Nuove metodologie per nuovi valori Caro Mughini, è significativo di una situazione il fatto che quasi contemporaneamente, in sedi diverse, nascano interrogativi sulla funzione della critica cinematografica: da una parte l'incontro svoltosi a dicembre a Cisterna di Latina, che ha sollevato il problema del rapporto tra il critico e il pubblico e un dibattito che continua tuttora sull'Avanti!; dall'altra parte la lettera di Mario Cannella. comparsa sul n. 9 di Giovane critica. Le piste sono confuse, le alternative sembrano cancellate. Fare critica alla vecchia maniera è insufficiente, ma l'appello a « nuove metodologie » sembra incoraggiare un « tono asettico e disinteressato "· Per sbloccare la situazione ci si richiama ai valori ideologici fondamentali in tutta la loro chiarezza, come agli unici in grado di evitare ogni ambiguità ed ogni misti/ icazione: nel discorso sull'opera cinematografica si deve sentire il « giudizio sulla realtà e sulle forze a cui ci si rivolge », come dice Cannella. Ma parlare dei valori assume diverso significato secondo i contesti o il pubblico a cui si parla. Di qui la necessità di creare un contesto proprio e un pubblico nuovo. L'esigenza di connettere discorso sull'opera cinematografica e valori socio-culturali piu ampi, se da una parte i, pienamente condivisibile, dall'altra diventa rischiosa, se non si tiene conto di alcune condizioni. Ho avuto l'impressione che Cannella considerasse la connessione tra f ilni e valori cosi stretta, da assumere per garantita in ogni caso la possibilità di riscontrare questa connessione. È chiaro che da questo punto di vista diventa secondario il problema epistolario della metodologia, delle tecniche che consentono tale opemzione. Io penso invece che soltanto disponendo di tecniche e metodologie efficaci sia possibile concretizzare l'esigenza di saldare l'opera cinematografica e i valori o disvalori socio-culturali, nei quali essa si inserisce e che la condizionano. Le aspirazioni che rimangono tali, che non riescono a organizzarsi empiricamente fanno ripiombare nell'astrazione o nell'idealismo o in forme di complessi o scompensi. Per questo motivo sento la necessità di intervenire a favore della metodologia, che non credo possa essere con/ usa con pratiche consolatorie o dilazionatrici delle cose che ci premono. I valori che abbiamo scelti divengono operanti nella misura in cui sono ancorati a tecniche che ne garantiscono l'efficacia. Esiste d'altra parte il pericolo che i valori rimasti allo stato di aspirazioni si smarriscano o si deteriorino: il destino e la sopravvivenza dei valori in determinati settori è legata alle tecniche che li inseriscono in questi settori. Cannella dice: « io sinceramente mi sento quasi incapace di scrivere qualcosa su Antoniani o sull'ultimo film di Visconti, se prima non chiarisco ciò che mi urge dentro, con la rabbia necessaria, se non parlo cioè di A mendala, del neocapitalismo, della crisi del movimento operaio, della coesisten=a pacifica, ecc. "· Si può concordare con questa esigen=a, ma il punto importante è qtiesto: come si compie questa opera=ione? Soltanto riuscenda ad evitare meccanicismo o giustapposizione estrinseca, la connessione tra f ilni e valori diventa significativa. Questa connessione può essere teorizzata, ma di fatto viene dilazionata, se non si tiene conto della necessità di evitare due posi=ioni opposte: 1) parlare prima del f ilni e appiccicarvi in séguito qualche dato sociologico generale; 2) usare quadri globali dello status della società e inserire meccanicamente in essi i film in questione. Nel primo caso non si coglie nel film il segno di una realtà precisa; nel secondo -1
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