Direi che Godard è a cavallo Ira queste due fasi, dell'evasione e del raggiungimento dell'identità. Prima di proseguire vorrei chiarire che non intendo addurre nessuna nuova categoria cronologica né storico-esistenziale. ma semplicemente due termini che aiutano a comprendere l'approfondimento e il perfezionamento del processo di integrazione assoluta. In queste definizioni c'è sempre il pericolo di dimenticarsi della concretezza dei problemi per sostituirla con delle intellettualizzazioni di comodo, triste eredità, nella nostra squallida cultura, del vaniloquio umanistico. Mi pare che di Godard si possa dire questo, soprattutto per la coesistenza - del resto facilmente rilevabile - di tutta una serie di echi, di allusioni del romanticismo piccolo-borghese mitteleuropeo e delle « presenze » quantitative della cultura della comunicazione di consumo. Si pensi all'esempio mai abbastanza citato dell'eroe di Alphaville che in una società industriale meccanica e anonima cerca di ritirare in ballo le « eterne verità », l'amore e la poesia, attraverso qualche citazione e tutta una serie di bizantinismi linguistici. La sovrapposizione di una dimensione di rimpianto, di echi nostalgici di vicende tutte consumate da esperienze psicologiche e sociali precedenti ( gli amori contro il mondo, il conflitto tra passione e dovere, ecc.) con la asciuttezza dei messaggi che hanno tutti i contenuti per non averne piu nessuno, con la matematica precisionè dell'intervento sonoro nel momento della maggiore debolezza psicologica del soggetto, è uno dei temi di fondo di Godard. Talvolta egli riesce a cogliere questo fluire incoerente e omnivoro con straordinaria poesia ma, entro un certo contesto, qual è il limite tra poesia e leno• cinio? Chi potrà stabilire una linea di demarcazione tra il « bello » e ciò che « produce meraviglia » quando tutti sappiamo che ambedue quei concetti sono strumenti intercambiabili della mistificazione istituzionalizzata? Non si tratta di arbitrarietà ma di pertinenza. Il problema della nostra epoca non è di stabilire cosa è bello e cosa non lo è, ma di cogliere il significato della carica mistificatoria che mantiene in vita, dopo averla creata, questa dicotornia. Al limite di questa esperienza di Godard, che si badi bene è sincretistica e non di conflitto, c'è il mondo dell'LSD. Questo è ua paradosso, una pura e semplice ipotesi di lavoro che non ha altro significato che quello della logica, della coerenza di un certo « dover essere ». In questo mondo in cui tutte le « costanti » sono soggettive, in un contesto storico in cui il soggetto non esiste neppure come esigenza, l'allucinazione crea una realtà, un mondo che ha le sue leggi, in cui vige, nell'astrazione della mancanza di spazio e di tempo, la proiezione di quello che Marcuse chiama « il principio del piacere ». La misoginia, il pessimismo, il fondo di introversione malinconica, che un secolo fa sarebbero stati espressi in termini di disperazione « riscattata » esteticamente, appaiono oggi come « resistenze » e « sfaccettature ». Resistenze al processo di omogeneizzazione del sentire e sfaccettature di una fenomenologia già tutta predeterminata. Godard fa un continuo sforzo per parlarci dell'attualità; come è stato detto piu volte, legge una notizia sull'Observateur e dopo tre giorni è sul posto a girare il film ( Vivre sa vie, Pierrot, Deux ou trois choses que je sais d'elle). Questo criterio della « falsa universalità », tipico di tutte le manifestazioni della cultura piccolo-borghese nell'età dell'industria culturale, è rassicurante perché da un lato non consente alcuna scelta e dall'altro spinge il soggetto a credere che i frammenti, i ritagli staccati siano la sola realtà e il solo modo di porsi di fronte ad essa. Tutto può coesistere, la citazione classica ( non si dimentichi il fondo mitteleuropeo della cultura di Godard) e la canzone di Antoine, i voli delle stratofortezze B-52 e In cronaca dello svaligiamento di una banca. Cosa vuol dire questo? Semplicemente accettare tutti gli strumenti espressivi e psicologici della realtà che si dovrebbe comprendere e quindi smascherare. Anche con la diffusione della legge dell'intercambiabilità, i pezzi di una certa macchina sono adatti solo per un certo genere di macchine c non per un altro. Godard accumula una massa di dati e, di fronte ad essi, un insieme di reazioni di colpevolezza, impotenza, - 19
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