giovane critica - n. 11 - primavera 1966

f!iorno. ~l.1 poi non ne- (a niente. Torna in,•cc-c n forc il mallnttn.,--· 1wlln tele, i,ion<'. con una rubrica. li giorno dell"eroe, confu-.a. :-rntn un filo conduttore, unn manciata di briciole che non fanno mai pane: nncora ,anaglorin, r.arabnnda egocentrica, smania di primo (_h c-la'-"C'. E finalmente tro, a ra-.seslamento che gli con- ,·ienc: le prc,tazioni dncmntografic-he, al limite del qualunquismo e dt"l IH"C<"n1111<'. che c;li con-.cntono In delizioo;a bomboniera di 1111 tt·atrino --elh"rrnte ..ro, in ca!rn. per la cerchio degli amici, .senza i 2ua1 d{'I teatro popolare. 14 \I r<'!!.i.ta ~trehlcr intercs:sa il teatro nazionale: << Teatro ::\az10nalc, nclla mi:--ura in cui si identifica con la tradizione, i 1.(_•nt1mrnti. il co~tume e la storia culturale della azione ». E nr,,.uno uu:•~110 cli lui lavora anche in questo senso. Ma non oc• corre. JH'r far quei.,to, c::unbiarc le carte in tavola e pretendere al titolo di teatro popolare. ceondo lui. invece, Le Baruffe chio:- :otte rat"chiudono in se ste'-.:iC i temi fondamentali del Piccolo: 1 prnhl('mi di un teatro nazional-popolarc, secondo un concetto gr::nn,.riano. li gioco dei potenti rapprcc:enta un tentativo cli drammaturi:i,1 a 1:trl!:hi caratlcri popolari in cui il termine popolare {le, e r-'-<'rc intt>"O come « costrurionc di un p:1norama cli cultur:i ai...ai comple'-'-O e contemporaneo». Le due regie rappresenterebbero quindi un mo,·imcnto in a,•anti. tt ebbene piU addentro in un:1 ricerca cli un:1 comunicazione piU larga, di un legame pill forte rou la realtà popolare che ci eirconcla. Sono questi i temi che io assegnerei ad una politica teatrale contemporanea. L'autonornia e J"autogo\'erno del teatro italiano può, a mio avviso, avvenire ~olo su una larga base popolare. E se una definizione storicamente poc:.sibilc è stata avanzata a suo tempo 4 per un teatro stabile', ogei la muterei in ' per un teatro popolare'». 6. Teatri tabili e contropoteri democratici della cultura di massa. Che fare dunque, messi da parte i Cln del teatro, la nuova maggioranza parlamentare, !"imbrigliamento dei monopoli, l'equo profitto, la coesistenza pacificata. ccc.?, Esistono due ordini di ioterveoti: nel sistema e contro il sistema, da portare avanti contemporaneamente. La politica culturale del movimento ope• raio deve appoggiare i Teatri Stabili, dai quali ooo si torna indietro. Ma sempre nella persuasione che io tal modo si sta sulla linea di svolgimento interno del sistema, come dalla mezzadria medioevale si passa all'azienda capitalistica accentuata. Diamo quindi mano per spingere avanti i livelli e le contraddizioni del servizio pubblico 58 - teatrale dentro il sistema: contro le censure occulte e i ricatti delle sovvenzioni discriminate; per il coordinamento degli Stabili; per un massimo di autogoverno; per una spinta e articolazione verso la periferia e verso i prezzi bassi; per un appoggio ai Cut e per i collegamenti fra teatro e scuola; per una trasformazione del settore teaLrnle uclla televisione; per la revisione della politica dei prezzi e dei costi; per !"abolizione dei diritti erariali; per !"autorizzazione a Comuni, Province e Regioni ad inserire in bilancio le spese per le compagnie stabili e per il teatro; per la pubblicità del bilancio e per sedute pubbliche delle commissioni ed organismi preposti alla ripartizione e assegnazione delle sov,-enzioni; per l'abolizione dei fondi segreti a discrezione del Ministero; per il rifiuto di particolari protezioni ad autori italiani. Il punto d'arrivo, in questo àmbito, sta nel Teatro della Regione. Attraverso la programmazione regionale diventa possibile realizzare qualche connessione tra teatro e ambiente sociale e fare del teatro un servizio pubblico di cui i cittadini possano usuf.ruire ( v. in proposito I. Delogu e G. Casini, ne Il ponte. n. 7, luglio 19611); i Comuni, le Province e la Regione possono unire le loro forze ed istituire un Consorzio regionale per il teatro; e poi: recupero del patrimonio teatrale immobiliare della regione e gestione diretta dei teatri di proprietà comunale nelle città consorziate, svincolandosi dalla pesante tutela dell'ETI; formazione di un circuito unico cli distribuzione che garantisca una circolazione omogenea e continua della cultura teatrale prodotta in Italia. Tuttavia il Teatro della Regione potrebbe anche diventare, a mio parere, una forma vuota, e poco democratica, un'attrezzatura riempita di contenuti stantii, magari furbescamente aggiornati, avanzata solo rispetto alle antiquate forme artigianali o centralistiche di teatro, se non garantisc~ di ospitare, oelle sue attrezzature, una tribttna libera teatrale, ossia quelle iniziative teatrali di parte o di tendenza ( di qualunque tendenza) che abbiano dignità culturale e civile. Ma sempre, ripeto, nella persuasione che non si esce 111 tal modo dal sistema. Per cui il movimento operaio deve predisporre obiettivi transitori e contropoteri della

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