giovane critica - n. 11 - primavera 1966

invidia al passato, ammiriamo ad esempio l'armonia assoluta dei Greci e questo rimpianto è tutt'altro che insignificante. Il nostro paese lotta proprio per lo sviluppo armonico di tutta la Nazione. Non credo, parafrasando Balzac, che il nostro verrà chiamato il secolo delle illusioni perdute; il nostro secolo, anche se questo è vero solo per la sesta parte del mondo, è quello degli ideali positivi; e non soltanto questo, ma anche quello della realizzazione di questi ideali. Tuttavia, nel suo complesso, la terra vive nell'epoca dell'armonia perduta; e una guerra mondiale senza precedenti, saccheggiando i giardini e i monumenti della nostra cultura, ne è la manifestazione piu evidente c piu conseguente. È proprio per questo che le opere armoniose ci seducono in maniera particolare esprimendo attraverso la costruzione delle loro immagini una tendenza di opposizione e di risposta attiva alla disarmonia del nostro tempo, tendenza che costringe i popoli a ricercare febbrilmente una pacificazione, e i loro rappresentanti a partecipare alle conferenze, a entrare in associazioni nazionali c. internazionali. Tra le rare opere contemporanee la cui armonia è quasi classica, Mister Lincoln occupa un posto preminente. Non troviamo in questo film solo una stupefacente padronanza che arriva a far corrispondere il ritmo del montaggio al timbro della fotografia - il suono del piffero viene cosi ad accompagnarsi perfettamente al lento scorrere delle acque torbide e il passo trotterellante e compreso del mulo su cui quel perticone di Abe costeggia il fiume Potomak. Non solo troviamo una sorprendente abilità che arriva a far vibrare l'immagine stilizzata di un dagherrotipo all'unisono con le parole sentenziose c moraleggianti di Lincoln, e che costringe Henry Fonda con la sua condotta eccentrica, ad evitare che una situazione realmente commovente si veni di sentimentalismo, o che una situazione drammatica si gonfi fino all'enfasi, come al momento della impressionante partenza di Lincoln nello sfondo del paesaggio, proprio alla fine del film. Si tratta in questo caso di qualcosa di molto p1u profondo: si traila delle premesse e dei fondamenti di quest'arte e di questa stessa armonia. Gli strati piu profondi dell'animo popolare ne sono alla fonte; e solo da essi possono sorgere creazioni realmente belle. Il Lincoln della Storia è sorto dal cuore del suo popolo, poiché ha saputo impossessarsi dei suoi tratti piu tipici e simpatici. Allo stesso modo, il film intero sembra nutrirsi del fascino di un uomo che rap• presenta il fior fiore delle tradizioni progressiste americane. L'armonia nell'opera d'arte è, per cosi dire, il riflesso di questo grande principio umano nello specchio di uno dei piu bei campi della creazione umana. Cosi, attraverso il personaggio storico che mette in scena - e non solo attraverso le parole, ma anche attra• verso la stessa struttura della sua opera, - J ohn Ford si riferisce al principio di cui Llncoln fu latore, esprimendo in questo le tendenze profonde della parte migliore del suo popolo. Eccoci dinnanzi al miracolo dei dagherrotipi animati. Sono proprio gli stessi ineffabili vestiti a quadretti, stretti alla vita per allargarsi poi smisuratamente, i boccoli che sfuggono dalle cuffie, gli orecchini la cui forma ricercata rivaleggia con quella dei boccoli, le rcdingotes, i cappelli a cilindro, le canne, i gilé ... ; le barbe, ciuffi in disordine, mèches capricciose, uniformi militari e colli assurdi, tutto risuscitato come se gli déi dell'antichità avessero infuso la vita non a delle statuine d'argilla ma a dei costumi animati di un movimento autentico, piu che vivace addirittura furioso, con tutta l'allegrezza violenta di una fiera di provincia. Ed eccoli, allenti, a tirare dai due capi una corda tesa al di sopra di una pozza di fango in cui ognuno dei due gruppi tenta allegramente di far cadere l'altro tirando accanitamente la corda. All'ultimo minuto una nuova figurina, lunga, dinoc- - 65

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