la diversa, storicizzare il fascismo e la sua cultura, per un'opera veramente antifascista »17 ? Noi crediamo, al contrario, che bisognava uscire proprio dall'antifascismo, superarlo e negarlo io un discorso nuovo, concretamente legato alle contraddizioni di classe: perché i limiti del « rinnovamento » culturale ( e politico) rimandano ancora una volta alla radice di tutta la questione, che è l'interclassismo antifascista, e il fatto che i partiti operai - dai quali soli poteva venire rottura e processo - si mossero all'interno dell'antifascismo, costretti in ciò dalla politica del capitale e dalla loro situazione stalinista. Il discorso sul tipo di << mandato » assegnato alla cultura dall'antifascismo si presenta complesso e articolato. Ma ci sono alcuni punti fissi che vale la pena di enunciare: a) L'antifascismo, data la sua natura interclassista, impedisce alla cultura un discorso in termini di class~ e le assegna precisamente la vecchia funzione borghese di « regno dei valori », luogo sacro: antifascista « naturalmente », in quanto il fascismo è « barbarie », incultura. Molto opportunamente F. Fortini osserva che al Congresso degli scrittori antifascisti, tenutosi a Parigi dal 21 al 25 giugno del 1935, « la grande maggioranza degli inter• venti, venendo da intellettuali scrittori non marxisti, si pronunciò proprio nel senso desiderato dagli organizzatori comunisti »" i quali accettarono e fecero propria la interpretazione « umanistica » (democratico-borghese) del fenomeno fascista. Il legame fra tattica comunista della unità antifascista, e funzione genericamente umanistica assegnata alla cultura, appare chiaro nella frase del comunista Vaillant-Couturier: « Nella disputa tra la barbarie e la cultura, si pone per la cultura il problema della conquista della maggioranza »". Ma non è già qui il senso di tante affermazioni di Vittorini e del « Politecnico », di cui parlavamo nel punto precedente? E quanto straor• dinaria - insieme a tutto l'intervento - la puntualizzazione di B. Brecht, quando al medesimo Congresso cominciò subito a parlare << contro le forze che oggi intendono soffocare nel sangue_ e nello sterco la cultura occidentale o quel tanto di cultura che è residuata ad un secolo di sfrutta mento » ! Dove, in poche parole, è superata la piattaforma antifascista. b) Sulla base delle alleanze politiche sorge anche una cultura dell'antifascismo, quella che io Italia si è definita « cultura dei Cln »: i suoi caratteri furono il progressismo, l'umanitarismo, la lotta per la giustizia. Le convergenze intellettuali avranno lo sbocco che era stato di quelle politiche: « Dove, se non nella definizione del fascismo come 'nemico di ogni civiltà', quindi anche di quella borghese? Se il fascismo è collegato heosi al capitale ma da caratteri patologici, mostruosi, da nemico del genere umano; se fin dal 1935 appare cosi evidente la preoccupazione di ' non spaventare ' con le parole del marxismo gli intellettuali e gli scrittori ' ben disposti ' ( e dieci e quindici anni dopo, quella preoccupazione sarà ancora di corrente circolazione nel nostro paese) - allora la zona nella quale sarà dato incontrarsi sarà quella del piti fiacco e socialradicale 'umanesimo' »20 • e) La figura dell'« impegno ». Dice Garin: « Anche le scelte politiche di molti intellettuali furono scelte di un partito, esterne alla loro sostanza umana, e perciò o strumentali o moralistico-romantiche e, quindi, alla fine, deludenti »21 • Ma questo perché? Anche la sinistra italiana nelle sue proposte di rinnovamento culturale, proprio nel momento io cui partiva dall'interclassismo antifascista, precludeva alla cultura un atteggiamento nuovo, « qualitativamente diverso: si limitò quindi a propugnare un rinnovamento dei contenuti che, in quanto nascondeva il discorso sulle origini di classe della personalità di ogni artista o intellettuale, rimase estraneo alla loro cc sostanza umana » e ne facilitò di conseguenza crisi e involuzioni: la materia « popolare » servi quindi a molti, scrittori o registi, a mistificare e lasciare incompiuta una seria analisi di se stessi. 1 Usiamo indiCfereotcmente i termini « antifascismo II e « Re• sistenza », anche se ben consci della complessità storica di tutto il movimento: disposti quindi ad accettare possibili distinzioni sul piano del metodo. Ci opponiamo invece a qualunque distio- - 31
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