giovane critica - n. 11 - primavera 1966

--i~nifira 111in11namcnlc negare i ,•alori cono citivi e poetici di quel cinema, sibbcnc situarli nella loro autentica pro,prtti,a. La mitologia del neorealismo na cc proprio nel momento in cui la nobiltà degli esiti estetici vien<! a-.,-.,untaa 1ncta-storica verità ic.lcologica, o con1unquc tr::i- -f,•rita ,u un piano di meriti ideologici - positivi o ne(!ati, i del tutto e,tranci al neorealismo stesso. i\'on abbiamo negato all'antifasci,mo una genuina ,pinta progrc-,i-ta. l'e,primcr,i di c,igenzc che provcni- ,ano dal ha-,o, una autentica partecipazione popolare alla lotta armata e alle speranze di rinno,·amcnto ci,·ilc: sempre però - ,ia chiaro - nei limiti e all'interno della ,tratc~ia antifa,ci,ta. Allo stesso modo. sono grandi i meriti del neoreali,mo: in modo e plosivo il cinema diventò autentico mezzo di espressione. di comunicazione fra gli uomini: ci fu - almeno nei ca i migliori - una seri., ,olontà di rompere con tutte le accademie, i manierismi, gli c-tcti,mi e i compiacimenti intellettuali, un desiderio di rinnornmcnto e la petizione di un nuovo e diverso « mandato sociale" per l'artista: « gli sciuscià di De Sica, i parti!!iani e i gappi,ti di Ros ellini, i reduci di Lattuada. nel loro immediato riferimento a un clima 'alluale' e ad un procc,so storico in corso, assumono sullo schermo nuo,·c dimen,ioni, piu umane, piu realistiche, non piu subordinate al racconto. In questo liberarsi dalle preoccupazioni dello 'spettacolo' e nel cogliere l'essenza , i\'a dei fatti è il merito maggiore del neorealismo: la macchina da presa è come un grande occhio aperto sulla , ita ""· \lolle delle osservazioni della no tra critica cinematografica sui risultati del neorealismo possiamo accettarle e giudicarle positi\'C ed acute: alla condizione - ripetiamo - che quc ti meriti non vengano a critti ad una calc!!oria soggcttiv 0 istica. la « fantasia ,,, o a una nuova e taumaturgica « concezione del mondo ,,, o a un retroterra ideologico e politico che è loro estraneo. Prendiamo. ad esempio, un film come In nome della legge ( 1918-'49) di Germi. arra la vicenda di un giovane pre• torc. intelligente, onesto, [iducio o nella bontà della Lcgg.: e della Giustizia, il c1uale viene mandato in un paesino sperduto dcla Sicilia: qui egli si trova di fronte ai tra38 - di~ionali problemi di quei luoghi, la violenza della mafia ( massaro Turi), la collusione di questa col potere economico ( il Barone), politico ( il Sindaco) e giuridico ( l'Avvocato), omertà degli abitanti, il conformismo e la paura dei rappresentanti la Giustizia, la volontà di « non creare di ordini " - equivalente a complicità - degli organi centrali. Tutta la prima parte è nella, decisa, sostenuta. Poi, nel film si inserisce una poco plausibile, <! tradizionale, storia d'amore [ra il Pretore e la giovane infelice moglie del Barone (una donua « del Nord», che non trova modo di uscire dalla sua situazione): e la storia si conclude con un incredibile accordo fra mafia P, Pretore, dopo cadenze da romanzo d'appendice, sparatorie, e rinuncia da parte ciel Pretore all'amore della donna. per il superiore dovere. Vediamo in che modi diversi si può giudicare il film, magari attribuendogli meriti e difclti eguali. Pos iamo dire: la prima parte è buona, i fatti sono autentici, la narrazione stringata; questo neorealismo viene poi « tradito » nella seconda, e cosi il film cede. In quc ti termini si esprime, ad es., Luigi Chiarini 17 : fino a un certo punto l'opera è « fedele» al neorealismo, la materia ambientale è « scavata e capita con sicurezza "; « ma il dramma p icologicamente falso [ ... l che ci si inserisce [ .. .'I e il finale ottimistico [ ... ] spostano l'accento dalla realtà a uno schema melodrammatico e spettacolare ad cHello, che svirilizza il film e lo porta a un ibrido compromesso tra il neorealismo e le piu viete formule spcllacolari. Il regista, anche qui, non è rimasto fedele al suo mondo e non ha espresso con chiarezza P decisione il suo contenuto ». Si tratta invece, non di cootrappore al film uno sch<?- ma soggellivo cd esterno per decidere ciò che appartiene e ciò che non appartiene al mondo del regista ( ?), ma di capire e spiegare come mai un certo « mondo » ( ideo• logia-poesia) contenga in sé pregi e difetti, possibilità conoscitive e falsificazioni. Il limite di fondo del film di Germi è proprio il suo riformismo di stampo illuministico, che risulta chiaro quando alle difficoltà e alle contraddizioni reali si contrappone l'astrattezza della Leg-

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