Que,1·u11ima, in nome di u11realismo, di c11i peraltro no11 si ,·cclono i presupposti reali. trasforma l'esigenza e la preminenza ciel rovesciamento pratico in una ipostatizzazione delle strutture esistenti; trasforma cioè l'esigenza del rove ciamento materiale nella conclusione dell'immobilismo: non è, cioè, prassi. D'altro lato la teoria come momento preliminare ( non legato dialetticamente) alla prassi, oltre a es ere rinunzia nei fatti è, a livello ideologico, là forma fenomemca della separazione tra teoria e prassi, cioè rivelatrice e della crisi della pratica e della sconfitta della teoria, trasformata da scienza della contraddizione a sistemazione categoriale dei « concetti della sconfitta »- È. quindi. l'ora della organizzazione, come momento pratico-analisi teorica, che trova nelle attuali contraddizioni del capitalismo avanzato i presupposti della sua costi• tuziooe. Cosi fondato, l'obiettivo diviene assorbente di qualsia i problematica teorica in quanto essa nasce, a livello teorico, come conclusione della ricerca non dello « specifico organizzativo » ( fatta da una sorta di esperti di « ricerche di mercato » socialisti) ma delle contraddizioni della società del capitale e dell'imperialismo e, a livello pratico, dalla accettazione del livello materiale come momento cli verifica di qualsiasi ipotesi teorica e quindi strumento di verifica teorica. L'organizzazione come« orizzonte » della teoria e della prassi: « criterio della verità può essere solo la pratica sociale » ( Mao, Sulla pratica). Questo significa non rinviare al futuro l'organizzazione, una volta risolti i problemi teorici: poiché non vi è questione teorica che non abbia radici materiali. Coscienza, dunque, che « le antinomie teoriche possono essere risolte ·solo sul piano pratico »; a questo fine, e in questa prospettiva, la ricerca di « cosa è successo dentro la classe operaia dopo Marx ». Ancora Mao: « Se vuoi acquistare delle conoscenze devi partecipare alla pratica che modifica la realtà ». Federico Stame 26 - La pubblicn~ionc di queslo articolo d.l Federico Stame è da col• legare. nel senso che ne affronta i temi cruciali, ai contatti e agli incontri da noi avuti di recente con altri gruppi e riviste, e di cui il n, 4/5 di Nuovo impegno dà ampiamente conto. A differenza di altri amici continuiamo a ritenere utile il questionario indetto daUn rivisla pisana, pur nello sua commistione di problemi e situazioni non omologhe. La funzione di prima documentazione dei livelli di maturazione di ogni gruppo e degli orientamenti in esso prevalenti ci sembra assolta. Cacciari e Stame hanno portato lumi aJla materia del dibattito e Asor Rosa ha addirittura espresso posizioni per lui nuove ( di lavoro politico u li,•cllo del Pci ritenuto « il punto pitl debole dell'accerchiamento capilalistico »). Di pili non crediamo il questionario si proponesse. Piuttosto è un Hmite che l'inchiesta si sia articolata anteriormente al nascere de l,,a sinistra, che sarebbe stata un punto di riferimento concreto (positivo o negativo, a seconda dei pareri). Nella nostra risposta, decisamente in corpo minore. affronta\•amo il problema che pili ci sta a cuore e ci compete, c1uello del riassello della pubblicistica di sinistra: proponevamo la coslituzione d.i un nucleo redazionale preposto alla stesura cl.i un gruppo di riviste (un mensile à la Quaderni piacentini, un bime~ str.:1lc, un trimestrale che contenesse il lavoro teorico del tipo di quello che viene attualmente svolto da Quaderni rossi, Classe e stato, La rivista storica del .sociali.smo). Le prospcttjve uscite dagli incontri di Perugia e Pisa non sono molto lontane da queste idee: « Naturalmente, non si tratterà di sopprimere le varie riviste, facendo nascere un solo organo con le caratteristiche dei vecchi; ma, da un lato. di ristrutturare lutta la stampa di sinistra [ ... ] dalJ'altro di creare almeno un foglio (mensile) di baltaglia politica e di ricerca teorica qualitati\'nmentc diverso dn quelJj esistenti e colJegoto a una precisa rete organizzativa >). Quest'ultimo appare il compito piU ar~ duo ( e a nostro giucliz.io1 almeno al momento, difficilmente attuabile) proprio perché subordinato olJa delineazione di un minimo cli programma politico non generico. Ps. L'estensore della nota redazionale di N. I. dice che noi ammettevamo apertamente, nello nostro risposta, << il fallimento cli Cio,. vane critica nella suo città e fra gH operai ». Faremo altrove lo cronaca buCCa e dolorosa del perché G. C. abbia piantato scarse radici, sin dalle sue prime battute, nello città ove si stampa; non abbiamo mai pensato però di affibbiarlo a un operaio. Ce ne saremmo vergognali. Ci meraviglio piuttosto che non se ne vergognino i redattori cli numerosi fogli a questo scopo concepiti; della cu.i puerilità ideologica. della cu.i tracotante ignoranza, delle cui curvature clericali e delle cui sgrammaticature costituisce degna testimonianza l'editoriale di Battaglia comunUta opportunamente ripreso da Nuovo impegno.
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