di « illuminazioni » di tipo documentaristico di cui 1 nostri registi non avrebbero avuta chiara coscienza, « tanto da non svolgerle nelle loro successive opere»". Oppure - • e ciò lo collega ai critici piu conseguentemente idealisti - cerca di spiegare l'involuzione con l'argomento del « passaggio da stile a maniera », come di fronte al film d, Gcnina Cielo sulla palude ( 1949). Si trallava di spiegare il punto di partenza del regista, reazionario ed edificante, estetizzante e falso: invece, secondo Chiarini, « la maniera ha tradito il regista distogliendolo dal proprio tema di ispirazione, che peraltro, evidentemente non sentiva »" ! E, conclude il critico ammonendo, « si badi, anche lo stesso artista può senza accorgersene passar.: dallo stile alla maniera. E l'ultimo nostro cinema ce ne dà i frutti »' 0 • Non resta allora che lamentare lo « smarrimento » di Europa '51 e consolarsi pensando « che altra opera vigorosa Rossellini ci avrebbe potuto dare se si fosse mantenuto fedele al neorealismo »61 ; il soggettivismo esasperato di queste ultime proposizioni è accentuato da Chiarini, che si dice convinto che esso sopravviverà nei veri artisti, essendo « tutt'altro che morto », poiché « ci sono sempre le condizioni oggettive, occasione di poesia neorealista »": giudizi questi già considerati, e contestati, nel primo capitolo del nostro lavoro, <' che situano chi li ha scritti in un àmbito ben preciso e inequivocabile, quello idealista. d) Piu volte abbiamo affermato che l'antiEascism() rappresenta la mediazione-finalità storicamente determinata del neorealismo, e che qualunque discorso su questo fenomeno deve necessariamente partire da una analisi seria e critica dell'antifascismo. Le posizioni critiche che abbiamo esaminato, prigioniere del mito inteclassista dell'antifascismo, non riescono a darsi - e a dare - una· seria spiegazione della crisi del neorealismo, in quanto incapaci di coglierne i germi e la potenzialità già nella espressione sua piu alta, agli inizi; come già nella natura stessa dell'antifascismo - abbiamo visto - vanno ricercate le cause delJa sua involuzione. Vogliamo allora chiudere questa analisi con un critico che ha cercato di porsi tale problema, e di superarlo: Guido Aristarco. Di fronte alla crisi del neorealismo egli a[forma la necessità di un'indagine che si proponga « di rimuovere dalla sua strada ogni vernice falsarnenk apologetica, e di salire dall'apologia alla critica, alla teoria»". E ciò non per sminuire il valore del neorealismo, per negare i suoi meriti, ma per la giusta esigenza di porsi di fronte ad esso in attcggiarncnlo conoscitivo, coslrullivo. Quali sono, secondo l'Aristarco, i limiti del neorealismo? Per rispondere il critico riprende le osservazioni di Lukacs sul realismo ollocenlesco, la sua distinzione fra « descrivere» e « narrare», fra « naturalismo " e « realismo ». li neorealismo si sarebbe formato al!J ,, descrizione » - pur se non univoca -, sarebbe « natu• ralismo >•: Aristarco invece, sulla ba e della personalità di Visconti e particolarmente a proposito di Senso ( 1954), auspica lo sbocco del neorealismo ( « naturalismo ») nel « realismo »: « il naturalismo si ferma alla descrizione del fenomeno, al presente; il realismo del fc. nomcno rivela l'essenza, indica il 'donde' e il 'do,·e '; il naturalismo si appaga della riproduzione di ciò che è quotidiano; il realismo aspira alla massima profondità e comprensione [ ... ]»". In questo senso il neorealismo sarebbe « cronaca », come quella di un Zola, mentre per Balzac - e per Senso - si lrallerebbe di « storia >i: in falli « Zola osserva e descrive; Balzac partecipa e nar• ra ». Naturalmente - avverte l'Arislarco - non è che il narrare c il descrivere siano « altitudini dai limiti rigo• rosa mente definiti, l'nna impenetrabile all'altra [ ... ). Cosi Visconti non rinuncia, anche dopo Ossessione, a descrivere [ ... ]. Non si può dire d'altra parie che artisti come Dc Sica e Zavallini descrivano solo e sempre, e non narrino anche [ ... ] »": però, in sostanza « Roma. città aperta, Paisà, Sciuscià [ ... ] che a,•evano in com un<) uno spirito nuovo nato dalla Resistenza, erano ' crona• che' - e quali cronache! - colte sul vivo dell'esistenza quotidiana; ma tali rimangono con tulli i loro grandissimi valori artistici, morali, politici »". Anche in Arista.reo rimane dunque irrisolto il problema dell'ideologia neorealista, dei suoi rapporti con quella antifascista. Noi crediamo infalli che non si pos• - 47
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==