giovane critica - n. 14 - inverno 1967

Il dirigente politico. come rivoluzionario di profos. sione. può mantenere inalterata la propria (unzione con• (littuale solo in una situazione di scarsa integrazione sociale; ma tale sua funzione è destinata a routinizzarsi (a trasformar,i in pratica quotidiana) mano a mano che il partito di classe di,·iene un elemento di funzionamento della società capitalistica e perde la qualità di meccanismo autagonistico. Alcuni esempi: le fonti di uuauziameuto dei partiti divcugono sempre piu frutto di allività imprenditoriali: le orgauizzazioni di massa ( che in molte situazioni hanno tretti rapporti col movimento politico, con frequenti scambi di quadri) hanno subito un pronunciato procc--o di tra 0 formazione capitalistica ( oggettivamente determinato. per la verità) che ha portato le loro eia si dirigenti a introdurre in que ti organismi logiche ogget• tivc e rnoti,·azioni soggettive tipicamente manageriali. E tali proces i si riproducono anche nei partiti ( si pensi alla funzione integrante ciel potere locale) al punto da qualificare in termini sempre pitt chiaramente imprenditoriali !"atti, ità e la funzione elci partiti operai. e consegue che gli clementi cli dominio, cli manipolazione, cli forma• zionc cli strali dirigenti non revocabili («separazione tra proprietà e controllo» a livello operaio) si mostrano sempre piu chiaramente come portato oggellivo cli una diversa collocazione ciel partito nella ocictà capitalistica; al punto eia coinvolgere, irrimediabilmente, le stesse slrullure concepite in epoche precedenti nella integrazione politica ciel movimento operaio. e questa è la situazione, ogni tentativo di evitare le difficoltà prc cindendo, dal problema dello strumento e dalla mediazione dell'organizzazione sembra destinato alla sterilità; o, per lo meno, a riprodurre, su scala ridolla, le antinomie proprie delle organizzazioni istituzionali. D"altronde ( il richiamo sembra pertinente nonostante la mode,tia del nostro orizzonte) qualsiasi esperienza rivo• luzionaria ha elaborato la propria concezione del movimento e del partito: dal leninismo, all'esperienza cinese, alle rivoluzioni cubana, algerina, e cosi via. Appare evidente, a questo proposito, la spontaneità con cui ogni 24 - processo realmente rivoluzionario genera una specifica teoria dell'organizzazione; e questo si verifica, piu limi• tatamente certo, ma con minore chiarezza, anche nelle esperienze piu attuali: si pensi alla nuova sinistra americana, la cui novità e serietà di esperienze sta proprio nella radicalità delle sue procedure organizzative e nella intransigente volontà di collegare il problema della lotta politica al discorso degli strumenti di tale lotta. La ragione del sacrosanto ri(iuto della new left di confondersi colle tracl.izionali manifestazioni politiche della sinistra ( rcu A ccc.) va ricercata nella consapevolezza della compromissione di tali forze con le procedure di funzionamento della società capitalistica, nell'assimilazione, cioè, delle sue leggi dinamiche. Certo questa prospettiva rende ancor piu difficile il compito, la formazione di una sinistra non integrata; ma la inevitabilità di tale situazione non dovrebbe meravigliare, essendo essa fondata ( come le stesse tendenze di fondo delJe società sviluppate mostrano) sulla capacità del sistema capitalistico di ingoiare, assimilare, sino a farle ue proprie, le forme di con(littualità che in periodi precedenti hanno costituito le massime forme della sua con• traddizionc interna. È in questo dato costante del fun• zionamcnto del sistema capitalistico che si ritrova il massimo elemento di difCicoltà e disorientamento delle forze di classe che credendo alla immutabilità ( nelle sue forme) della contraddizione capitalistica, entrano in crisi ogni volta che il sistema assimila, sino a farla componente del1:i stessa sua coerenza, il tipo di contraddizione che esse hanno esplicitato. D'altro canto è proprio sulla incomprensione del carattere dialettico-contraddittorio dello sviluppo e del carattere endogeno delle contraddizioni che il riformismo ha basato la sua strategia. Cosi è anche per il partito. Chi ritiene di poter esercitare la lotta politica dentro i partiti ( considerando tali istituzioni come « neutre »•teorici del « partito neutro ») e si autolimita nell'entrismo, come chi ritiene di poter « prescindere» ( pur standovi dentro) dal partito, commette un errore le cui radici, pratiche e teoriche, stanno

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==