giovane critica - n. 11 - primavera 1966

di una subitanea complicità. Poi Sandro è preso da un attacco di cpilc-,ia. La vicinanza della sorella, che gli " tiene ferma » la testa in modo da permettergli di respirare ( da qui l'origine e la [unzione del "sodalizio » tra i due) [a si che la crisi non abbia conseguenze. Ma qui le mie reazioni private hanno incominciato a essere incontrollate, acritiche. Hide,·o di gusto di fronte a quella profanazione. Cioè non vedevo e non sentivo il tragico cli quella profanazione, e la mia risata era nettamente determinata dal tetro umorismo nevrotico di Sandro. Non condivido tuttavia l'opinione cli l\Iario Soldati, secondo il quale / pug11i in tasca è da vedersi, anche contro le intenzioni dcll"autorc, come un film umoristico. non tragico. Dicevo, tra me e mc, bravo a Bcllocch io per m·cr rappresentato Cino in fondo ciò che in consimili famiglie borghc i re la soltanto allo stato potenziale, latente. Non so se è interferito il mio stesso « inconscio », !"inconscio collettivo della piccola e media borghesia italiana. Sandro ammazza poi anche Leone, il &atcllo demente. aHogandolo, dopo una minuziosa preparazione, nel bagno. I suoi omicidi non hanno nulla cli morboso, ma piutto lo, come ha scritto '.loravia, sono lirici prolungamenti di uno « stato d'animo ». Sandro anticipa. col suo intervento. la fine alla quale è destinato storicamente quel mondo. Anche la mu ica di Verdi trova la sua ultima « (unzione » storica ne I pugni in tasca. scandendo dapprima i tempi dell'esaltazione nevrotica di anclro, e poi elevandosi trionfalmente assurda sulla sua fine, quando, sbattuto a terra da un attacco, offoca invocando l'aiuto della sorella. Giulia, costretta a letto da una caduta in una camera vicina, non può, o non vuole, portargli il consueto soccorso: anche i suoi occhi dolci e vuoti, infantilmente demoniaci, sono solcali da un'ombra di necessità, mentre ascolta le lancinanti grida del fratello sommerse a poco a poco dal mare della melodia verdiana. Tiziano Salori 6Vietar Serge e la Rivoluzione d'Ottobre Le Editions de Dclphes, a Parigi, hanno ripubblicato L'A n I de la Révolution Russe, di Viclor Serge. È un avvenimento per tutti coloro che si interessano alla storia del movimento operaio, e in particolare ai grandiosi avvcnirnenli russi che dovevano condurre qualche anno dopo al mostruoso regime staliniano: un'opera che interessa non soltanto gli storici, ma i militanti. Che si renda necessario oggi presentarne l'autore, è evidentemente un sintomo del nostro tempo. Victor Serge è uno pseudonimo. Victor Kibaltchich nacque a Bruxelles nel 1890; figlio di un emigrato politico russo, conobbe la paura, la miseria e l'insicurezza che costituiscono la sorte dei proscrilli e delle loro famiglie. Ancora giovanissimo, abbraccia le idee rivoluzionarie, socialismo poi anarchismo. Diviene militante libertario. Dopo aver esercitato diversi mestieri, arriva a Parigi nel 1909 e, assai rapidamente, si pone in prima fila nella corrente estremista deU'anarchismo, gli « individualisti ». D'ora innanzi è « Le Rétif », direttore de /'Anarchie. Ben presto vien~ compromesso nel celebre affare della « bande à Bonnot » di cui fanno parte due suoi amici d'infanzia e d'adolescenza, Callemin e Carouy. Arrestato nel 1912, accusalo di « complicità in furto per ricettazione », compare dinnanzi alle Assise della Seine con gli uomini della " bande » per sentirsi condannare a cinque anni di reclusione: è verosimile che la società abbia colpito non una « complicità » - dubbia - nell'affare vero e proprio, ma l'allività del militante libertario, direttore de l'A narchie e animatore del circolo « La libre Recherche ». Liberato nel 1917, al compimento della pena, passa i!l Spagna, gravato dagli anni di prigione di « una pesante esperienza, intollerabile da portare ». A Barcellona scompare « Le Rétif » e nasce « Victor Serge ». Lavora in una tipografia, milita nella C.N.T.:

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