giovane critica - n. 11 - primavera 1966

re,i,tcnziale in Italia, vediamo che la politica dei partiti operai non e,cc dagli scherni opra delineati. Prendiamo. ad esempio, la lolla armata. Non ci azzarderemo a dire che Cossesbagliato prendere le armi contro i nazifascisti: ma è il modo come la guerra fu giustificata. le parole d'ordine che la sostenevano, la direzione del 1110, imento che critichiamo fortemente. E precisamente per due moti,·i: il primo riguarda l'accentuazine del momento ccguerra » a tulio scapito di un discorso in termini cli eia-se. Comprendiamo bene l'urgenza drammatica che la prc,cnza delle truppe naziste conferiva al fattore puramente militare: siamo tutta"ia con\'inti che presentare la lolla come lotta « nazionale >> contro « il tedesco invasore » e i cctraditori fascisti » sia stato precludersi ogni iniziativa autonoma. e abbia collocato tutto il movimento in un àmhito neori orgirncntale, cioè democratico-borghese. Basta scorrere le prime annate della ri,·ista del Pci, La Rinascita. perché appaia chiaramente la rinuncia cli fatto ad u-arc un linguaggio marxista: ccSappiamo bene che nemmeno oggi possiamo ancora dire che non siano piu in gioco l'indipendenza e l'unità stessa del nostro paese. Esse sono e saranno salve soltanto nella misura in cui riusciremo a mantenere, sopra una base democratica e antifascista, la unità di tulle le forze veramente e sinceramente 11a:io11ali »'; ccLa classe operaia e i suoi partiti hanno il dirilto di tenere alta nelle loro mani la bandiera dell'unità nazionale antifascista, e altorno a questa bandiera rimarrann9 uniti tutti i sani elementi della nazione»•. In sostanza non ci fu alcuna rottura del « patto nazionale », e l.1 lotta fu condolta al suo interno. Il concetto di ccclasse » - l'unico che dirompe e demistifica quello di « nazione >>- fu abbandonato per quello di ccpopolo », buono a essere usato per tutti'gli scopi 7 • Quanto al termine cclotta di classe », fu poi tralasciato da tulla la stampa clandestina comunista e da buona parte di quella socialista durante la guerra di liberazione. E non è che in quel momento uon si potesse fare altrimenti, a causa delle « "Ondizioni oggettive » ( quanti delitti in suo nome!) o della ccimpreparazione dei quadri "· Ci sono numerose testimonianze di allora che pone28 - vano chiaramente questi problemi. Sono del 1943 alcuni articoli di Lelio Basso, che si dichiaravano cccontro una generica alleanza antifascista che si risolverà con ogni probabilità domani in una coalizione di governo che altro scopo non potrà avere che quello di restaurare, a spese delle classi lavoratrici, una parvenza di ordine borghese [ ... l e che intanto scoraggiava le forze proletari~ ingenerando la convinzione che il solo nemico è il tedesco o il fascista, e non anche il capitalista »•; e ancora « contro la pretesa di attribuire il fascismo alla malvagia prepotenza di pochi uomini, e separarlo cosi da tutta la storia d'Italia, dimenticando che i germi del fascismo sono già in Giolitti, Crispi e Depretis, e ancora nella strullura stessa della nostra borghesia [ ... ] »'. Ancora piu interessante è una lettera del 12 dicembre 1943 che tre comunisti romani - a firma Carla, Nistro e Leone - mandano al Comitato Federale Laziale del Pci 10 • È una lettera onestissima, che vuole esporre « alcune critiche - essi scrivono - che vengono mosse non solo da noi, ma da molti compagni e da proletari che ancora non hanno uHicialmente aderito al movimento, adducendo a motivo le critiche stesse >,. Seguono alcune dichiarazioni di lealtà al Partito, da cui non si vuole assolutamente creare una corrente distinta. Poi vengono le critiche, che riguardano il contrasto esistente fra ideologia e direttive generali « quali risultano dall'Unità »: « quando il propagandista, commentando il Manifesto di Marx ed Engels del 1848 rileva che ' gli operai non hanno patria; non si può toglier loro ciò che non hanno', come può l'operaio conciliare ciò con l'Unità, che lo incita a 'moltiplicare i colpi spietati contro i traditori della Patria' ( Testata del n. 26). Perché cosi spesso si confondono gli interessi della classe operaia con quelli ' degli italiani '? Perché cosi spesso si parla di tedeschi e non di borghesia tedesca? » Ma dove lo scritto rileva intelligenza profonda, e si rifiuta al massimalismo, è quando afferma: « Che oggi sia necessario combattere contro i 'traditori della Patria ', noi non mettiamo in dubbio; ma bisogna dire chiaramente che noi li combattiamo non perché sono traditori della patria, ma perché la loro azione è

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