giovane critica - n. 11 - primavera 1966

scontiana, per la quale, invece, la destinazione del teatro popolare sarebbe l'incanto « perseguito nel ritrovamento del maraviglioso » ( « Di un mondo delJe maraviglie di cui il teatro - scrive il regista - ha smarrito da un bel po' la strada e che vorremmo fargli ritrovare, insieme alla sua destinazione, che è di incanto popolare ( ... ] movimento, colore, luci, magia, fantasia, completa libertà spettacolare »; al limite, melodramma. Per l'Arialda, esaltata dal regista come teatro popolare che rompe col passato e con gli schemi presenti, v. P. B., Sociologia del cinema, Editori Riuniti, pp. 17-23). Non ha smascherato imprese come il T.P.I. e il Teatro d'azienda: i Teatri d'azienda sono stati ignorati dagli organismi di massa e dai sindacati, che non hanno cercato di predisporre contropoteri culturali operai nelJ'interno della fabbrica, lasciando l'Enal padrona del campo 13 • Non ha verificato la qualifica di nazional-popolare scelta dal Piccolo. Qualche anno fa G. Lunari, dell'Ufficio studi del Piccolo teatro di Milano aveva precisato che cosa intendevano per teatro popolare ( v. Filmcritica, n. 115, 1961): « Teatro popolare non beninteso nel senso di teatro riservato a quella classe sociale che finora ne è stata esclusa ( che si risolverebbe in un teatro non meno parziale del teatro borghese), ma nel senso di teatro nazionale che non sia riservato ad una classe ma sia fatto per tutte le classi, e dunque anche per il popolo ». Teatro popolare come « teatro nazionale », interclassista ( « e dunque anche per il popolo »), non riservato al proletariato ( ma chi ha mai parlato di riservare?). E proseguiva: « il nostro problema è dunque quello di ricostruire attorno al palcoscenico un pubblico che sia espresione della nostra società nella sua interezza. È questione di varietà : il pubblico del teatro d'oggi deve comprendere le rappresentanze migliori di tutte le componenti sociali: studenti medi ed universitari, insegnanti di ogni categoria, impiegati, funzionari dello Stato e della municipalità, operai, professionisti ». La politica culturale che prende le mosse da questi punti consiste in una richiesta di finanziamenti dello Stato e nella definizione del teatro come servizio pubblico. Nel contempo scarta, confondendo i termini reali, esempi seri di teatro popolare moderno, ad es. quello di Piscator che, sempre secondo il portavoce del Piccolo, fa!Ji cc in pieno nel tentativo di condurre il popolo a teatro dal momento che « non fu sostenuto da un apparato aziendale adatto allo scopo che si era posto ». E giunge a falsarne i risultati ( « il teatro politico di Piscator fu frequentato dal consueto pubblico borghese, con il risultato di trasformare in un fatto teatrale ancor piu mondano e snobistico dell'usato quello che si era pur presentato come un coraggioso tentativo di teatro popolare ») pur di contrabbandare la mistificazione interclassista e nazionale del termine popolare. Anche Schacherl, nel corso del Seminario Teatrale romano, sosteneva un..i tesi analoga: « E neppure una soluzione come quella che nella Germania di Weimar delineava Piscator, di un teatro politico che faccia oggetto di drammaturgia un intero contesto storico ma lasci immutato e passivo l'uomo che vi assiste, neppure questa può apparire all'uomo, al giovane d'oggi come una via feconda ». Eppure si sa come stanno le cose. Con la Volksbukne migliaia di operai di Berlino, organizzati in associazione, potevano frequentare il teatro con il pagamento di una piccola quotl, creando in tal modo un pubblico numeroso, sicuro e aperto al repertorio progressista. Creata nel 1890 la Volksbukne aveva nel 1907 diecimila aderenti, nel 1910 trentasettemila. Diffusa nel primo dopoguerra nell'intera Germania, nel 1932 riuniva 290 Associazioni con oltre 350 mila aderenti. Dopo il nazismo, risorge, specie nella Germania orientale, e ora conta oltre 300 mila soci. Tale straordinario fermento culturale e organizzativo, legato alle masse popolari, ebbe due punte nell'opera di Brecht e nel teatro politico di Piscator. Questi, che si muove nel decennio drammatico dal '20 al '30 con sullo sfondo la tragedia della guerra perduta, la rivoluzione proletaria fallita e il risorgere del nazionalismo e il dominio dei monopoli, resta ancor oggi un esempio non superato di teatro portato ad una nuova vita, messo al servizio delle idee rivoluzionarie. Dopo strepitosi successi, attacchi violenti della reazione e dei moderati, fini perché fallirono le forze al cui servi.zio si era posto. Ma non esiste ra- - 55

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