del sangue che mi schizza come un buon mosto fra vena e vena, dandomi il sapore crudele della gioia e della violenza: penso di possedere già la morte come si possiede a violenza una femmina bellissima e costoro, gobbi come muli, orecchiuti come muli, zampano grottescamente ai due lati della strada, senza un grido, senza una canzone. Perché? » ( L'elmo di Sci pio, Milano, 1934, 93). La dissociazione tra convinti e costretti, interventisti e rassegnati, non potrebbe forse essere marcata piu drasticamente. 4 « La guerra l'hanno fatta i ' fessi ', dicono i fanti » • ( M. Puccini, Davanti a Trie3te, E3perienze di un fante 3u[ Car3o, Milano, 260). È la prima, unanime certezza dei soldati; chi è ' fesso ' fa la guerra, chi non è ' fesso ' si ' imbosca '. Tutti gli scrittori dànno testimonianza di questa radicatissima convinzione e pili di - 31
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