giovane critica - n. 14 - inverno 1967

dubbio. per cosi dire, preventivo: la rivalutazione del Giordani, anche se fosse ciel tutto convincente, potrebbe mai portare a un discorso su tutto il romanticismo ita• liano? Secondo me no. Ragion per cui la ricostruzione dei palpiti progressisti del letterato piacentino, non mi sembra poter andare al di là ciel lumeggiamento, avvincente quanto si vuole, di un particolare tutto sommato abbastanza secondario della letteratura del nostro Ottocento. Per Timpanaro non è cosi: il discorso sul Giordani si immette, visibilmente, in modo diretto in quello su Leopardi. Non a caso il saggio sul Giordani si chiude sul tema della amicizia con Leopardi, perduta per scelta di quest'ultimo, e in particolare sulla considerazione che « l'amicizia tra il Leopardi e il Giordani fu un momento essenziale nella vita di entrambi ». Il che appare senz"altro vero, ma non fa dell'approfondjmento della conoscenza del Giordani una delle tracce fondamentali per impostare un discorso piu rigoroso sui problemi della prima metà del secolo scorso, né implica che ci si debba discostare dal giudizio che il Giordani stesse dava di sé: « Io non sono piu che un uom mediocre; ma piu conseguente e sincero degli altri e di lui [Leopardi] ». Ma su questa sopravvalutazione del Giordani getta una luce significativa - anche se non della migliore - un brano contenuto nel secondo saggio del libro, Giordani, Carducci e Chiarini: « Ma con tutte queste riserve [ cioè il fatto che nel Carducci e nel Chiarini « i pensieri del Giordani rivivevano in una forma piu angusta » ], bisogna riconoscere che l'avere scelto a maestri il Giordani e Leopardi significò per il Carducci e il Chiarini la rottura con pregiudizi religiosi e con un certo moderatismo buonsensaio ». Dove le valutazioni discutibili sono almeno due: l'implicita patente che si dà al non moderatismo di Carducci ( forse non sempre buonsensaio, ma certo superficiale e parolaio), e la ribadita profonda consonanza, nonostantc il divario delle loro stature, tra il Giordani e Leopardi, rappresentanti del pensiero senza miti nell'epoca delle involuzioni romantiche. 12 - Leopardi antiromantico? Né questa impostazione si attenua quando Timpanaro affronta il centro della sua argomentazione, il pensiero di Leopardi, nei due saggi, peraltro interessantissimi: Alcune considerazioni sul pensiero del Leopardi e Il Leopardi e i f i/oso/i antichi. Leggendo questi due scritti - e soprattutto il primo - ei si accorge di quanto sia radicata e non casuale in Timpanaro la volontà ( già incontrata nell'Introduzione e nel saggio sul Giordani) di svalutare il romanticismo, dandone una definizione non solo pochissimo indulgente alle sfumature, ma quanto piu limitativa possibile. E si vede anche chiaramente che l'ammirazione - a mio avviso eccessiva - per il Giordani, è una conseguenza e 11011 una causa di questa volontà. Né il fatto che tutto ciò non sia incoerente con quelle caratteristiche della personalità di Timpanaro di cui si è detto, con ammirazione, all'inizio, può portare ad un giudizio positivo su quello che appare il punto debole di tutta la costruzione, cioè la equazione: romanticismo= restaurazione delle vecchie credenze politiche e religiose. Certo se si accetta questo dato, tutto il resto viene da sé: la divisione del primo Ottocento in due partiti ideologici contrapposti, romantico-religioso l'uno, classicista l'altro; e la valutazione di quest'ultimo come unico erede dell'illuminismo, al cui richiamo i romantici si opponevano. Di fronte al tentativo altrui di non vedere illuminismo e romanticismo come epoche che nettamente si contrappongono, Timpanaro cita i testi, quelli leopardiani in particolare; e siccome l'impegno polemico di Leopardi verso molti esponenti e molti aspetti del romanticismo non è né infrequente né dubbio ( ed anch'io del resto concordo sul fatto che questo lato del pensiero leopardiano non deve essere né taciuto né minimizzato), ne discende - con argomentazione alquanto schematica - la classificazione di Leopardi fra gli antiromantici. A questo punto però, in una argomentazione necessariamente breve come questa, è indispensabile discostarsi dai testi e dai temi affrontati nello scritto di Timpanaro per porsi piu vasti interrogativi '.

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