solito si indica un anno ( 1951 o '53) come spartiacque, e su questo li;nite s'arresta l'indagine dei cedimenti del cinema italiano. Si radicalizza un po' enfaticamente lo inizio del neorealismo, caricando la produzione della massima latitudine di intelligenza storica, di chiaroveggenza politica, di esorbitante significato di testimonianza, di in• cisiva violenza poetica e polemica. Poi 'di colpo', ' improvvisamente' - dopo quell'anno - il neorealismo precipita e affonda nel fango del compromesso. La nostra storia recente vi appare divisa in due tronchi senza alcun rapporto tra loro »'. Si potrebbe legittimamente apparen• tare questa accusa al « neorealismo tradito », al « tradimento della Resistenza » di cui si parlava nel capitolo precedente. Se crediamo invece che l'unico modo per valutare storicamente quelle vicende sia quello di chiarire l'« ideo• logia » del neorealismo, già nella sua elaborazione, e la sua capacità di esprimere ( incidere) la realtà di quegli anni, il discorso torna immediatamente ai limiti dell'an• tifascismo, se esso, come abbiamo detto, ne costituisce la mediazione reale, il « tramite » pratico. E ciò in due sensi: da una parte, perché il neorealismo si forma e si prepara durante il fascismo, nasce quindi, almeno in certa misura, contro il fascismo, e risente di tutti i limi• ti delle opposizioni culturali al regime; dall'altra, perché l'opposizione neorealista, nella Resistenza, si incontra con l'antifascismo politico, in cui si riconosce: gli equivoci dell'antifascismo neorealista vengo• no confermati dall'interclassismo antifascista, anzi accre• ditali come « progressisti », « rivoluzionari »; e proprio perché mistifica e impedisce l'esame dei termini reali di cui si compone, l'antifascismo coinvolge il neorealismo nella sua crisi. Abbiamo usato il termine « neorealismo » anche per il periodo precedente al '43, perché ci sembra evidente che quell'anno segni semplicemente lo sbocco di una serie di umori, impostazioni, scelte maturate nel decennio precedente: la volontà di rinnovamento, l'aspirazione ad una arte al servizio della realtà e della verità sono chiara• mente percepibili negli scritti di critici e uomini di ci• nema, che si dichiarano contro il clima stagnante cd evasivo imperante nella produzione di allora. Ora, è que• sta posizione critica che va chiarita, per vedere cioè in che senso, in nome di che cosa si formava quel « cinema all'opposizione»', con quali prospettive e sulla base di quali valori. L'elemento fondamentale ci sembra il motivo anti• borghese, la polemica cioè contro una concezione della vita gretta, chiusa, egoistica, disamorata dalla realtà. Parallela a questa è la polemica contro un'arte formalistica e calligrafica, che nasconde dietro la raffinatezza dello stile una sostanziale mancanza di idee. « L'assenza dell'amore - scrive Lattuada nel 1941 - ha generato agli uomini molte calamità che si sarebbero potute evitare. Invece che la pioggia d'oro dell'amore è scesa sugli nomi• ni la cappa nera dell'indifferenza [ ... ]. Da qui è incominciato lo scadimento graduale di lutti i valori, da qui è incominciata la distruzione della coscienza, isterilita fin nella radice >>; è necessario invece « rompere il guscio che fa da custodia a un preteso determinato modernismo e rinnovare il Uusso d'amore [ ... ). L'uomo aspetta che gli si ridia la ricchezza tolta, il calore dei sentimenti e degli affetti, la solidarietà cristiana »•. Gli strali si indirizzano oltre che contro la produzione commerciale anche contro i compiaciuti formalismi, « gioco anonimo e scostante di gelidi ingranaggi, oggi specchio fedele di una classe di individui delusi e malinconici, totalmente dediti ai loro ermetismi »•. Si reclama insomma un cinema nuovo e diverso, per cui anche il pubblico « sentirà il bisogno di un nuovo calore che lo riavvicini per un contatto piu umano [ ... ] saprà allora distinguere tra ciò che realmente è vita, sentimento e umanità e ciò che da vita, da sentimento e da umanità si maschera »10 • Non va trascurato e sottovalutato in queste frasi il valore positivo di un rifiuto della falsità e della retorica, la sincera e sofferta aspirazione a una comunicazione umana autentica. Non si possono tuttavia tacerne i limiti, che appaiono evi• denti. Anzitutto, queste prese di posizione sono costrette in un àmbito che non tocca la sostanza dei problemi - 35
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