giovane critica - n. 11 - primavera 1966

si fi11isce per usare il fi/r,• come semplice esemplificazione di altro: ne/ primo caso si perde il contesto, nel secondo il film. Il problema è allora questo: reperire tecniche che conse11ta110di saldare i due punti. No11 si tratta di parlare del «socialismo» dopo o prima del film, non si tratta di cmticipare o ri,wiare: si tratta i11vece cli rintracciare fili co1111ettivi cl,e permetta110 di parlarne insieme (fili che non defi11isco a priori nella loro totalità, ma rintraccio di 1·0/ta in 1·0/ta rispettando certe condizioni generali). Ciò è ben lontano dal considerare l'acquisizione di una tecnic,1 come un toccasana: /e tecnicl,e sono molteplici e pluridirecio,wli. L'orizzonte in cui muoversi è costituito dall'integracione di tecnicl,e diverse cl,e consentano un'integrazione di di•·ersi piani di realtà. La metodologia allora non è soltanto piu 1111 discorso formale, ma diventa esercizio critico in base a determinati presupposti: e in questa direzione io credo che si. stia già lavorando, come dimostra per esempio proprio GioYane critica. n questi presupposti non s: corre il pericolo di cadere in un « tono asettico e disinteressato »: a11zi sono talmente interessato che voglio dare basi e sostegni ai valori che ho scelto. •I questi problemi si lega strettamente la questione del rapporto critico-opera-pubblico, sollevata dall'incontro di Cisterna. In esso piu che risultati positivi. si sono avvertite con particolare chiarezza le varie direzioni pericolose da evitare. La posizione di F. lll. De Sanctis, che riconoscern nei bisogni culturali del 'pubblico' ( entità un po' misteriosa) il dato primario, implicava il pericolo di scarn!care l'opera o di strume11talizzarla. A. Plebe scorgeva nel critico una semplice « cavia di fruizio11e fil,nica n eriscl,iava cosi di interpretare la critica come ,uia 111iova « retorica », passit·a di fronte alle richieste del pubblico, adattata alle sue tendenze « _gastronomiche », sprovvista di ogni possibilità di comprendere le avanguardie. Lasciò perplessi anche il richianw di L. Chiarini alla misteriosa facoltà del gu~to come a giudice e discriminatore, perché sembrò privare il discorso critico di mf ficienti dimensioni di oggetti1·ità. lo credo che un modo per sbloccare lo studio del rapporto tra critica, opera e pubblico da false alternatil'e possa consistere nell'analisi della funzione che una 2metodologia fornita di certe caratteristiche può esercitare nei confronti di un cinema di tendenza, di un cinema « futuro ». Ma m ciò « codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo ». Ti ringrazio Giuseppe Cambiano Condivido pienamente le precisazioni cli Giuseppe Cambiano, assieme a quanto da lui scritto, parallelamente, sul n. 4 del 12 per 23, prczio o e interessante << notiziario» del Cuc Torino. I nuovi valori ( la cui indicazione scaturisce essenzialmente da diagnosi politiche, cioè dal parlar cli socialismo, non in astratto ma in riferimento a circostanze storiche e culturali ben determinate, come hanno fallo Goffredo Fofi per il cinema del Fronte Popolare e Mario Cannella per la critica ciel neorealismo) si rinvengono concretamente solo con l"ausilio di nuove metodologie; senza le quali t· messo in forse il destino e la durata cli eletti valori (la possibilità cli essere trasmessi a situazioni culturali diversamente equilibrate dalla nostra). né si evita il pericolo di un nuovo, brutale sociolosismo, alla Plckhanov per intcnclcrci, o peggio ancora. << La coones• sione tra gli clementi del trinomio [opera-critica-pubblico] - ha sc·ritto ottimamente Cambiano - deve essere storicizzata in duplice direzione; partendo dall'analisi dell'opera si procede all'indietro nel contr"'lto elci condizionamenti anteriori all'opera e in avanti nel conlesto delle fruizioni e della consumazione». Piuttosto ciò che preme a Cannella e a me, è l'inserimento cli queste proposte nel <e dibattito su ntlività culturale e mediazione ( prassi) politica » - il momento cioè dell"organizzazione della cultura, 0\'\ 1cro della politica culturale -, che Giovane critica, in questa fase del suo sviluppo, considera effettivamente cenlrnlc e determinante. g."'·

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