giovane critica - n. 11 - primavera 1966

cultura di massa operando per un teatro di parte, piccoli gruppi che aHrontino i temi centrali della condizione contemporanea, portandosi ovunque, nelle sede dell'Arei ( esiste una vasta rete di circoli, associazioni, sodalizi popolari, collegati all'Arei provinciale), nelle Case del popolo, nelle piazze, nelle aie, nei cortili, nelle sedi delle cooperative, in centinaia di piccoli o medi teatri inutilizzati dalle amministrazioni popolari. Evitando l'antinomia tra centralismo burocratico e autarchia delle periferie. L'autonomia periferica - che provvede alla diffusione, susci la energie, vaglia e suggerisce argomenti - e il reperimento in luogo delle forze intellettuali e popolari adatte all'accoglimento dei nuovi motivi, vanno accordate, nella politica culturale, ad una centralizzazione democratica. Il problema della cultura di massa non può essere affrontato, a nessun livello, in forme artigiaoesche, con forze sproporzionate c sparpagliate ( esiste anche la questione dei costi). 11 compito spetta agli intellettuali progressisti i quali, spesso, pur militando nei partiti di sinistra e anche membri delle loro commissioni culturali, stanno, e sono una forza immensa, nell'attesa messianica di qualche fatto nuovo che venga da non sappiamo dove a indicare il modo e il tel)'.1po di porre concretamente al servizio della causa socialista la loro cultura e i loro propositi. In pratica, un'esperienza di teatro popolare procede in questa direzione: I. Il repertorio dovrà essere composto essenzialmente di opere di tendenza socialista, scritte o preparate apposta per il teatro popolare. Lavori di altro genere potranno essere presentati quando sia possibile, con opportuni tagli o aggiunte, con speciali messinscena, con presentazioni e dibattiti, tali da renderli utili alla denuncia della cultura borghese e dello sfruttamento capitalistico. 2. II teatro popolare dovrà arrivare fino alle frazioni piu sperdute di ogni regione e toccare tutti i lavoratori. Per raggiungere tale scopo, l'organizzazione delle sue rappresentazioni dovrà essere differenziata e adattarsi ai mezzi, alle possibilità e al pubblico cui intende arrivare. Nelle città dove esistono teatri utilizzabili creare un'associazione dei lavoratori per il teatro popolare. Ogni aderente, pagando una quota annua, ha diritto all'ingresso gratuito, per sé e per la famiglia, alle varie rappresentazioni del Teatro popolare. Il Teatro popolare con i fondi delle quote associative mette in scena un certo numero di lavori, che verranno portati a turno nei teatri della regione. Il Teatro popolare organizza per ogni lavoro dibattiti illustrativi prima di ogni rappresentazione. Nelle frazioni dove non esiste teatro, ma sono disponibili sale di circoli, rimesse, magazzini, ccc., verranno organizzate rappresentazioni teatrali di tipo piu semplice e vario, che trattino i problemi politici, economici, sociali, utilizzando scenografie tipizzate, proiezioni, pellicole a passo ridotto, registratori, dischi, orchestrine, bande, cantanti locali, amplificatori, ecc. Quando i fondi lo permetteranno, verranno costruiti teatri ambulanti per portare nelle frazioni anche le altre opere del repertorio, per la cui rappresentazione sia necessario un palcoscenico tradizionale. Si tratta di obiettivi transitori ( nel senso politico della parola: resta l'indipendenza da salvaguardare e la circolazione delle idee anche dopo la presa del potere); ma gli obiettivi transitori si spengono, bruciano come i filamenti 'di una lampadina, se non vengono alimentati; ossia si progredisce nel profondo, per un teatro liberato, solo con 13 contestazione politica al sistema, prospettando il teatro nella battaglia politica per il potere socialista: che significa, nel contempo, socializzazione economica e socializzazione del potere. Pio Baldelli [2. Fine] - 59

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