di procedere, mediante l'azione interna, alla formazione di nuclei organici di opposizione ( collocazione partitica strumentale) e, nella prospettiva del rifiuto dell'impegno partitico, la permanenza nei partiti considerati soltanto quali utili strumenti e media di comunicazione. Tuttavia la classificazione sopra accennata conserva una sua validità, per lo meno operativa, in quanto permette di rilevare che tale diversità di collocazione aveva ed ha ragione di esistere non solo in una diversa valutazione di linea ma anche ( e forse principalmente) in una diversa concezione della organizzazione politica e del rapporto partito-classe; nel diverso giudizio, in definitiva, su quanto l'integrazione politica del movimento operaio abbia compromesso e corresponsabilizzato, oltre la linea, anche il modo della sua formazione e la sua organizzazione sociale: il partito. L'unico strumento che consenta oggi di spiegare questa corrosione del partito è l'uso della tematica della burocratizzazione ( in quanto separazione dei gruppi dirigenti del partito-società); indirizzo meccanicistico in cui scompaiono le ragioni oggettive dell'integrazione e in cui è offuscato il nesso stalinismo-socialdemocrazia. Il problema della organizzazione della opposizione, ripetiamo, assumerà in futuro un ruolo sempre maggiore, anche perché non sembra che sia acquisita la coscienza del carattere decisivo della questione ; e questo sarà pagato in futuro con ritardi notevoli. Parrebbe che !'oh, biettivo fosse « la restaurazione dei classici » e il modello leninista del partito non dovesse essere messo in discussione; oppure, prescindendo da riferimenti storici, si parla del partito rivoluzionario senza sottoporre al minimo esame critico l'oggetto del discorso. Cosi ci si accanisce contro la linea politica dei partiti di sinistra, e magari la loro vita interna, ma non si tenta di sciogliere il nodo costituito dall'oggettivo legame tra politica e organizzazione nel partito operaio ; oppure si parla, a sproposito, di democratizzazione della loro vita interna. Quest'ultima tendenza è inaccettabile poiché si tratta di una operazione tutta interna al sistema stesso, appunto perché non mette m discussione gli attuali rapporti di subordinazione, di rappresentanza, di mediazione e filtrazione delle spinte antagonistiche, ma tende solo a razionalizzare la interazione di questi fattori, nella lungimirante preoccupazione di non togliere ai partiti e ai sindacati quella formidabile ( anzi l'unica) arma a loro disposizione: la rappresentanza della classe operaia e della forza-lavoro. Una seria analisi dei problemi della organizzazione deUa lotta politica dovrebbe, invece, partire da due ordini di considerazioni: 1) lo strello rapporto esistente tra l'integrazione dei partiti operai nel sistema e la introduzione, effettualmente realizzata, al loro interno di quelle stesse regole del gioco cui essi si sono sottoposti a livello di società globale, consumando il processo di integrazione. L'accettazione della conflittualità integrata come principio regolatore della vita sociale ( e quindi del partito operaio come agente conflittuale self-controllecl) produce la imposizione di questi stessi criteri di conflittualità allo interno dei partiti come regole del gioco da imporre R tutti i militanti. Si assiste alla estensione delle regole di comportamento e di funzionamento della società borghese alle organizzazioni « antagonistiche », al punto che esse mostrano il grado e la irreversibilità della loro integrazione proprio nel tipo di conflittualità esistente ( o tollerata) al loro interno. Parafrasando un concetto ormai noto, il regime di fabbrica ( attraverso la mediazione della società) si estende al partito : fabbrica e partito. Tale situazione produce pesanti conseguenze: impedisce alle forze presenti nei partiti di sinistra di usare dei canali organizzativi al fine di comunicare ipotesi politiche alternative. 2) Incapacità dei partiti di sinistra di assumere un ruolo di contestazione politica per precise ragioni individuali nella loro struttura organizzativa. Si è molto spesso sottolineato, a questo proposito, l'accentuata trasformazione parlamentaristica dei partiti, la concentrazione in senso esclusivamente elettoralistico dei loro comportamenti, tattici e strategici. Tali deviazioni, però, sono effetto e non causa di processi piu remoti che trovano la loro radice nel mutato rapporto tra partito ( e apparato di partito) e società capitalistica. - 23
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