giovane critica - n. 11 - primavera 1966

contraria agli interessi del proletariato. La politica del Partito sia giustificata in senso marxistico! »11 • Il secondo motivo di critica riguarda il legame fra la lotta ai nazisti, l'unità nazionale dei partiti antifascisti e le prospettive di ricostruzione dell'Italia alla fine della guerra. Ed è qui, crediamo, che certi nodi irrisolti vcngon fuori brutalmente: la sconfitta del movimento operaio durante la Resistenza sarà pagato dopo il '45. La carenza di un discorso in termini di classe, che abbiamo visto connaturata all'antifascismo ed esplicita nella conduzione della guerra, è alla base dei programmi e delle prospettive dei partiti operai. Il limite piu grosso fu quello di credere che l'unità dei partiti antifascisti - valida in quel momento, e solamente contro il fascismo - si sarebbe mantenuta anche quando, sconfitto il fascismo, bisognava ricostruire il Paese. Di questa concezione - di cui abbiamo già configurato le origini - andrebbero oggi studiate le componenti << pragmatistiche " e illuministiche, per la sua illusione che bastasse la buona volontà e l'unione delle forze « oneste >l del Paese per superare i contrasti di classe; e l'umanitarismo democratico, l'appello rivolto anche ~i capitalisti pensosi del~o interesse nazionale, a rinunciare al personale ed egoistico tornaconto. Fatto sta che sia nei confronti dei Cln sia dopo la fine della guerra, si impostò e si svolse una politica assai piu vicina al riformismo che ad una alternativa di classe. « Certamente - afferma Basso 12 - la presenza angloamericana [ ... ) e le esigenze stesse della guerra contribuirono ad assegnare una funzione soltanto subalterna alla spinta popolare: tuttavia va detto con estrema chiarezza che né la presenza alleata né le esigenze della guerra avrebbero potuto impedire perlomeno una chiara presa di coscienza della realtà italiana da parte delle masse se il movimento operaio non si fosse esso stesso mantenuto nell'equivoco. Equivoco che si espresse in due errori allora largamente diffusi: quello relativo al significato di fascismo e antifascismo ( mancato approfondimento delle ragioni e delle radici di classe del fascismo, accettazione della contrapposizione schematica e formale di democrazia e dittatura, identificazione del fascismo con la sovrastruttura politica della dittatura di partito, ecc.), e quello relativo all'intendimento della storia che non è, per usare un'immagine di Rosa Luxemburg, una bottcg:i dove si possa di volta in volta acquistare l'oggetto che ci occorre ( oggi la democrazia politica, domani le riforme di strullura, dopodomani il socialismo) ma è un processo totale, in cui il domani è già potenzialmente contenuto nell'oggi L...] ». L"insuHicicnte approfondimento delle ragioni di classe del fascismo e quindi la mancata storicizzazione del fascismo stesso e anche dell'antifascismo sono il limite piu importante alla base delle scelte di allora. Se, come abbiamo accennato, per cogliere i caratteri della situazione italiana è necessario rifarsi alle componenti fondamentali dell'antifascismo staliniano, è estremamente indicativo un « Editoriale » sul n. 4 de La Rinascita, del 1944: dopo un accenno ai compiti di natura « costruttiva >l che si porrano alla (ine della guerra al movimento operaio, si pone con forza in rilievo « l'esistenza di uno Stato socialista trionfatore - che ha dato il contributo decisivo per portare alla vittoria le f orze della civiltà e del progresso su quelle della reazione fascista e della barbarie hitleriana - che oggi collabora nel modo piu stretto con i grandi paesi democratici nei compiti di guerra e domani collaborerà in quelli della necessaria riedi(icazione ». Qui emerge chiara una interpretazione restrittiva del fascismo come « barbarie » e una concezione generica della democrazia - che è tipica di tutto l'antifascismo - che salta a piè pari ogni fondamento classista: la drammaticità di queste frasi va colta io pieno, se pensiamo quali gravissime conseguenze lo stretto legame fra stalinismo e riformismo abbia provocato nella politica dei partiti operai. Di ciò possiamo renderci pienamente conto attraverso i programmi e gli scritti di allora: « La distruzione del fascismo è la fondazione di un regime democratico progressivo, cioè la creazione di condizioni economiche e politiche tali per cui il fascismo non possa risorgere mai piu; e infine la soluzione urgente dei problemi della guerra e della ricostruzione del paese in uno spirito di solidarietà nazionale e nell'interesse di tutto il popolo»". Si sorvola compie- - 29

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